Dopo la conclusione del procedimento che vede condannati in via definitiva Antonino Speziale e Daniele Micale per la morte dell'ispettore di polizia durante gli scontri al Massimino, la giustizia dovrà esprimersi sulle richieste risarcitorie. Consiglio dei ministri e ministero degli Interni chiedono 305mila euro, ma i difensori sollevano dubbi sugli assegni destinati alla famiglia
Raciti, al via il processo per il risarcimento danni La difesa contesta i vitalizi assegnati alla vedova
Al via il procedimento civile per il risarcimento danni per la morte di Filippo Raciti, l’ispettore di polizia che ha perso la vita durante gli scontri del 2 febbraio 2007 allo stadio Massimino durante il derby Catania-Palermo. Due le condanne, con sentenza definitiva, per Antonino Speziale e Daniele Micale. Adesso la giustizia dovrà esprimersi sulle richieste risarcitorie.
La presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero dell’Interno, attraverso l’Avvocatura dello Stato, hanno chiesto a Speziale e Micale 305mila euro, compresi i fondi dati ai familiari dell’ispettore. Giuseppe Lipera, difensore di Antonino Speziale, ha replicato fissando la cifra a massimo 200mila euro. Ma tira in causa anche la vedova Raciti, Marisa Grasso.
Alla donna sono stati assegnati «tre assegni vitalizi non reversibili». Contributi che, secondo Lipera, «spettano a superstiti delle vittime di terrorismo e criminalità organizzata». La morte di Raciti, prosegue, «non rientra in quell’alveo». Per questa ragione il difensore ha chiamato in causa Grasso, chiesto al tribunale accertamenti, richiedendo di rigettare le domande di risarcimento o, altrimenti, ridurre le somme. La prima udienza si terrà il 7 luglio.