La folla dell'estate, gli scarichi fognari in mare e i batteri «al di sopra della norma in diversi tratti di mare». Secondo il primario emerito di Malattie infettive al Cannizzaro, quanto accaduto nella costa ionica a ferragosto non è una «banale intossicazione». «Vogliamo pensare che si tratti di una casualità?»
Fondachello e l’epidemia, parla l’infettivologo «Alte probabilità sia colpa del mare inquinato»
Ridurre tutto a periodiche influenze stagionali sarebbe sbagliato nonché rischioso. È questo il parere di Pietro Di Gregorio, infettivologo della clinica Morgagni, in merito all’epidemia che si è diffusa negli scorsi giorni tra centinaia di bagnanti della costa ionica. Già primario di Malattie infettive al Cannizzaro di Catania, Di Girolamo è tra coloro che non credono che quanto accaduto a Fondachello a ridosso di ferragosto sia una coincidenza.
Secondo l’esperto, infatti, sarebbero elevate le probabilità per cui all’origine dei disturbi intestinali – nausea, diarrea, spossatezza e in alcuni casi febbre -, che in diversi casi hanno costretto i malcapitati a ricorrere alle cure del pronto soccorso, possa esserci la presenza di qualche batterio nelle acque del mare: «Decine di persone con gli stessi disturbi, forse addirittura centinaia, e vogliamo pensare che si tratti di una casualità?» si chiede Di Gregorio. Secondo cui il fatto che ogni anno, in questo periodo, si verifichino fenomeni di questo tipo dovrebbe allertare l’attenzione generale più che confortare: «Il rischio maggiore è quello di trattare disturbi di questo tipo come banali intossicazioni – continua l’esperto -. Mentre in realtà bisognerebbe approfondire, per risalire alle cause delle infezioni e agire in maniera preventiva». Parlare dunque di epidemia stagionale, richiamando i particolari fattori climatici o l’alimentazione smodata, non basta: «Sono elementi che possono incidere – spiega Di Gregorio – ma soprattutto per quanto riguarda il decorso. Tante volte si trattano questi sintomi assumendo fermenti lattici, senza curare l’alimentazione, non facendo altro che protrarre il disagio per più tempo».
Se i rimedi della nonna – riso, mele e l’assunzione del limone – sono sempre validi, specie nel caso di diarrea, il consiglio principale è quello di non sottovalutare la situazione e sottoporsi agli esami del caso: «Andrebbe fatta una coprocoltura – sottolinea l’infettivologo -. Analizzando le feci, infatti, è facilmente rintracciabile la presenza di batteri, specialmente l’escherichia coli che è risaputo essere rilevato in concentrazioni al di sopra della norma in diversi tratti di mare, specialmente nel pieno dell’estate. Purtroppo, però, dato anche il periodo, che vede molti medici di base in ferie e gli ospedali lavorare più a rilento, si finisce per archiviare tutto come generiche infezioni da curare con riposo e farmaci generici».
Sull’ipotesi che vede nell’inquinamento del mare la principale causa dell’epidemia, Di Gregorio ribadisce che si tratta di una possibilità tutt’altro che remota: «I sindaci dicono di non aver ricevuto segnalazioni di inquinamento oltre le soglie di sicurezza da parte delle Asp? Beh, non basta a rassicurare se le analisi delle acque vengono fatte di rado – attacca l’esperto -. In luoghi dove la popolazione aumenta a dismisura nei mesi estivi, e con la presenza di scarichi fognari direttamente a mare, certi controlli andrebbero effettuati non dico giornalmente ma almeno una volta a settimana. Se no servono a poco». O tutt’al più ad abituarsi al fatto che ferragosto significhi non solo musica, falò, amici, ma anche mal di pancia.