Federconsumatori fotografa la situazione del servizio idrico nel 2015. Non solo i costi delle bollette - peggiori le province a gestione privata -, ma anche servizi come l'allacciamento alla fognatura o i malfunzionamenti che causano la sospensione dell'erogazione. Valori in cui il capoluogo etneo sprofonda
Acqua, classifica delle città siciliane più costose Catania la più economica, Enna oltre i 400 euro
Agrigento e Caltanissetta sforano il muro dei 300 euro, Enna fa peggio, arrivando a 419 euro. Sono le tariffe che i cittadini sono costretti a pagare per avere l’acqua in casa. Quando arriva. Perché le province siciliane che occupano la parte alta di questa disgraziata classifica nazionale sono anche quelle che registrano pesanti disagi, ma pure quelle dove il servizio è interamente in mano ai privati: Girgenti, Caltacqua e Acquaenna.
L’indagine di Federconsumatori per il 2015 fotografa un’Isola a due facce: una nei bassifondi e un’altra, rappresentata da Catania, che eccelle per i costi ma non fa bene per altri servizi. I cittadini etnei pagano bollette tra le più basse d’Italia, in media 136 euro. Seguono Palermo, con 227 euro; Trapani con 253; Caltanissetta, 303; Agrigento, 308 ed Enna con 419 euro. Il dato non è disponibile per Ragusa (dove nel 2014 si è pagato 174 euro) e per Messina (un anno fa a 220 euro). «La Sicilia si conferma ancora lontana dagli standard di qualità minimi quando si parla del servizio idrico e di quello fognario con gli annessi impianti di depurazione», denuncia Federconsumatori regionale.
Rispetto al 2014 in tutte le città siciliane il costo del servizio è aumentato, con l’eccezione di Trapani. A pesare sulle bollette sono diverse voci: una quota fissa, il costo del servizio dell’acquedotto, quello per la fognatura, il servizio di depurazione e l’Iva, pari al 10 per cento dell’imponibile. E se la condotta siciliana ha mostrato nel 2015 tutta la sua fragilità per la scarsa manutenzione e per i rischi legati a terreni franosi, sui depuratori non va meglio, visto che Roma ha deciso di commissariare i Comuni inadempienti, al momento 27. A sorvegliare sulla realizzazione di 45 impianti sarà Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità anticorruzione. «Occorre elaborare strategie e pianificare nuove forme di assistenza – afferma il presidente di Federconsumatori Sicilia, Alfio La Rosa – per rendere la difesa dei diritti dei cittadini-consumatori siciliani ancora più qualificata, completa ed efficace, le tre città siciliane con l’acqua più cara (Enna, Agrigento e Caltanissetta), sono anche quelle dove il Servizio Idrico Integrato è in mano ai privati e dove i disagi per gli utenti di certo non mancano, a dispetto della tariffa».
Federconsumatori ha anche calcolato il tempo per eseguire un allacciamento nel 2015: il dato medio nazionale è di 36 giorni; in Sicilia: 25 giorni a Caltanissetta, 28 ad Agrigento, Siracusa ed Enna, a Palermo da 28 a 56, a Messina e Catania 60. Tempi lunghi rispetto alla media nazionale, che è di nove giorni, anche per l’attivazione della fornitura: a Enna 9,8 giorni, a Caltanissetta 10, a Palermo e Siracusa 14, a Catania 21, ad Agrigento al primo turno di erogazione disponibile. Per l’allaccio alla fognatura quelli che devono attendere di più sono i messinesi (60 giorni), seguono Palermo (35), Agrigento e Siracusa (28), Caltanissetta (25). A Catania e Ragusa il dato non è disponibile. In questo caso il tempo medio nazionale è di 45 giorni, ma Benevento, la più virtuosa, effettua il servizio in appena 48 ore. Il capoluogo etneo vanta, infine, un primato non invidiabile: è la città italiana dove in media il servizio idrico è stato interrotto per più tempo per interventi programmati: 48 ore. Più del doppio del dato medio nazionale che è di 20 ore. Soglia sotto la quale si pongono Enna e Caltanissetta (con 12 ore) e Messina (18 ore), mentre la superano Siracusa e Palermo (con 24 ore).
In Sicilia, poi, il cosiddetto sovrambito che vende l’acqua all’ingrosso agli Ato, secondo Federconsumatori, «produce un doppio sistema di tariffazione dell’acqua, creando gravissime distorsioni fino al punto che, per esempio, a Messina l’acqua all’ingrosso costa più di quanto pagano i cittadini in bolletta». Federconsumatori sottolinea l’esigenza di «dare vita a una nuova legge regionale per la tutela dei consumatori e degli utenti che, nel rispetto della legge nazionale 244/2007, consenta alle associazioni dei consumatori di esercitare il diritto di essere informato, di esprimere pareri e formulare proposte in materia di contratti di servizio e carte di qualità dei servizi pubblici locali e regionali». L’Ars ha adottato una nuova legge sull’acqua, che però è stata impugnata dal governo nazionale perché sarebbe troppo sbilanciata a favore del pubblico.