Un uomo ha accusato un malore mentre era in fila per una visita alla tiroide. La struttura di Nesima, però, è priva del pronto soccorso. «L'operatore ha sbagliato - rispondono dall'ospedale - il primo aiuto dobbiamo darlo noi». E così è stato, ma dopo aver accertato il rischio di vita il paziente è stato portato al Ferrarotto
Ospedale Garibaldi, infarto in sala d’attesa Un infermiere: «Se è grave chiamate il 118»
«In caso di malore bisogna chiamare il 118». È la frase detta da un infermiere a un uomo che stamattina ha accusato un forte dolore al petto mentre si trovava già nella sala d’attesa di un ospedale: il Garibaldi di Nesima. La struttura è priva del pronto soccorso e pure del reparto di emodinamica, la sezione che si occupa di casi di infarto e altri problemi legati alla circolazione sanguigna. «L’operatore sanitario ha sbagliato a dire quella frase – spiegano dall’ospedale – Il primo soccorso spetta comunque ai nostri medici». Ma in caso di immediato rischio di vita, in cui è necessario intervenire chirurgicamente, «il 118, per prassi, può essere chiamato per trasportare il paziente in una struttura dotata di pronto soccorso». La coordinatrice del servizio di urgenza emergenza sanitaria catanese, Isabella Bartoli, aggiunge: «Suona strano che un ospedale chiami l’ambulanza. Ma noi, per legge, interveniamo ovunque siamo richiesti».
È proprio quello che è successo oggi. L’uomo era in attesa per un normale controllo medico, nel reparto di endocrinologia, quando «ha lamentato una fitta al petto e chiesto l’aiuto di un medico», racconta una donna che ha assistito alla scena. La frase dell’infermiere, che è intervenuto in aiuto, «mi ha prima sorpreso e poi indignato». Passati un paio di minuti l’uomo è stato sottoposto a un primo elettrocardiogramma e ai successivi controlli per verificarne le condizioni di salute all’interno del nosocomio di Nesima. «I dottori devono intervenire subito, che ci sia o meno il pronto soccorso – rispondo dall’azienda ospedaliera – È scritto nel giuramento di Ippocrate», al quale ogni medico deve attenersi. In caso di sospetto infarto, una volta accertate le condizioni del paziente e se possibile stabilizzate, «viene valutata l’opportunità di spostarlo in un reparto del nostro ospedale o, nei casi più gravi, di affidarlo alle cure di un centro specializzato». Il trasferimento può avvenire sia su ambulanze del 118 che sui mezzi a disposizione della stessa struttura.
L’uomo, al quale è stato diagnosticato un principio di infarto, è stato successivamente trasportato all’ospedale Ferrarotto. «È la procedura – spiega la direttrice sanitaria del Garibaldi Nesima, Anna Rita Mattaliano – E in questo caso è stato chiamato il 118». L’episodio non sarebbe il primo che accade, come conferma Isabella Bartoli. «È già capitato in passato di intervenire all’interno di una struttura ospedaliera – spiega la responsabile del 118 – o per dare consigli a un medico su come fosse più opportuno soccorrere un malato». Chiamate che, seppure insolite, vengono prese in carico dal servizio di urgenza emergenza sanitaria al quale la legge impone di intervenire: «Rispondiamo sempre a una richiesta di aiuto, anche solo morale». E sul caso di un’allerta proveniente da un ospedale, la responsabile ripete: «Non entro nel merito della gestione e della dislocazione dei pronto soccorso. Aiutiamo chiunque ce lo chieda».