L'iniziativa è del Coordinamento Studenti Medi Palermo per aprire l’anno di mobilitazione. «Il meccanismo di aziendalizzazione che ha trovato piena realizzazione nella riforma Giannini avrà conseguenze devastanti sulla nostra formazione». Venerdì assemblea presso lo Studentato occupato Malarazza
Suona la campanella, torna la protesta Affissi striscioni in molti istituti cittadini
Suona la campanella e riprende la mobilitazione. Striscioni negli istituti cittadini in occasione del primo giorno di scuola per molti studenti. «Ad un nuovo anno di lotta! Studenti Medi Palermo» è il messaggio. «La riforma della Buona Scuola è stata approvata ma noi non ci fermiamo» spiega Michele Minardi del Coordinamento. Un’iniziativa di protesta per esortare i “colleghi” a non smettere di lottare perché «il meccanismo di aziendalizzazione che ha trovato piena realizzazione nella riforma Giannini avrà conseguenze devastanti sulla nostra formazione».
Problemi nuovi che si sommano ad altri assai vecchi, come l’edilizia scolastica. «A Palermo le scuole continuano a crollare – dice ancora Minardi -, le strutture sono precarie e fatiscenti e non abbiamo a disposizione gli spazi di cui avremmo bisogno». Dito puntato anche contro il «processo di deportazione di massa per quanto riguarda la componente dei docenti» innescato dalla riforma targata Renzi-Giannini. «Contemporaneamente a noi studenti viene progressivamente negata la possibilità di rimanere nella nostra terra per costruirci un futuro» spiegano ancora dal Coordinamento.
Così gli studenti rilanciano anche quest’anno la loro campagna di lotte contro «la crisi e l’austerity, contro l’esodo di massa dei docenti e contro l’emigrazione forzata alla ricerca di un futuro». L’appuntamento è venerdì prossimo alle 16.30 presso lo Studentato occupato Malarazza, in via Catania per la prima assemblea dell’anno. «Discuteremo collettivamente per organizzarci in vista dell’autunno – conclude Minardi -. Le politiche riformiste di questo governo non rappresentano affatto il nostro ideale di scuola e di formazione, dunque è necessario tornare ad essere soggetti attivi e protagonisti all’interno delle nostre scuole».