«Sono una siciliana di mare aperto», Serena Cunsolo, 28enne, si definisce così. È stata responsabile dei volontari della spedizione internazionale The Ocean Clean up che per due mesi ha monitorato l'inquinamento della plastica. Oggi vive all'estero, dove prova a far conosce la sicilianità. Guarda le foto
Una biologa catanese a lavoro nell’oceano Pacifico «Ai colleghi raccontavo le bellezze della mia città»
«Sono una siciliana di mare aperto». È nella definizione del direttore storico del quotidiano palermitano L’Ora Vittorio Nisticò, contrapposta ai «siciliani di scoglio», che Serena Cunsolo si rivede. Lei è una biologa catanese di 28 anni. E, fedele alla descrizione che dà di sé, è stata la sola siciliana ad avere partecipato alla spedizione The Ocean Clean up. Una missione internazionale nata con l’obiettivo di monitorare la densità della plastica che inquina l’oceano Pacifico. E nella quale – per due mesi a bordo di una nave laboratorio, la Ocean Starr – ha assunto il ruolo di coordinatrice del gruppo di volontari. Ma tra i panorami mozzafiato ammirati in mezzo all’oceano «raccontavo ai miei compagni di viaggio le bellezze di Catania».
Quando le è stato proposto di partecipare alla spedizione «sono stata la persona più felice al mondo – spiega Cunsolo – era uno dei miei più grandi sogni e non pensavo potesse realizzarsi». Dei giorni di luglio e agosto trascorsi in mezzo alla sconfinata distesa azzurra dell’oceano Pacifico ricorda «le onde e il vento», la «suspense e la curiosità» che crescevano ogni volta che, «finito un campionamento, calcolavamo quanta plastica era stata raccolta». Momenti non meno emozionanti sono legati alle «interminabili albe e agli intensi tramonti» visti dalla nave. Indimenticabile resterà pure la soddisfazione di essere «accolti dalla stampa internazionale al nostro rientro in porto». Cunsolo è tornata a terra lo scorso agosto, attraccando a San Francisco. Adesso si trova in Olanda.
«Sin da piccola, anche se ero molto timida, ho sempre avuto la curiosità di vivere in contesti sociali e culturali diversi da quelli in cui sono cresciuta», racconta la biologa. E c’è riuscita anche grazie all’apporto della famiglia «che mi ha sempre sostenuto». Per lei, stare lontano dalla Sicilia, «è una scelta di vita». Che nulla toglie però al suo sentirsi «tremendamente orgogliosa di essere siciliana» e a riconoscere che «la mia terra fa parte della mia personalità e del mio carattere». Di Catania «a parte la famiglia e gli amici», le manca «ammirare il barocco e la veduta mozzafiato dell’Etna». Ma ammette che all’estero ha trovato «maggiore rispetto nell’ambito sociale, lavorativo, e nei confronti dell’ambiente».
In mezzo all’oceano Pacifico, e non solo, a Cunsolo viene spesso chiesto da dove proviene. Alla risposta «“Sicilia”, reagiscono tutti con entusiasmo e infinito interesse nei confronti della nostra terra». E le chiedono di conoscere di più. «Attraverso le fotografie ho raccontato le bellezze architettoniche di Catania, i paesaggi, gli effetti che le eruzioni hanno avuto nella vita e nel carattere dei catanesi e di chi vive ai piedi del vulcano». Racconti che le hanno permesso, insieme alla passione per il suo lavoro, «di entrare in contatto con persone provenienti da tutto il mondo e di ascoltare le loro storie». Interazioni sociali che «credo possano cambiare in meglio ciò che di negativo c’è nel mondo».