Almaviva, la sede legale trasferita a Roma Sindacati convocati lunedì: «C’è aria di fuga»

Si fa sempre più fosco il futuro per gli operatori Almaviva ContactDopo l’addio alla storica sede di via Marcellini, a Palermo – notizia confermata a MeridioNews dall’azienda lunedì scorso – per lunedì mattina alle 12 in via Cordova sono state convocati i sindacati per «comunicazioni aziendali». Sull’oggetto dell’incontro, tuttavia, c’è il massimo riserbo, ma le parti sociali e i lavoratori temono possa riguardare «l’avvio delle procedure di mobilità». Su circa 5 mila dipendenti del sito palermitano, per 1700 di loro già da tempo si parla di esuberi. Un sospetto in parte legato alla decisione di Almaviva di rinunciare alla storica sede che si trova nella zona di corso Calatafimi: l’altra sede in via Cordova, infatti, non potrà accogliere tutti i lavoratori. 

La disdetta del contratto di affitto – i locali dovranno essere liberi per fine giugno, inizio luglio – come hanno sottolineato i sindacati, potrebbe essere coerente con l’avvio delle procedure di licenziamento. Dopo la notifica alle rsu, devono passare 75 giorni trascorsi i quali, l’azienda può procedere. E, dopo via Marcellini, anche la sede legale potrebbe essere stata trasferita: stavolta, però, lontano dalla Sicilia. Sembrerebbe, infatti, che la sede legale di Almaviva Contact in questi giorni sia tornata a Roma. L’azienda su questo punto preferisce non rilasciare commenti. Al momento, quindi, si tratta solo di ipotesi ma che puntano tutte verso la stessa direzione: «un depotenziamento del sito palermitano».

«La sede legale è stata spostata pochi anni fa a Palermo come segnale della volontà dell’azienda di investire in questo territorio – afferma il segretario della Slc Cgil Palermo, Maurizio Rosso – ora questa notizia del trasferimento sembra coerente con i ridimensionamenti annunciati. Se così fosse sarebbe un fatto gravissimo perché può rivelare scenari di fuga dall’Isola, di smobilitazione e smantellamento». Secondo Rosso mancano da tempo segnali tangibili di investimento da parte dell’azienda, un «fatto inaccettabile» anche alla luce del tavolo permanente al ministero. «L’azienda ha ignorato i tavoli convocati da Regione e Comune – prosegue Rosso – e nemmeno al Mise era presente. A quello che ci risulta i licenziamenti potrebbero essere circa 2900 in tutta Italia e 1700-1800 soltanto a Palermo. Non siamo disposti ad accettare nessun esubero – aggiunge – perché ci sono i presupposti oggettivi per rilanciare il sito palermitano e creare occupazione e radicamento sul territorio»

«Ormai la proprietà non parla più con noi da più un mese – dice Eliana Puma Fistel Cisl – avremmo preferito apprendere da una comunicazione ufficiale che era stato deciso di disdire il contratto d’affitto di via Marcellini. Ancora non sappiamo quante postazioni saranno recuperate in via Cordova: hanno affittato un mezzo piano in più, ma realisticamente è impensabile che tutti i dipendenti saranno accolti nel plesso di via Libertà. E ora si parla anche del trasferimento della sede legale. A questo punto non so se sia intenzione dell’azienda abbandonare completamente la Sicilia – conclude .  ma quel che è certo è che Palermo pagherà più degli altri siti il prezzo di questa crisi».  


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