Alla «Campanella Sturzo», un istituto in cui fino a poco tempo fa gli alunni catanesi convivevano con i rom, le Facoltà di Lettere e di Scienze della Formazione hanno realizzato il progetto «Raccontare, raccontarsi». Riprendiamo quest'articolo dal forum ufficiale di Lettere
Integrazione a scuola, l’esperienza di Librino
A volte alcuni luoghi periferici diventano per noi assai importanti, molto più di quanto noi non avremmo mai pensato prima ed al contrario di come potrebbero pensare – e continueranno a pensare – altre persone. E in questi luoghi periferici che avvengono incontri importanti, relazioni di scambio che arricchiscono gli astanti.
Gli scolari rom da oggi non frequentano più la Campanella-Sturzo, e gli altri allievi della scuola ne sono amareggiati. Da anni la Campanella-Sturzo è diventata un campo nel quale i temi dellidentità e della multiculturalità sono diventati di casa, uno spazio nel quale noi docenti ben volentieri ci siamo misurati con allievi ed insegnanti della scuola.
La Facoltà ha avviato già da oltre un anno rapporti con la scuola Campanella-Sturzo di Librino, unesperienza particolarmente significativa che ha arricchito senzaltro i partecipanti delle istituzioni coinvolte. Non lo affermo certo per piaggeria, ma perché ho raccolto commenti estremamente positivi espressi sia da parte del Professore Secchi, Preside della Campanella Sturzo, sia da parte di alcuni colleghi della nostra Facoltà che hanno preso parte al progetto di questanno denominato Raccontare, raccontarsi.
Lideazione del progetto è nata in realtà quasi un anno prima, nel maggio del 2007, quando era stato proposto su iniziativa della Facoltà, in occasione del festival dellEtna, uno spettacolo da tenere presso la Campanella-Sturzo e legato al tema del fuoco; allo spettacolo hanno assistito scolari, insegnanti della scuola, una parte degli abitanti del quartiere, Rosaria Sardo e chi scrive, tutti insieme, la sera, tutti nel teatro allaperto della scuola rischiarato dalla luce del fuoco dellartista di strada.
Per quanto concerne il progetto Raccontare, raccontarsi, che ha visto la collaborazione della nostra Facoltà con quella di Scienze della Formazione, dobbiamo sottolinearne prima di tutto la complessa ed elastica struttura, ideata da Rosaria Sardo e Letterio Todaro (Scienze della Formazione), ed articolata in quattro fasi che hanno previsto la costante presenza di tirocinanti di ambedue le Facoltà. Le attività delle prime tre fasi si sono svolte a Librino, invece la quarta al monastero dei Benedettini. Il tema trattato era quello del racconto/narrazione, macro-contenitore valido come modello globale di riferimento e paradigma formativo fondamentale, strutturante lintenzionalità del progetto, ma anche come centro di un percorso di educazione linguistica in chiave interculturale per esprimere appunto identità e multiculturalità.
LE FASI DEL PROGETTO
fase 1 Formazione e incontri guidati di approfondimento teorico e di discussione tra docenti dellIstituto scolastico e docenti delle Facoltà universitarie interessate dalla condivisione del progetto.
fase 2 Sessione di workshop e di momenti di spettacolo, tenuti e condotti da riconosciuti autori della produzione editoriale e multimediale per ladolescenza e per linfanzia, in modo da creare uno spazio di cross-over aperto tra docenti scolastici, mondo accademico, universo autoriale, nonché tra studenti, laureandi e specializzandi delle Facoltà di Scienze della Formazione e di Lettere e Filosofia.
fase 3 Giochi e organizzazione di set narrativi in classe, organizzazione di micro-esprienze e setting laboratoriali-educativi, con la partecipazione diretta degli studenti delle due Facoltà impegnate, con il coinvolgimento degli alunni delle classi dellIstituto scolastico partecipante al progetto e sotto la guida tutoriale dei docenti dellIstituto stesso. Obbiettivi di questa fase: organizzazione e sperimentazione concreta per usare i linguaggi e le modalità della narrazione come strategie del fare educazione, creando percorsi di lavoro variamente selezionati e studiati.
fase 4 Esposizione dei prodotti finali per raccogliere il risultato dei lavori svolti in una mostra conclusiva, riepilogativa delloperosità prodotta ed espressiva degli esiti raggiunti. La mostra, progettata e realizzata da chi scrive in collaborazione col dott. Mario Giuffrida, è stata articolata in quattro sezioni, ha previsto lesposizione di disegni realizzati con tecniche e strumenti diversi, e di oggetti di varia natura (lampade, teatrini, libri, maschere); tutti gli elaborati esposti erano stati prodotti nella scuola. Per scelta di chi scrive, la mostra è stata allestita nel ventre del cucine del monastero, uno spazio espositivo particolarmente suggestivo che è stato visitato dagli scolari di Librino (e non solo!). La mostra è stata aperta 10 ore al giorno (tranne fine settimana), per permettere agli scolari di venire la mattina con gli insegnanti ed il pomeriggio con i genitori. Gli studenti tirocinanti hanno svolto la funzione di guide alla mostra.
Grazie Librino!
[Quest’articolo è stato pubblicato sul Forum della Facoltà di Lettere e Filosofia di Catania con il titolo «L’esperienza a Librino»]