La commissione consiliare al Commercio valuta negativamente la bozza dell'accordo sulle verande pubbliche tra l'assessorato comunale alle Attività produttive e l'ente regionale. Una bocciatura che arriva anche dall'associazione di categoria Fipet: «Se è così, preferiamo non avere alcun regolamento»
Dehors, no al protocollo con la Soprintendenza Fipet: «Un’altra opportunità sprecata dalla città»
«Chiediamo al sindaco di non firmare la condanna a morte degli esercizi commerciali di Catania». A riferirlo è il presidente dell’associazione di categoria Fipet Roberto Tudisco. L’occasione è la riunione della commissione consiliare al Commercio. Il tema della convocazione è la discussione della bozza del protocollo d’intesa tra l’amministrazione comunale e la Soprintendenza etnea per i beni culturali e ambientali, ovvero il tassello mancante per il proseguimento dell’iter di Palazzo degli elefanti sul regolamento dei dehors pubblici. Un atto che attualmente è al vaglio del sindaco Enzo Bianco.
L’accordo tra l’assessorato comunale e l’ente regionale nasce per semplificare le procedure che autorizzino i locali a occupare il suolo pubblico con arredi urbani mobili e uniformi. Un passo, quello del protocollo d’intesa, ritenuto fondamentale dall’amministrazione per espletare il regolamento sui dehors, ma spesso definito il nodo responsabile del rallentamento burocratico che si registra sulla vicenda. La cui conclusione, peraltro, può essere assicurata solo dal voto del Consiglio comunale che, al momento, non avrebbe la volontà politica di esprimersi favorevolmente. «Mi sembra chiaro che l’amministrazione voglia mettere i consiglieri nelle condizioni di non potere approvare il regolamento sui dehors. Sempre se, prima o poi, l’atto verrà portato in aula», denuncia il presidente della commissione al Commercio Ludovico Balsamo. Che dichiara: «Abbiamo chiesto al sindaco di non firmare questo documento e – continua – formalizzeremo la richiesta di non proseguire con l’intero regolamento».
Lo schema dell’accordo insiste sul centro storico del capoluogo etneo, premettendone la caratteristica di Patrimonio dell’umanità a partire dalla dichiarazione dell’Unesco del 2002. All’interno dell’area è vietato, per i punti di ristorazione, usare arredi con loghi pubblicitari, esporre banchi frigo, macchinari e attrezzature di vario genere. L’arredamento temporaneo, poi, è regolato da quattro tipologie. Nello specifico, in piazza Duomo, piazza Federico di Svevia, via Etnea, via Teatro Massimo, via Coppola e corso Italia sarebbero ammessi partizioni verticali, insieme a coperture di ombrelloni e tende. Ma non le pedane. In piazza Università sarebbe consentita l’occupazione del suolo pubblico con tavoli e sedie esclusivamente nel periodo dei cosiddetti caffè concerto, cioè d’estate. Nell’area di piazza Mazzini, invece, i commercianti potrebbero sistemare solo tavoli e sedie.
Maggiori libertà, infine, si registrebbero per le attività commerciali del Lungomare e di via San Giovanni Li Cuti. Ai locali che si affacciano sul mare Ionio verrebbe concessa la possibilità di insistere con pedane, partizioni verticali chiuse su più lati e coperture stabili retraibili. Misure simili a quelle previste per San Giovanni Li Cuti, tranne che per l’installazione delle tende retraibili. Nessuna modalità di occupazione dei marciapiede si registrerebbe invece per via Crociferi nel tratto compreso tra via Antonino di Sangiuliano e via Teatro greco.
«Se il regolamento parte dalle premesse della Soprintendenza, preferiamo non averlo», dice il presidente Fipet. Per Elena Malafarina, vicepresidente del medesimo sindacato autonomo, si tratta «dell’ennesima opportunità sprecata dalla città di Catania». «Perché non si cerca di puntare sulle sinergie possibili tra commercianti e Comune?», domanda. Anche se a mancare all’appuntamento della commissione consiliare di riferimento è l’associazione Confcommercio, tra le più rappresentative della categoria.