Il colosso dei call center ha annunciato oltre duemila esuberi nel capoluogo siciliano. Da tempo Cgil, Cisl e Uil hanno avviato la mobilitazione. Oggi la prima delle tre giornate di sciopero. E un primo risultato: l'impegno dell'amministrazione comunale e della prefettura a portare la vertenza a un tavolo nazionale
Almaviva, lavoratori in piazza e vertice in prefettura Sindacati: «Lenta agonia, Crocetta batta un colpo»
In piazza per l’ennesima volta. Per riportare la vertenza all’attenzione del governo nazionale e per suonare la sveglia all’esecutivo Crocetta. È una corsa contro il tempo quella dei lavoratori Almaviva. Da gennaio i dipendenti, da anni fiaccati dal ricorso continuo agli ammortizzatori sociali, potrebbero restare senza lavoro. Il colosso dei call center, che tra Palermo e Catania conta 6mila addetti, ha annunciato gli esuberi. Oltre duemila persone solo per il capoluogo siciliano per le quali l’orizzonte è sempre più nero. Colpa di commesse sempre più scarse e un margine operativo ben al di sotto di quello necessario per la sopravvivenza del sito.
Migliaia oggi si sono dati appuntamento davanti la prefettura in via Cavour. Da tempo Cgil, Cisl e Uil hanno avviato la mobilitazione. Prima le assemblee con i lavoratori nelle due sedi palermitane in via Marcellini e in via Cordova. Oggi la prima delle tre giornate di sciopero proclamate. «Il timore è che l’azienda rinunci a crescere, spegnendosi poco a poco. I lavoratori sono preoccupati» dice a Eliana Puma della Fistel Cisl. Parti sociali e operatori temono che gli esuberi di Palermo inneschino un effetto domino. Una nuova Termini Imerese siciliana per un settore che invece potrebbe rappresentare un’occasione di sviluppo. Per la città e per la Sicilia. Il comparto, infatti, nell’Isola occupa complessivamente 20mila persone.
«Quello dei call center è il settore del futuro – dice Maurizio Rosso, segretario della Slc Cgil -. A patto di mettere in campo una politica industriale che contempli l’applicazione della normativa già esistente come il 24 bis e le clausole sui cambi di appalto, oltre ai percorsi di riqualificazione del personale». Perdere questa opportunità per il leader sindacale sarebbe «una follia». «Almaviva – spiega Puma – è un’azienda privata che non può essere aiutata con l’elargizione di risorse pubbliche, ma a disposizione ci sono i fondi per la formazione che potrebbero essere impiegati per la riqualificazione del personale. Una boccata d’ossigeno per i lavoratori».
Insieme a loro in piazza c’era anche il sindaco Leoluca Orlando e l’assessore alle Attività produttive, Giovanna Marano. «L’obiettivo primario è la salvaguardia dei livelli occupazionali – hanno ribadito – insieme alla ricerca di una prospettiva che consolidi il settore, di cui Palermo ha un orgoglioso primato». «Il sindaco si è impegnato a portare a un tavolo nazionale la nostra vertenza – dice Puma – e il vicario del prefetto ci ha assicurato che in serata invierà una nota alla presidenza del Consiglio e al sottosegretario De Vincenti. La grande assente resta la Regione siciliana. Crocetta e il suo governo continuano a non battere un colpo». «Al contrario di altre regioni come il Veneto, la Puglia e Reggio Calabria, dove la classe politica si è data da fare per risolvere le vertenze Electrolux, Teleperformance Italia e InfoContact, da noi tutto tace, condannando il sito a una lenta agonia» denuncia Massimiliano Fiduccia della Slc Cgil.
«Il settore – conclude Giuseppe Tumminia della Uilcom – non può essere affidato all’esclusivo arbitrio delle aziende committenti». Perché gli effetti sono «quelli che stiamo rappresentando nella vertenza Almaviva: la perdita di migliaia di porti di lavoro, ognuno deve fare il suo ruolo. Bisogna invertire la rotta e puntare sulle potenzialità di sviluppo del settore».