Il bando dell'Agenzia del demanio, nell'ambito del progetto Valore Paese-Dimore, punta a trasformare i vecchi fari in strutture ricettivo-culturali. Potranno partecipare associazioni, fondazioni e aziende. A patto, però, di rispettare l'integrità degli ambienti e la storia dei luoghi: Ustica, Levanzo, Brucoli e il Plemmirio
Quattro fari in luoghi incontaminati in concessione Da resort di lusso a ostelli, ma senza nuovi volumi
Valorizzare il patrimonio pubblico italiano per ricavarne nuove forme di attrazione turistica. Nasce con questo obiettivo il progetto Valore Paese – Fari, con il quale l’Agenzia del demanio assegnerà, a inizio 2016, la gestione di sette fari. Di questi, quattro si trovano in Sicilia: si tratta del faro di Punta Cavazzi a Ustica, quello di Capo Grosso a Favignana, nonché i fari di Brucoli ad Augusta e di Murro di Porco a Siracusa.
Il bando, che scadrà il 12 gennaio, prevede concessioni da sei a 50 anni ed è rivolto a privati che – sotto forma di società, fondazioni e associazioni – avranno la possibilità di trasformare i fari in strutture ricettivo-culturali. Potranno sorgere resort di lusso ma anche ostelli, centri benessere o legati a particolari settori come il cicloturismo o il turismo religioso a patto, però, di rispettare la storia degli immobili e l’ecosostenibilità.
L’obiettivo, infatti, è quello di mantenere integri gli ambienti – che nel caso dei fari siciliani coincidono con quattro aree praticamente incontaminate – valorizzandone l’attrattività anche in periodi in cui tradizionalmente la domanda turistica è più bassa: «L’approccio progettuale – si legge nel bando di gara – mirerà a garantire la conservazione dell’impianto originario. Non saranno previste la realizzazione di nuove volumetrie, né l’alterazione dei prospetti, valutando eventualmente, ove possibile, l’introduzione in aggiunta all’esistente di sole strutture leggere, removibili in materiali compatibili».
Nello specifico, i progetti – che non avranno una base d’asta di partenza – verranno valutati in base alle soluzioni di recupero e manutenzione proposte, la fruibilità pubblica – in modo da garantire l’accessibilità in determinate fasce orarie e indipendentemente della destinazione d’uso del faro – ma anche secondo la capacità di contribuire allo sviluppo delle comunità locali.
La certezza per chi si aggiudicherà la gestione è quella di poter operare in luoghi dall’incredibile fascino. Come nel caso del faro di Punta Cavazzi a Ustica, che, costruito nel 1883, sorge a pochi passi da grotta Perciata – un cunicolo creato da una colata lavica dal quale si arriva fino al mare – e il cosiddetto Fussazzu, una suggestiva piscina naturale, oppure di faro Capo Grosso nell’isola di Levanzo, la più piccola delle Egadi. Qui, il faro – il più antico dei quattro essendo stato realizzato nel 1858 – sorge all’estremità settentrionale dell’isola, raggiungibile dall’unica strada presente. A Brucoli, borgo marinaro di Augusta, il faro invece fu realizzato nel 1911 in armonia con il complesso aragonese del castello della regina Giovanna. In prossimità dell’Area marina protetta del Plemmirio, invece, si trova il faro di Murro di Porco, a Siracusa. Risalente al 1859 e visibile per buona parte della costa meridionale del Siracusano, è ritenuto uno dei fari più importanti dell’intera Sicilia orientale. In tutti e quattro i casi, parte delle strutture sono in uso alla marina militare.