La struttura di Catania concorre all'inserimento dello scalo nelle reti ufficiali transeuropee. Anche grazie a una tranche di fondi che potrebbero arrivare dal Programma operativo nazionale su infrastrutture e reti. «In questi anni il porto e l'aeroporto Fontanarossa hanno subito un declassamento che ha rallentato lo sviluppo», accusa Bianco
Porto, si punta a ottenere 200 milioni dall’Ue Fondi per messa in sicurezza di molo e banchine
Il ministero delle Infrastrutture e l’Unione europea approvano il Programma operativo nazionale su infrastrutture e reti. Con un capitolo intero dedicato ai finanziamenti – circa un miliardo e 800 milioni di euro – dedicati alle aree meno sviluppate. Tra queste spicca il quadrante sud orientale della Sicilia che accoglie i sistemi portuali di Augusta, Siracusa, Pozzallo e Catania. I fondi per gli interventi strutturali ai quali punta l’ente catanese si attestano su una cifra di 200 milioni. «La realtà catanese è stata fortemente penalizzata nel periodo che va dal 2005 al 2012 – dichiara il sindaco Enzo Bianco -. In questi anni il porto e l’aeroporto Fontanarossa hanno subito un declassamento che ha rallentato lo sviluppo». «Mi sono battuto affinché il mancato riconoscimento della centralità delle reti etnee venisse superato, e continuo a farlo», prosegue il primo cittadino. Che ringrazia l’impegno del ministro dei Trasporti Graziano Delrio e annuncia un viaggio al parlamento europeo. Già la settimana prossima e per pressare ancora di più sull’erogazione dei fondi alla città di Catania. All’interno di un percorso che però definisce «lungo e complesso».
A precisare verso quali interventi sono indirizzati i soldi messi a disposizione dall’unione Europea è il commissario per l’autorità portuale Cosimo Indaco. Che parla di messa in sicurezza del molo foraneo e raddrizzamento delle banchine portuali per l’ormeggio delle nuove navi da crociera. Perché «la vocazione del nostro porto oltre che commerciale, come da tradizione, è anche turistica», precisa Indaco. E fa un quadro dello stato di salute dello scalo marittimo etneo, con riferimento alle classifiche nazionali di importanza. «Siamo i primi in tutta la Sicilia per la movimentazione delle merci secche, i quarti a livello nazionale e – continua -, con l’apertura della nuova darsena raggiungeremo facilmente la terza posizione».
Nonostante il porto di Catania «sia già uno scalo di interesse nazionale ed europeo», non fa ancora parte della rete Ten-T, ovvero le ufficiali vie di trasporto transeuropee. Ma a essa è comunque collegata da precedenti accordi di partenariato insieme all’intero quadrante sud-orientale, al polo logistico di Gioia Tauro, al sistema pugliese e campano, e al quadrante ovest siciliano. «Puntiamo a essere inseriti nella Ten-T», dice Indaco. «La conseguenza di un insuccesso in questo caso porterebbe i catanesi a dovere pagare interventi che in caso contrario verrebbero dall’Ue», conclude. «È una scommessa che siamo in grado di vincere», gli fa eco il comandante della guardia costiera di Catania Nunzio Martello.