Ninni Gambino e lo sport paralimpico «È stato il basket a salvarmi la vita»

«Da quando ho avuto l’incidente, lo sport è entrato nella mia vita dandomi la possibilità di ricominciare ed essere una persona normalissima, perché ti dà quell’agonismo tale che puoi anche confrontarti con i normodotati». Parola di Ninni Gambino, vicepresidente del Comitato Italiano Paralimpico, regione Sicilia e playmaker della Panormus Inail. La squadra di basket ha recentemente concluso al primo posto il campionato di serie B, girone D, ottenendo il pass per i play off che valgono la serie A. Gambino, inoltre, è stato tra i protagonisti della manifestazione Sport In Comune, tenutasi lo scorso dicembre al PalaMangano in occasione della giornata internazionale del disabile: «A emozionarmi sono stati tutti i bambini presenti. Ce n’erano più di 600, abbiamo invitato diverse scuole che hanno accolto con piacere l’iniziativa. L’assessorato allo sport ha voluto fortemente quell’evento perché lo sport è di tutti e ha la capacità di unire».

«Lo sport – prosegue Gambino – salva la vita non soltanto al diversamente abile, ma a tutti, perché è esso stesso salute e vita». In alcuni casi possono esistere alcune differenze tra gli sport tradizionali e quelli paralimpici. Ciò però non accade nella pallacanestro e a spiegarlo è lo stesso playmaker della Panormus Inail: «Il regolamento – racconta a Meridionews – permette di schierare anche un normodotato in carrozzina, poi le regole sono assolutamente uguali al basket normale. Anche nel nuoto, ad esempio, non si avverte nessuna differenza. Ovviamente esistono degli sport in cui il regolamento cambia un pochino in base alla disabilità. Nel sitting-volley per disabili fisici, ad esempio, ci si siede a terra e si gioca con la rete più bassa, poi le regole sono le stesse della pallavolo. Il tiro con l’arco si può fare come lo fanno i normodotati, nella scherma si può anche sedere un normodotato in carrozzina, quindi le differenze sono pochissime».

Un punto che sta molto a cuore a Gambino è la sensibilizzazione nei confronti dei diversamente abili: «È molto importante soprattutto nei confronti dei più grandi. I più piccoli spesso raccontano ai genitori che hanno capito cosa è la disabilità e li ammoniscono di lasciare i marciapiedi liberi. Ancora però la cultura dell’adulto è uguale a zero in tal senso». Questa però non sembra essere una questione esclusivamente riguardante la nostra Penisola: «Non è un problema esclusivamente italiano – prosegue -, ma nel nostro Paese ancora non si rispetta il diversamente abile. Io ho sempre detto che questo lo può capire soltanto chi ci nasce e chi ci diventa, ma se la città è un posto vivibile, allora la disabilità non ti pesa minimamente». Chi pensa che gli sport in carrozzina o comunque dedicati ai diversamente abili siano privi di contatto fisico è comunque fuori strada, come spiega lo stesso vicepresidente del Comitato Paralimpico: «Noi dobbiamo insegnare sempre a essere corretti in campo, però si sa… Con l’adrenalina e la trance agonistica può scappare qualche scorrettezza in campo, così come negli sport tradizionali».

Gambino lancia anche un appello ai genitori di bambini che hanno qualche disabilità: «Per i disabili più piccoli è fondamentale avvicinarsi al mondo dello sport. Basta collegarsi sul sito del Comitato Italiano Paralimpico per trovare tutte le informazioni e i recapiti utili». La città di Palermo gode di impianti accessibili per i diversamente abili: «Fortunatamente abbiamo la possibilità di poter fare tutte le attività: alcuni esempi sono il kart, la vela, l’atletica, il basket, il badminton e tantissime altre. Anche i palazzetti dello sport della nostra città hanno un’ottima accessibilità per disabili: alla Piscina Comunale – conclude – abbiamo sollevatore, scivoli e altre cose, al PalaMangano e al PalaOreto non mancano le comodità per noi e anche molte palestre sono estremamente accessibili».


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