Max Pezzali torna subito in Sicilia

Dai tempi di “Hanno ucciso l’uomo ragno”, di strada ne ha fatta… e dopo due anni di silenzio, è “tornato subito” alla ribalta con l’undicesimo album, dal titolo “Time out”. Max Pezzali, difficile non ricordarlo come ex-883, è partito lo scorso mese da Milano per inaugurare il Max Tour 2007, che lo porterà a visitare i più importanti palazzetti dello sport italiani, accompagnato da una band di otto elementi (ai cori, anche la sicilianissima Lidia Schillaci). Tra gli appuntamenti locali, il 21 Novembre ad Acireale (PalaTupparello) ed il 22 a Palermo (Palasport).

A cosa si riferisce il titolo “Time Out”?
Time Out indica una pausa dai ritmi frenetici del nostro tempo; un tema che sottende tutte le canzoni dell’album. Oggi c’è molto meno spazio per l’approfondimento e il godimento della vita; si corre tanto che a volte si dimentica la motivazione del viaggio. Time Out, dunque, significa prendersi una pausa per gustarsi maggiormente quello che si vive, senza farsi stritolare dalla velocità e dall’enormità dei fattori odierni.

Da questa riflessione traspare una visione negativa per le sorti delle nuove generazioni…
Non voglio apparire passatista, anzi credo che ogni epoca abbia le sue caratteristiche positive e negative, ma è giusto raccontare i “pericoli” di determinati momenti. Oggi la tecnologia avanzata è sicuramente un grandissimo vantaggio, però bisogna stare attenti a non sostituire la realtà con i surrogati che ci derivano dall’esterno.

In “Torno subito” reciti infatti: “devo dare un’altra occhiata al mondo”.
Esattamente, bisogna “sporcarsi di vita”, andare per il mondo a vedere con i propri occhi cosa succede e le persone che lo popolano, non limitarsi a ricevere passivamente le informazioni.

Che influenze racchiude questo album? Molto forte è quella americana di stampo country come in “Chiuso in una scatola”, ma non solo…
Sì, c’è molta America, ma si tratta più di un’America immaginaria, dei grandi spazi, dell’on the road, del mito del viaggio che forse non esiste neanche ma che mi ha emozionato da adolescente, da Springsteen a Kerouac. Ho cercato di raccontare la mia impressione dell’America musicale, non quella che è ma ciò che ho percepito.

In “Sei fantastica” canti “Casa dolce casa… un po’ città, un po’ isola, un po’ New York, un po’ Polinesia”. Tu dove ti senti a casa?
Io credo, banalmente, che la casa sia dove si ha il cuore, dove sono presenti persone a cui si vuole bene e che ti vogliono bene, insomma il proprio nido di affetti.

In copertina, il tuo volto come una mappa stradale. Ci spieghi questa scelta curiosa?
Anche la copertina vuole richiamare la suggestione del viaggio, che partendo dai luoghi esterni porta a conoscere se stessi. Inoltre, ho voluto dare continuità alla mia linea stilistica di evitare foto, preferendo fumetti, manga, cartoni animati.

Sempre a tema sono state anche le scelte scenografiche del tour…
Sì, il palco è una grande strada che sale dalla platea. Tutta la scenografia è ispirata al viaggio, inteso nello spazio, con lampioni e cartelli stradali, ma anche in senso lato come viaggio nel tempo. La scaletta infatti cerca di accontentare il pubblico che ci segue da 15 anni, includendo anche pezzi storici come “Hanno ucciso l’uomo ragno”.

Allora ti attendiamo per le due tappe siciliane.
E io non vedo l’ora di arrivare!


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