I prossimi giorni saranno cruciali per la ditta di Motta Sant'Anastasia. Confiscata alla mafia nel 2000, il declino diventa inarrestabile dal 2013 con la perdita di una grossa commessa all'interno della base di Sigonella. I lavoratori lamentano «promesse fatte in passato e non mantenute»
L’azienda La.Ra. a un passo dal fallimento I dipendenti: «Faremo una lotta esasperata»
Un baratro senza fine e la certezza che, «ormai, andiamo verso la disoccupazione». Nelle parole di Innocenzo Mascali a predominare è la rassegnazione. Lui è uno dei dipendenti della La.Ra., azienda di Motta Sant’Anastasia che si occupa di condizionamenti per ambienti. La ditta è stata sequestrata nel 1997 al clan Santapaola-Ercolano; nel 2000 arriva la confisca definitiva. Per 18 anni gestita dallo Stato – dall’Agenzia nazionale per i beni confiscati -, fino a quattro anni fa era una delle poche imprese confiscate economicamente virtuose. La situazione – di certo già non facile – peggiora a dicembre 2013, quando viene meno l’appalto che garantiva loro la sopravvivenza: la manutenzione di alcuni impianti della base militare statunitense di Sigonella. Le ultime beffe risalgono a ottobre. Prima il furto di materiale per 60mila euro. Poi le dichiarazioni – rilasciate a MeridioNews – del presidente dell’Anbsc Umberto Postiglione: «La La.Ra. non dove sopravvivere per forza – ha affermato – non possiamo dare soldi a vuoto, dobbiamo agire con razionalità».
I prossimi giorni saranno cruciali per la sorte dell’azienda e dei suoi 38 dipendenti. «Non ci sono soldi in cassa, aspettiamo il pagamento di tre mensilità», spiega Mascali, che svolge il ruolo di responsabile amministrativo. «I tempi sono molto stretti – aggiunge – Se l’amministratore non riceverà delle rassicurazioni, porterà i libri contabili in tribunale per dichiarare il fallimento». Per questo motivo i lavoratori hanno inviato una richiesta ufficiale di incontro all’Agenzia e all’amministratore. Ma anche alle commissioni regionale e nazionale antimafia. E per lo svolgimento di questo tavolo avanzano alcune richieste, tra le quali la registrazione del colloquio, la presenza di un avvocato nominato dai dipendenti e un «soggetto super partes» che faccia da mediatore.
La ragione delle richieste sta in una forte diffidenza. «In passato hanno fatto delle promesse, che però non sono state mantenute – afferma Mascali – Io stesso, in qualità di responsabile sindacale unico, non sono stato ascoltato. Mi hanno detto di stare zitto». Ad aggravare la situazione complessa, denunciano, ha contribuito anche la dichiarazione della Cgil etnea in occasione del furto di ottobre. «Hanno inviato un comunicato, hanno scritto che ci stavamo riprendendo – ricorda Innocenzo Mascali – Cosa non vera, non siamo mai stati in ripresa negli ultimi anni».
Le commesse, sottolinea Mascali, non mancano. L’ultima è per un appalto nel Palermitano, «ma senza soldi, senza la possibilità di finanziarlo, non potremo mantenerlo», afferma. La preoccupazione non è nemmeno per le mensilità ancora non ricevute. «Abbiamo sempre più concreta la certezza che saremo senza un lavoro – dice il dipendente – e in questi tempi, come faremo?», chiede. Nella lettera inviata dai lavoratori, inoltre, si fa riferimento a «un’azione di lotta, anche nelle forme più esasperate». E se proprio questa dovesse essere la fine della La.Ra., concludono i dipendenti, che almeno non manchino in questi ultimi atti «chiarezza, trasparenza e legalità».