Udienza preliminare per Mario Ciancio L’editore sceglie l’avvocata Bongiorno

«Mario Ciancio Sanfilippo?». «Assente». L’imprenditore ed editore del quotidiano La Sicilia ha scelto di non presenziare alla prima udienza preliminare in cui la giudice Gaetana Bernabò Distefano dovrà decidere se mandarlo a processo con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Al posto di Ciancio c’erano gli avvocati Carmelo Peluso e il 31enne, specializzato in crimini dei colletti bianchi, Francesco Colotti. Quest’ultimo ha fatto il suo ingresso nelle aule del palazzo di giustizia per formalizzare, da sostituto processuale, la nomina da parte dell’editore dell’avvocata Giulia BongiornoLa scelta difensiva dell’indagato era stata già anticipata da MeridioNews lo scorso marzo. In quel periodo aveva rinunciato al mandato lo storico legale Enzo Musco e si prospettava una doppia opzione: da un lato Franco Coppi, che ha poi scelto l’ex governatore Raffaele Lombardo, e dall’altro proprio Bongiorno. 

Ex deputata di Alleanza nazionale e Fratelli d’Italia, la nuova avvocata di Ciancio in passato ha difeso insieme a Coppi l’ormai defunto Giulio Andreotti. Il suo nome è spesso affiancato a personaggi che hanno riempito le pagine della cronaca nazionale. Per ultimo il caso dell’omicidio di Meredith Kercher, dove il suo assistito Raffaele Sollecito ha raggiunto l’assoluzione piena dopo un processo durato otto anni. 

L’udienza di oggi, durata meno di trenta minuti, è stata dedicata alle richieste di costituzione di parte civile. A presentarsi sono stati l’avvocato Fausto Maria Amato in rappresentanza di SoS impresa, associazione nata nel 1991 a Palermo per iniziativa di un gruppo di commercianti per difendere la loro libera iniziativa imprenditoriale e, come si legge nello statuto, «opporsi al racket e resistere alla criminalità organizzata». Richieste di costituzione anche da parte dell’ordine regionale dei giornalisti con l’avvocato Dario Pastore e di Dario e Gerlando Montana – assistiti dal legale Goffredo D’Antona – fratelli di Beppe, commissario della squadra mobile di Palermo ucciso da Cosa Nostra nel 1985

In udienza il magistrato Antonino Fanara, affiancato dalla collega Agata Santonocito, ha passato in rassegna con esplicite citazioni alcuni articoli del quotidiano di proprietà di Ciancio dove sarebbe emersa la precisa volontà di utilizzare le pagine in maniera strumentale ai fini di Cosa Nostra catanese in particolare per quanto riguarda la gestione di pentiti e processi da parte dei magistrati. Nell’elenco sono finiti l’intervista al padrino Nitto Santapaola del 1994 ma anche la lettera del figlio Vincenzo, ritenuto il nuovo capo della famiglia mafiosa catanese, che viene pubblicata integralmente nel 2008 mentre si trovava recluso al carcere duro. Tre mesi dopo l’uccisione di Montana sulle pagine del più diffuso giornale catanese non compare il necrologio in cui i familiari rinnovano «ogni disprezzo alla mafia e ai suoi anonimi sostenitori». Una scelta che avrebbe dietro una precisa volontà dell’editore etneo

Assente Ciancio, a intrattenersi rapidamente con i giornalisti è stato l’avvocato Peluso che è tornato anche sulla vicenda del sequestro antimafia da 17 milioni di euro disposto ieri dalla procura di Catania. I sigilli sono scattati quando i magistrati hanno scoperto che il valore di alcuni titoli stava per essere convertito in denaro, da trasferire in Italia. «Voleva portare quei soldi nel nostro Paese – ha replicato Peluso – per soccorrere le sue aziende e fare lavorare le persone. Il tutto alla luce del sole». Una decisione presa tempo fa, specifica il legale. Nonostante di recente proprio Telecolor, una delle televisioni del gruppo Ciancio, abbia proceduto per «problemi economici e mancate sovvenzioni» al licenziamento di 17 dipendenti


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