I rappresentanti dei lavoratori a colloquio con l'amministrazione. «Riunione positiva, il sindaco si è impegnato fare pressioni per accelerare i tempi», dice Giovanni Pistorio della Cgil. Il prossimo passo è la nomina del commissario che prenderà il controllo dell'azienda: «Non vogliamo un notaio ma un manager»
Tecnis, incontro tra i sindacati e Bianco «Serve commissario entro sette giorni»
«Oggi scendono in campo le squadre, ma la partita si gioca la prossima settimana». La crisi economica del colosso dell’edilizia Tecnis – accompagnata da quella societaria scoppiata con l’inchiesta Dama Nera della procura di Roma, che ha coinvolto i soci fondatori Domenico Costanzo e Concetto Bosco Lo Giudice – dopo essere passata sul tavolo del ministero dello Sviluppo economico arriva nelle stanze del Comune di Catania. Il primo cittadino Enzo Bianco ha convocato i sindacati a una riunione «in cui abbiamo portato a conoscenza dell’amministrazione l’allarme sociale generato dalle condizioni societarie ed economiche dell’azienda», dice il sindacalista Cgil Giovanni Pistorio. Sono numerosi i cantieri che Tecnis ha aperto in città – dalla metropolitana all’ospedale San Marco – e i lavoratori che temono per il proprio futuro sono circa 400 nella sola impresa edile, ma «in pericolo sono pure le 900 aziende siciliane che fanno parte dell’indotto». I rappresentati dei lavoratori chiedono tempi rapidi alla burocrazia: «Potrebbe crollare un intero settore».
«L’incontro col sindaco è andato molto bene – dice Pistorio a MeridioNews – Ha garantito il suo impegno a sollecitare le istituzioni a soluzioni rapide». Il primo passaggio è alla prefettura di Catania. Entro novembre deve nominare il commissario che prenderà il posto del consiglio di amministrazione dell’azienda – decaduto dopo la revoca della certificazione antimafia – ma «la speranza è che entro la prossima settimana possa già arrivare il nome e l’incarico». I sindacati non si battono solo sui tempi ma anche sul profilo professionale del commissario. «Non vogliamo un notaio ma un manager che abbia le capacità per rilanciare l’azienda». Il primo compito nell’agenda del nuovo capo della Tecnis sarà presentare – sempre alla prefettura – le carte necessarie per riottenere la certificazione antimafia. «Indispensabile per l’assegnazione delle gare di appalto che sono state vinte». Ce ne sarebbero almeno due – a breve scadenza – che l’azienda rischia di perdere senza la certificazione.
Il prossimo appuntamento dei sindacati è invece a Palermo. «Vogliamo parlare con l’assessora regionale alle Attività produttive Maria Lo Bello – continua Pistorio – per chiedere l’impegno della Regione a sollecitare le aziende committenti a sbloccare le somme non ancora pagate a Tecnis». Si tratterebbe di 28 milioni di euro, da chiedere «a Ferrovie dello Stato, Anas, Società interporti siciliani» e che permetterebbero «di essere molto ottimisti – sostiene il sindacalista – riguardo al rilancio delle attività e pure della ristrutturazione del debito con fornitori e dipendenti». Che Tecnis ritiene di potere coprire al cento per cento. Ma per riuscirci «non c’è neanche un giorno da perdere – spiega il rappresentante della Cgil – un’impresa edile può uscire dalla crisi solo con l’assegnazione di nuovi lavori e il completamento di quelli assegnati». Ma il pericolo è che eventuali rallentamenti burocratici «rendano l’azienda meno credibile sul mercato e peggiorino la situazione nei cantieri».
A Catania non si registrano fermi all’interno delle zone in cui i lavoratori Tecnis sono operativi, tra cui i tratti della metropolitana. «Ma solo grazie alla disponibilità dei dipendenti, nonostante non vengano pagati da settembre, e all’impegno della Ferrovia circumetnea, che sta garantendo le forniture». Se i tempi di consegna non fossero rispettati – e le somme stanziate dall’Europa non venissero spese interamente – l’Unione europea non attiverà gli altri fondi necessari per i lavori successivi – assegnati a un’altra ditta – che dovrebbero completare la rete di collegamento sotterranea. In altri cantieri invece – sia nel territorio siciliano che italiano – le operazioni sarebbero rallentate a causa dei mancati pagamenti ai fornitori delle materie prime, che avrebbero perciò sospeso i rifornimenti. Il caso Tecnis «presto sarà nuovamente al Mise – conclude Giovanni Pistorio – per aggiornamenti sulle novità che sono attese in queste settimane».