La misura nei confronti del presidente e dell'amministratore delegato è stata eseguita stamattina, nell'ambito di un'operazione denominata Icaro. Le indagini sono partite a ridosso del fallimento della compagnia aerea catanese, nell'agosto 2012. In tutto gli indagati sono 17. Tra loro alcune figure legate al Calcio Catania
Crisi Wind Jet, arrestati Pulvirenti e Rantuccio Inchiesta della Gdf per bancarotta fraudolenta
Due arresti di rilievo nell’ambito dell’inchiesta per il fallimento della compagnia aerea Wind Jet. In manette stamattina sono finiti Antonino Pulvirenti, presidente della società e patron del Calcio Catania, e l’amministratore delegato Stefano Rantuccio. I due si trovano adesso ai domiciliari. La misura è stata disposta nell’ambito di un’indagine per bancarotta fraudolenta condotta dalla Guardia di finanza e denominata Icaro. Risultano indagate per lo stesso reato anche altre tre figure – legate sia all’azienda che alla società sportiva – per le quali è stato disposto il divieto di esercitare attività professionali e imprenditoriali. Si tratta di Agatino Vitaliti (componente del consiglio d’amministrazione di Wind Jet ed ex vicepresidente del Calcio Catania), Vincenzo Patti (presidente del collegio sindacale per le due imprese) e Paola Santagati (consulente fiscale di entrambe le società). Disposti anche sequestri di conti correnti, in parte localizzati in Svizzera.
Fino al luglio dello scorso anno erano in tutto 14 le persone indagate, oggi il numero sale a 17. Il procuratore reggente Michelangelo Patanè la descrive come «l’operazione in materia economica più importante di sempre a Catania». La vicenda riguarda la low cost etnea che sospese i voli nell’agosto del 2012, lasciando a terra migliaia di passeggeri e circa 500 dipendenti costretti alla cassa integrazione. Il lavoro delle fiamme gialle parte proprio in quelle convulse settimane. Nel maggio 2013 la società è stata ammessa al concordato preventivo. Al momento della chiusura è stato stimato un passivo di oltre 238 milioni di euro. Di cui almeno 160 dovuti, secondo i dati forniti dalle forze dell’ordine pochi mesi fa, a «operazioni dolose compiute a partire dal 2005».
Secondo gli inquirenti – i pubblici ministeri Alessia Natale, Alessandro Sorrentino e Alessandra Tasciotti – Wind Jet non avrebbe dovuto operare sul mercato già nel 2005 in «ragione delle ingenti perdite accumulate». Eppure nel 2006 Pulvirenti viene nominato imprenditore siciliano dell’anno e nel 2009 la compagnia risulta come la prima low cost italiana, con tre milioni di passeggeri in un solo anno.
I buchi nel bilancio del 31 dicembre di undici anni fa sarebbero stati coperti grazie alla cessione – e successiva retrocessione pochi anni dopo – del marchio Wind Jet a Meridi spa. Un passaggio che fa salire il valore da 319 euro a dieci milioni di euro. La stima, secondo i magistrati, sarebbe stata di comodo. Meridi è nata come società di gestione di supermercati della catena Fortè. Fa parte del gruppo imprenditoriale di Pulvirenti e, con Finaria spa, detiene anche le quote del Calcio Catania. Successivamente le azioni di sopravvalutazione del bilancio sarebbero continuate. Il board di Wind Jet avrebbe usufruito di perizie accomodanti, anche da società estere, per la valutazione del magazzino e dei beni della compagnia aerea. Un’operazione dal valore di oltre 30 milioni di euro. Tra i casi emersi, quello di due imprenditori – Matko Dadic e Karl Rickard – che attraverso la Dale Aviation ltd e la Powerjet Aviation Service avrebbero sopravvalutato il valore dei rottami dell’aereo incidentato nel 2010 all’aeroporto di Palermo. La valutazione arrivò a 21 milioni di euro a fronte di un valore assicurativo di 600mila euro.
Il gruppo Wind Jet, quando la società era già in crisi, avrebbe distratto ingenti somme di denaro verso altre società di Pulvirenti (Finaria spa per quasi due milioni di euro) giustificandoli anche come restituzione di pagamenti per conto della compagnia aerea. Stefano Rantuccio insieme al fratello Biagio si sarebbe appropriato di 270mila euro. Somme precedentemente trasferite da Wind Jet sui conti di società estere attraverso fatture gonfiate. La restituzione ai Rantuccio sarebbe avvenuta tramite bonifici su conti personali e carte prepagate intestate a soggetti rumeni. Il nome di Stefano Rantuccio è stato tra i papabili alla carica di amministratore unico del Calcio Catania dopo le dimissioni del patron Pulvirenti a seguito dell’inchiesta della procura di Catania denominata I treni del gol. Ma la scelta non sarebbe ricaduta su di lui proprio perché coinvolto nell’indagine sulla bancarotta della compagnia aerea.
Nell’inchiesta odierna – assieme a Pulvirenti, Rantuccio, Vitaliti, Patti e Santagati – gli altri indagati sono: Gianni Cominu (responsabile dell’impresa di gestione del mantenimento della navigabilità, ossia maintenance ph); Giuseppe D’Amico, engineering manager; Biagio Rantuccio (in qualità di destinatario di somme di denaro sul proprio conto corrente); Matko Dadic (responsabile della società inglese Dale Aviation ltd); Gregoire Lebigot e Karl Rickard (amministratore e vicepresidente della lussemburghese Jmv Aviation sarl); Sarah Patti e Gianmarco Abbadessa (componenti del collegio sindacali); Luciano Di Fazio e Gianluca Cedro (senior partner della società di consulenza strategica Emintad, incaricata di supportare Wind Jet in un piano di sviluppo dal gennaio 2011). Infine Giulio Marchetti (associate partner dell’azienda Bompani Audit srl, società che si è occupa di revisioni contabili e certificazioni di bilancio dal 2006 al 2011) e l’amministratore delegato della stessa società iscritta alla Consob Remo Simonetti.