C'è attesa per la decisione della sezione disciplinare del Csm, intanto il M5S chiede la rimozione del prefetto di Palermo Maria Cannizzo: «In particolare - scrivono i deputati nell'interrogazione - emergerebbero raccomandazioni incrociate tra il prefetto e il magistrato Saguto per l'assunzione o la nomina di soggetti a loro vicini»
Sospensione Saguto, l’audizione al Csm Bongiorno: «Non c’è uno straccio di prova di nulla»
Si è tenuta davanti alla sezione disciplinare del Csm, l’audizione di Silvana Saguto ex presidente della Sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo, coinvolta nell’inchiesta della Procura di Caltanissetta e attualmente indagata per corruzione, insieme al collega Lorenzo Chiaramonte e all’avvocato Gaetano Cappellano Seminara. Nell’inchiesta sono coinvolti anche il pm Dario Scaletta, il presidente di sezione Tommaso Virga, ex componente del Csm e Fabio Licata.
Per il giudice Saguto – difeso dall’avvocato Bongiorno – il pg della Cassazione Pasquale Ciccolo e il ministro della Giustizia Andrea Orlando hanno chiesto al Csm , hanno chiesto come misura cautelare disciplinare, la sospensione dalle funzioni e dallo stipendio. «Non si è riusciti a dimostrare questo scambio in cosa consisterebbe – ha detto oggi il legale del giudice -. Non c’è uno straccio di prova di nulla».
Il Csm si è riservato di decidere entro pochi giorni « Sul caso Saguto – ha detto Legnini – c’è stata una discussione molto approfondita» ma serve del tempo «considerato anche l’ ingente volume di carte e documenti». Legnini ha tenuto a precisare che «sul caso Palermo il Csm è stato velocissimo. Una pratica eè stata aperta il giorno stesso della trasmissione degli atti da Caltanisetta, poi il giorno dopo siamo andati a Palermo, abbiamo svolto un’attività istruttoria serrata e abbiamo fissato la discussione davanti alla sezione Disciplinare quando abbiamo avuto gli atti di incolpazione del pg della Cassazione e del ministro della Giustizia».
E intanto i deputati del M5S alla Camera, hanno chiesto la rimozione del prefetto di Palermo Cannizzo, con una interrogazione indirizzata al ministro dell’Interno Angelino Alfano. «E’ improponibile – dicono – la permanenza a villa Whitaker dell’alto rappresentante delle istituzioni, dopo le notizie diffuse a mezzo stampa che vedrebbero la dottoressa Cannizzo coinvolta nel caso Saguto. In particolare emergerebbero raccomandazioni incrociate tra il prefetto Cannizzo e il magistrato Saguto per l’assunzione o la nomina di soggetti a loro vicini». L’interrogazione, tra le altre cose, cita anche un articolo del Giornale di Sicilia dal quale “sembrerebbe emergere una complicita’ tra la dottoressa Saguto, l’avvocato Cappellano Seminara e, addirittura, l’attuale prefetto dottoressa Cannizzo, allo scopo di neutralizzare il giornalista Giuseppe Maniaci e la sua emittente, rea di avere alimentato e supportato le denunce, successivamente riprese anche dal prefetto Giuseppe Caruso…”. I deputati poi fanno un riferimento anche ad un articolo del Giornale di Sicilia che farebbe emergere «un sodalizio tra il prefetto Cannizzo e il magistrato Saguto, avente lo scopo di sfruttare la propria posizione all’interno della pubblica amministrazione per garantire vantaggi e arricchimenti personali o di terzi». Secondo Nuti, primo firmatario dell’interrogazione «L’allontanamento del prefetto dopo quanto è emerso è un atto dovuto. Non è immaginabile che nel periodo delle indagini e di un eventuale processo ci siano ombre di questa portata all’interno delle istituzioni. La popolazione ha appreso di possibili comportamenti inopportuni del prefetto e lascia basiti che finora né il ministro Alfano né nessun altro abbiano avanzato questa ipotesi, che rappresenta un segnale di normalità. Ci meraviglia inoltre il mancato invio di ispettori ministeriali in prefettura, cosa che speriamo avvenga al più presto». «Bisogna ridare credibilità alle istituzioni – dice il capogruppo cinquestelle all’Ars, Giorgio Ciaccio – e le istituzioni dello Stato nella quinta cittaà d’Italia non possono permettersi di avere nessun’ombra. In altri Paesi il senso istituzione è cosi’ elevato che ci si dimette perfino per aver copiato poche righe di una tesi di laurea. Questo è il paese che vogliamo, ed è per questo che il prefetto Cannizzo, dopo quello che è venuto a galla in questi giorni, non può più rappresentare la Stato in questo territorio».
Come emerso lo scorso settembre in un articolo del Messaggero, la procura di Caltanissetta ha disposto accertamenti sul prefetto Maria Cannizzo e in particolare su alcune telefonate intercorse tra quest’ultima e l’ex presidente delle sezione di misure di prevenzione. Secondo quanto riportato dal quotidiano, la procura sta cercando di fare chiarezza sull’operato del prefetto e in particolar modo sul rafforzamento, lo scorso maggio, della scorta al giudice Saguto, deciso dal comitato di sicurezza e scaturito dalle notizie apparse su alcuni giornali circa un progetto della mafia per uccidere il magistrato.
Notizie che sarebbero il frutto di un piano studiato a tavolino. Una vecchia nota dei servizi segreti, ai tempi in allarme per l’incolumità della Saguto, sarebbe stata infatti inviata ai giornali da un ufficiale della Dia di Palermo, con l’obiettivo di distogliere l’attenzione dalle notizie e i servizi che in quei giorni imperversavano sui tg, come quelli di Telejato e delle Iene, che puntavano il dito sulla gestione illecita dei beni confiscati. Un diversivo insomma. Un’ipotesi su cui i magistrati di Caltanissetta vogliono fare luce.
Contattato da MeridioNews, il capo di gabinetto del prefetto non ci aveva dato alcuna replica in merito alla notizia dell’‘accertamento sull’operato di Maria Cannizzo, rimandando invece a chi direttamente è responsabile della sicurezza dei magistrati: «Il prefetto non rilascia mai dichiarazioni sui contenuti del comitato ordine e sicurezza pubblica e non l’ha mai fatto – aveva detto – . Per quanto riguarda le misure di protezione per la magistratura il referente è il procuratore generale».