All'interno dell'istituto di detenzione di Catania, sono solo 110 le guardie carcerarie in servizio, a fronte delle 145 che sarebbero necessarie. Sono i dati diffusi dalla Cgil di Catania, alla luce di un'aggressione avvenuta lo scorso sabato mattina. A pagarne le conseguenze un assistente capo sulla quarantina, finito in ospedale
Bicocca, aggredito un agente della penitenziaria «Preso a pugni da detenuti, personale non basta»
Detenuti che prendono a pugni in faccia un assistente capo della polizia penitenziaria. È avvenuto sabato mattina nel carcere di Bicocca, a Catania, durante un giro di controllo di routine. Il poliziotto, un uomo sulla quarantina, sarebbe stato colpito al volto da uno o due detenuti e avrebbe riportato alcune contusioni. A soccorrerlo è intervenuto un collega e pochi minuti dopo si è deciso per il trasporto in ambulanza in uno degli ospedali cittadini. Sono queste le uniche informazioni che trapelano dal penitenziario etneo e che sono state rese note dalla Fp Cgil catanese. Un fatto che, secondo il sindacato, sarebbe strettamente collegato alla mancanza di personale nella struttura detentiva.
«Se gli agenti in servizio al penitenziario fossero quanti devono essere – spiega il segretario generale Gaetano Agliozzo – Questo non sarebbe successo». Secondo i dati diffusi da Agliozzo, a Bicocca dovrebbero esserci 145 poliziotti penitenziari. «Nei fatti, però, ce ne sono solo 110 – aggiunge il sindacalista – Ai quali vanno aggiunti ispettori e sottoufficiali». Ai centodieci, però, bisogna togliere la cinquantina di agenti «che si occupa delle traduzioni, vale a dire del trasferimento dei detenuti da e verso l’esterno». Compito, questo, che riduce a 60 il numero di poliziotti della penitenziaria in servizio nelle varie divisioni carcerarie.
Secondo alcuni, in ogni piano del carcere sarebbe in servizio solo un poliziotto di controllo. In rare occasioni accompagnato da un collega. Condizioni alle quali il più delle volte viene associato un forte stress lavorativo: secondo la Cgil, gli agenti penitenziari etnei lavorano per otto ore al giorno – alternando i turni diurni con quelli notturni – mentre i colleghi delle carceri con tutto il personale necessario fanno turni di sei ore. «La giornata a Bicocca è divisa in terzi, anziché in quarti, come dovrebbe accadere – afferma Gaetano Agliozzo – La fatica e le difficoltà di questi lavoratori, sempre in prima linea, non vengono tenute in considerazione?». La risposta dovrebbe arrivare dal dipartimento di amministrazione penitenziaria, al quale è stata chiesta una convocazione urgente. In attesa di vagliare l’ipotesi di uno sciopero delle guardie carcerarie.