Con grande lucidità e onestà intellettuale, il trentacinquenne regista campano ripercorre la parabola disegnata finora al Palermo e analizza il momento attuale, suo e della squadra. Finito ai margini del gruppo in estate, il numero 25 è stato reintegrato e adesso vuole dare nuovamente un contributo concreto
Maresca scalpita dalle retrovie «Dispiace non giocare, mi sento utile»
Il vestito con l’etichetta di leader fuori dal campo ormai gli sta stretto. Enzo Maresca, uno dei punti di riferimento dello spogliatoio rosanero per la sua esperienza e la sua saggezza, scalpita dalla voglia di tornare a recitare un ruolo importante nel rettangolo di gioco: «Non parlo di aspetti tattici perché sono argomenti che competono all’allenatore. Io esprimo le mie sensazioni: mi sento bene, sono pronto fisicamente e, come quelli che in questo momento non scendono in campo, sono arrabbiato perché non gioco. Il mister, però, fa le sue scelte ed è giusto che sia così – ha aggiunto il trentacinquenne regista campano – se il tecnico ha preferito altri al mio posto ci saranno dei motivi ma questo fa parte del calcio e bisogna conviverci».
Strana, però, la parabola del numero 25 rosanero. Impiegato nella scorsa stagione con continuità a partire dal match di San Siro contro il Milan complice l’assenza per squalifica di Rigoni, Maresca nell’ultima porzione del campionato ha perso terreno fino a scomparire dai radar in estate. Il centrocampista ha svolto un ritiro ai margini ma nelle battute iniziali di questo campionato è stato reintegrato nella rosa a disposizione di Iachini: «Dopo l’infortunio con la Roma ho giocato meno perché mi è stato detto che era necessario dare spazio ad altri giocatori – ha ammesso – poi mi hanno detto espressamente che non rientravo più nei piani del Palermo. Me lo ha detto Zamparini, il presidente anzi è stato gentile dicendomelo di persona. Di fatto ero con due piedi fuori dalla società tanto che c’è stata la possibilità di andare via. Potevo andare negli Stati Uniti o tornare in Spagna, poi però qualcosa è cambiato e dopo un ritiro estivo trascorso ai margini, correndo a parte con ragazzi di 17-18 anni, sono stato reintegrato. Dispiace essere passati in poco tempo da salvatore della patria a uno considerato come un peso ma sono cose che succedono. Considero normale tutto ciò che è accaduto». Il rapporto professionale con il Palermo poteva interrompersi ma il legame affettivo con la realtà rosanero non è mai stato in discussione: «Sono rimasto qui e la cosa che più di tutti mi ha trattenuto è stata la convinzione di essere ancora utile. Sento di potere dare ancora qualcosa al Palermo».
Il suo auspicio è quello di dimostrarlo già a partire dalla gara esterna contro il Bologna in programma dopo la sosta: «Mi piacerebbe molto essere in campo. E’ una bella sfida tra due squadre che in questo momento sono in difficoltà. Le cause del nostro male? Questa è una squadra praticamente tutta nuova senza più il blocco dello scorso anno composto non solo da Dybala ma anche da altri giocatori come Munoz e Barreto. Ci sono giocatori nuovi e gli alti e bassi sono normali. Bisogna reagire – ha aggiunto – sarebbe troppo facile e troppo bello se nel nostro lavoro ci fossero solo aspetti positivi. Bisogna affrontare le difficoltà. Tutti ti accompagnano quando si vince ma nessuno lo fa durante il cammino per arrivare all’esito». Maresca dispensa pillole di saggezza e si schiera al fianco di alcuni volti nuovi: «Gilardino? Puoi chiamarti anche Messi ma è normale avere delle difficoltà dopo che ti alleni da solo per diversi mesi. Alberto, che conosco da 15-16 anni, è un grande professionista ed una bravissima persona. Ha sempre segnato nel corso della sua carriera e lo farà anche a Palermo». In cabina di regia, il centrocampista campano dovrà fare i conti anche con la candidatura di Brugman, ancora in attesa dell’esordio in serie A: «Ho un buonissimo rapporto con Gaston, è un ragazzo di grandi qualità e può fare molto bene. Il Palermo, se vuole, ha già in casa il regista per i prossimi anni».