L'organo di Strasburgo ha votato in seduta plenaria la proposta che prevede l'importazione di 70mila tonnellate senza dazi nei prossimi due anni. Secondo Guido Bissanti, docente di UniPa, «siamo passati dal vecchio colonialismo a un colonialismo del libero mercato»
Olio tunisino, via libera finale del Parlamento europeo Esperto: «A pagare sarà tutta la comunità mondiale»
È il giorno del via libera definitivo da parte del Parlamento europeo all’importazione di 70mila tonnellate di olio tunisino senza dazi. L’organo di Strasburgo ha approvato in seduta plenaria la misura con 500 voti favorevoli, 107 contrari e 42 astensioni. Dal 1 gennaio 2016 quindi sui mercati dell’Unione europea potranno essere importate 35mila tonnellate all’anno, fino al 31 dicembre 2017. Queste si sommano alle attuali 56mila tonnellate, già previste dal 1995. Un provvedimento, proposto dall’alta commissaria per gli Affari esteri dell’Ue, Federica Mogherini, che ha l’obiettivo di aiutare il Paese nordafricano, in cui la democrazia è minacciata dal terrorismo.
Ma l’accordo spaventa i produttori siciliani, che temono l’abbattimento dei prezzi. Se per produrre un litro di olio dop non imbottigliato in Sicilia serve una spesa minima di 5,50 euro, in Tunisia, secondo le associazioni di categoria, si arriva a un euro a litro. Rispetto al testo originario, sono state apportate alcune modifiche: una valutazione intermedia dell’impatto di queste misure sul mercato e l’impegno ad aggiornarle, nel caso dovessero rivelarsi dannose per i produttori dell’Ue. È stata inoltre introdotta una clausola relativa alla tracciabilità delle merci, per assicurare che l’olio d’oliva sia interamente prodotto in Tunisia e trasportato direttamente da questo Paese nell’Unione, e cancellata la possibilità di prolungare le misure d’emergenza oltre il periodo iniziale stabilito in due anni.
«Difendere la democrazia della Tunisia è solo una scusa, a pagare le conseguenze di questo accordo non sarà solo l’Italia ma l’intera comunità mondiale». A commentare la notizia è Guido Bissanti, docente al dipartimento di Agraria dell’università di Palermo ed ex membro del consiglio nazionale dell’ordine degli agronomi. «Non entro neanche nel merito della qualità del prodotto – spiega – ma a monte ci sono problemi più complessi di quanto non vogliono far apparire. Quando si apre a importazioni da Paesi extraeuropei non si mettono in conto i rischi sanitari, perché non sappiamo se verranno usati prodotti banditi in Europa, e quelli etici, visto che i lavoratori sono spesso sfruttati o sottopagati. Infine le derrate alimentari non dovrebbero fare lunghi viaggi, perché producono anidride carbonica che, moltiplicata per milioni di prodotti, crea un danno a tutta la comunità mondiale, ecco perché si dovrebbe puntare al chilometro zero». Secondo il docente si è solo passati da «una forma di colonialismo antico» a «un colonialismo del libero mercato». «Invadiamo i territori con altri prodotti, e in agricoltura è una prassi pericolosa perché si va a incidere sugli equilibri sociali».
La relatrice della proposta, l’eurodeputata francese Marielle de Sarnez, ha difeso la norma, sottolineando che «rappresenta una buona notizia per la Tunisia, che sta affrontando difficoltà molto gravi. L’aumento della quota di olio d’oliva a dazio zero, senza aumentare il volume totale delle esportazioni, fornirà un aiuto essenziale alla Tunisia e non dovrebbe destabilizzare il mercato europeo. Ciò che è in gioco qui è il successo della transizione della Tunisia verso la democrazia, vitale non solo per la Tunisia ma anche per gli europei». Il testo dovrà ora essere approvato dal Consiglio europeo. Entrerà in vigore venti giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, una volta che i due co-legislatori l’avranno firmato durante la sessione plenaria di aprile.