Un allarme sociale che ha causato, negli ultimi anni, migliaia di famiglie senza un tetto sotto cui vivere. Decidendo spesso di occupare un'altra abitazione. A loro si rivolge l'assistenza legale del csa Officina Rebelde, che chiede allo Iacp «un bando per una sanatoria e nuove condizioni di assegnazione e di gestione delle case»
Emergenza casa, in città più di mille sfratti l’anno Sportello di autodifesa: «Labile confine legale-illegale»
«Più di mille sfratti l’anno solo a Catania, circa tre sfratti al giorno, circa tremila persone che ogni anno finiscono senza un tetto sotto cui vivere, nel 2014 circa 650 sfratti mediante ufficiale giudiziario». Questi i dati rilevati da Federico Galletta, avvocato e attivista dello Sportello di autodifesa precaria del csa Officina Rebelde, impegnato in prima linea contro la sempre più dilagante emergenza abitativa. Numeri che hanno dietro storie di vita, come quella di una donna quarantenne proveniente dell’est Europa, A.G., comunitaria, che ha avuto un figlio ma senza un compagno che potesse occuparsene insieme a lei. La donna ha perso il lavoro e, di conseguenza, lo sfratto abitativo l’avrebbe raggiunta costringendola a vivere in strada insieme al neonato. Solo in seguito all’assistenza legale fornitagli dallo sportello, ha potuto invece prolungare la propria permanenza all’interno della casa per altri sette mesi. Ma questo è solo uno degli innumerevoli casi che, ormai ogni giorno, colpiscono migliaia di famiglie.
«La maggior parte degli sfrattati sono immigrati e per lo più donne. Lo sportello informa la gente anche sulla possibilità di ricevere dei contributi previsti dalla legge appositamente stanziati per l’emergenza abitativa. Anche se – prosegue Galletta – per poter percepire questi contributi, lo sfrattato dovrebbe trovare un locatario che possa fornirgli un regolare contratto di affitto». E non si tratta di un requisito semplice da ottenere. Tanto che, spesso, dallo sfratto all’occupazione abusiva di un immobile, il passo diventa breve. «Sanare le case occupate potrebbe essere una soluzione per risolvere il problema. Creerebbe meno danno sociale, anche perché – prosegue l’attivista – queste famiglie hanno un reale bisogno». La richiesta concreta del legale si rivolge così allo Iacp, l’istituto che – tra vicissitudini giudiziarie legate alla sua gestione – gestisce le case popolari etnee: «Si faccia un bando per la sanatoria, che possa determinare le condizioni di assegnazione e di gestione delle case, magari mediante una quota pagata dall’occupante dell’immobile».
Per ciò che concerne il confine fra legalità e illegalità, Galletta risponde: «A Catania questo confine è sempre stato labile e gli stessi politici, negli anni, hanno speculato su queste problematiche. Insomma, sarebbe stato un certo sistema a portare le persone a occupare le case. La legalità – in conclusione – ha un valore solo se il problema delle occupazioni verrà regolarizzato. Se ciò non dovesse avvenire, la gente andrà a dormire sotto i ponti, così la legalità non potrà mai avere alcun significato».
Un caso emblematico a livello europeo è quello di Ada Colau, attivista, fondatrice della Plataforma de Afectados por la Hipoteca, cioè una Piattaforma per le vittime del mutuo, diventata la neo sindaca di Barcellona. Colau ha presentato, a nome dell’Observatorio de Derechos Económicos, Sociales y Culturales e di altri movimenti sociali, una proposta di legge di iniziativa popolare per nuove norme in materia ipotecaria. Il progetto era stato accompagnato da quasi un milione e mezzo di firme ed è poi stato ritirato, dal momento in cui i Popolari si apprestavano ad approvarne una versione emendata che tradiva lo spirito originario.