L'associazione Meter, di don Fortunato di Noto, ha effettuato una ricerca su ragazzi di 14 scuole medie, in gran parte siciliane. Emergono dati preoccupanti soprattutto sull'assenza dei genitori e la loro scarsa conoscenza dei rischi della rete. «Colpevoli due volte»
Pedopornografia, indagine su ragazzi e internet Uno su cinque riceve sui social foto non volute
Un ragazzo su cinque ha ricevuto tramite social immagini pedopornografiche e pornografiche non volute e tentativi di adescamento. I dati sono emersi dall’indagine conoscitiva Emozioni e comportamenti dei minori nella Rete condotta dall’Associazione Meter Onlus di don Fortunato Di Noto, su 14 scuole in tutta Italia, tra cui quelle siciliane di Avola, Floridia, Priolo Gargallo, Modica, Gela e Piazza Armerina. In totale 1.601 partecipanti bilanciati per genere (763 maschi, 838 femmine) di età compresa tra i 10 e i 13 anni e frequentanti le scuole medie.
La ricerca ha messo in evidenza che il 20,3 per cento dei minori afferma di aver ricevuto immagini non adatte alla loro età. Nello specifico, l’83,7 per cento delle immagini sono a sfondo sessuale (ad esempio foto porno), l’8,9 per cento violente (come bambini violentati dall’Isis), il 4,4 per cento pubblicitario, il 3 per cento finalizzati all’adescamento. Guardando alla differenza di genere, i maschi ricevono maggiormente immagini violente e pubblicitarie (83,3 per cento contro il 16,7 delle femmine), mentre le femmine ricevono maggiormente immagini a contenuto sessuale (54 per cento contro il 46 dei maschi). Inoltre quattro minori di 10 anni, di cui tre femmine e un maschio, la fascia d’età più bassa del campione, dichiarano di aver ricevuto messaggi e foto finalizzati all’adescamento.
Quanto i genitori sono a conoscenza di questi rischi? Pochi se si prendono in considerazione le risposte dei minori: il 36,6 per cento dice di navigare in rete solo qualche volta insieme a mamma o papà; il 24,2 raramente; il 20,2 mai; il 14,7 spesso; il 4,2 sempre. I ragazzi ammettono di provare fastidio quando qualcuno, soprattutto se un genitore, vuole curiosare mentre sono online. In particolare un minore su quattro dice di provare sempre questo fastidio, il 23,5 per cento qualche volta; il 19,7 mai; il 17,6 spesso; il 13,9 raramente.
Sulle attività condotte online, emerge una differenza tra maschi e femmine. I primi preferiscono giocare (61 per cento contro il 39), mentre le seconde chattano (57,2 contro 42,8) e scaricano foto, musica e video (59,1 contro 40,9 dei maschi). I social più usati per chattare sono Whatsapp (47,1 per cento), Facebook (32,6), Instagram (11,2), Messenger (3,6), Twitter (2,8) e Ask (1,7). Quasi la metà degli intervistati (il 45 per cento) ammette di essere giù di tono o irritabile quando non è connesso: in particolare nel 21,8 per cento dei casi questo avviene raramente, nel 13,4 qualche volta, nel 6 spesso, nel 3,5 sempre.
Il coinvolgimento delle emozioni avviene anche quando si è derisi su internet: a tal proposito il 73,5 per cento dichiara di non essere mai stato deriso, il 14,5 raramente, l’8,9 qualche volta, il 2,4 spesso, lo 0,8 sempre. Ma chi viene preso di mira – in oltre la metà dei casi su un gruppo – spesso non ne parla con nessuno: il 48 per cento delle vittime tiene per sé queste emozioni negative.
«L’analisi di questi dati dovrebbe farci riflettere – commenta don Fortunato di Noto – i nostri ragazzi vanno online senza allacciare le cinture, e il rischio di andare a sbattere contro qualcosa di virtuale che diventa drammaticamente reale è comunque alto. Appare chiaro come i nostri adulti si disinteressino spesso di quello che i figli fanno con gli apparati elettronici che peraltro siamo proprio noi grandi a mettere loro in mano. Questo – aggiunge – finisce in fondo per renderci colpevoli due volte: una per aver dato loro uno strumento senza spiegargli come si usa; ed una per aver permesso loro di usarlo senza criterio. Le nuove tecnologie – conclude – sono un’opportunità, ma non possiamo lanciare i nostri figli allo sbaraglio: i genitori assenti generano figli orfani».