Racconta di aver passato la serata a lavoro, in pizzeria, per sostituire il fratello infortunato e mettere da parte i soldi per il suo secondo disco. Nella sua descrizione dei fatti, erano le 23 quando Nunzio Lombardo, in arte Mirko Lavezzi, è stato raggiunto dal sicario che ha esploso quattro colpi di pistola contro di lui
San Cristoforo, la versione del neomelodico colpito Lavezzi: «Era a piedi, mi ha aspettato e ha sparato»
Quattro colpi di pistola e i bossoli per terra, in via Sardo, a poche traverse di distanza da via Vittorio Emanuele. Erano da poco passate le 23 di sabato sera quando Nunzio Luigi Lombardo, 34enne incensurato, è stato raggiunto al ginocchio da uno sparo. «Era una persona a piedi, incappucciata. Non ha detto niente, ha sparato ed è scappato via», racconta l’uomo, cantante neomelodico con lo pseudonimo di Mirko Lavezzi. Dopo le medicazioni all’ospedale Vittorio Emanuele, l’artista è stato riportato a casa. «Alle forze dell’ordine ho detto la verità – racconta – Non so niente. Non so chi possa essere stato, non so perché. Mi hanno fatto non il quarto grado, ma il sesto. Io però non mi spiego perché se la sono presa con me».
«La mia vita non sarà mai più la stessa – afferma – Ho paura a uscire di casa, ho paura anche solo a mettermi davanti alla porta», racconta Lavezzi. Secondo la sua versione dei fatti, sabato sera era appena rincasato dal lavoro in una pizzeria, dove aveva dato il cambio al fratello. «Lui si è fatto male qualche giorno fa e io lo sostituivo per evitare che perdesse il lavoro». Stava mettendo la catena al motorino, parcheggiato sotto la sua abitazione, quando si è voltato e ha visto la persona che gli ha sparato. «Ce l’aveva proprio con me – sostiene il cantante – Io vivo lì da 15 giorni, prima stavo da un’altra parte. Questa persona ha aspettato che io tornassi a casa, era tutto programmato». I quattro colpi, però, lo hanno raggiunto solo al ginocchio, che è stato trapassato da parte a parte. «Non sono rimasti toccati né tendini né ossa, ma non mi posso muovere dal letto». Un altro proiettile avrebbe risparmiato il suo piede per pochi millimetri.
La procura di Catania ha aperto un’inchiesta sull’accaduto e le indagini sono state affidate alla squadra mobile etnea, guidata da Antonio Salvago. Non è esclusa nessuna ipotesi. Gli investigatori, riportavano ieri mattina le agenzie giornalistiche, starebbero seguendo la pista della vendetta personale. «Io non ho altre donne oltre mia moglie – afferma Mirko Lavezzi – E non ho questioni con nessuno. Mi so comportare, mi faccio gli affari miei e non litigo mai». La possibilità che l’attentato sia maturato in ambienti legati alla musica lui, al momento, la escluderebbe: «Sono tutte persone per bene. Sto facendo la mia strada, sto costruendo la mia carriera. Chi è il pazzo che per invidia prenderebbe in mano una pistola?».
Sui bossoli, intanto, saranno effettuati gli esami balistici alla ricerca di eventuali corrispondenze. Per esempio una compatibilità con un’arma che ha già sparato in precedenza e che potrebbe aiutare gli inquirenti a stringere il cerchio attorno al sicario. «Vengo da una famiglia di lavoratori e mi è finita così – prosegue Lavezzi – Non è manco una questione di soldi, perché faccio sacrifici per non farmi aiutare da nessuno». Mette da parte qualcosa anche con le serate a pagamento. Come quella del mese scorso in via della Concordia, in occasione dell’inaugurazione di un centro scommesse. O quella di qualche giorno fa a casa di privati: «In terrazza da alcuni amici del mio manager, in corso Indipendenza». Da un anno e mezzo, dice, raccoglie il necessario per la produzione del suo secondo album. «È quasi pronto, i brani ci sono tutti, mancano solo gli arrangiamenti – conclude – Doveva uscire a maggio, ma adesso la testa per mettermi a cantare non ce l’ho. Chissà quando se ne parla».