All'uomo forte dei democratici a Messina il tribunale ha concesso l'obbligo di dimora, dopo 19 mesi. Resta imputato al processo Corsi d'oro sullo scandalo Formazione. In un anno a mezzo, il suo partito, pur essendo maggioranza in consiglio comunale, non ha saputo incidere sui temi importanti della città
Revocati i domiciliari al deputato Genovese Ritrova un Pd commissariato e paralizzato
Il deputato del Pd Francantonio Genovese torna libero dai domiciliari. Da mezzanotte l’onorevole messinese ha ottenuto dal Tribunale la revoca degli arresti domiciliari e dovrà solo rispettare l’obbligo di dimora. Il 31 luglio scorso i giudici avevano permesso al deputato di lasciare il carcere di Gazzi, dove si trovava dal 15 gennaio 2015. In sostituzione gli erano stati concessi i domiciliari. Oggi per lui solo obbligo di dimora.
Questa è l’ultima pagina del fascicolo giudiziario di Genovese, coinvolto nello scandalo sulla formazione e tra i principali imputati nel processo Corsi d’oro. A maggio 2014, dopo che la Camera dei deputati vota l’autorizzazione al suo arresto, l’onorevole del Pd, mentre i suoi colleghi decidono la sua carcerazione, prende il primo volo per la Sicilia e accompagnato dai suoi avvocati fa ingresso al carcere di Gazzi. Sei giorni dopo, il 21 maggio il Gip di Messina ritiene che, pur permanendo il concreto pericolo di reiterazione di analoghe condotte criminose, allo stesso tempo valuta «attenuate» le esigenze cautelari, tenuto conto anche dell’atteggiamento dell’indagato il quale, «pur avendo avuto la concreta possibilità di sottrarsi all’esecuzione della misura, durante l’esame dinanzi alla Camera dei deputati, si era spontaneamente costituito». La Procura presenta ricorso alla decisione del gip e il 30 agosto dello stesso anno, il tribunale del riesame, lo accoglie e dispone per Genovese di nuovo la custodia cautelare in carcere.
In questi diciannove mesi che il parlamentare ha trascorso tra carcere e arresti domiciliari, tanti sono stati i riflessi che le sue vicende giudiziarie hanno avuto sulla città a livello politico. L’impressione che si ha è che anche il Pd messinese sia stato agli arresti. Un immobilismo che non sembra essere stato scosso dal commissariamento e dalle segreterie esterne che si sono succedute in questi mesi. A parlare sono i fatti. Il Pd è il partito di maggioranza al consiglio comunale, ma non è riuscito a far valere questa sua forza in alcuna delle questioni sul tavolo dopo l’elezione di Renato Accorinti. Dal dissesto finanziario all’economia cittadina. Quello che ritrova ora è un consiglio comunale segnato dall’inchiesta su Gettonopoli, con 23 consiglieri comunali indagati. Un clima surreale quello si respira nei corridoi di palazzo Zanca. Resta da capire se Genovese tornerà a fare politica e prenderà le redini per riesumare quel che resta del Pd, oppure preferirà abbandonare quel partito che ha votato il suo arresto.