Matteo, 23 anni e uno sviluppo mentale di sei Inps blocca i fondi e gli chiede l’autocertificazione

Un’autocertificazione, un documento molto semplice da presentare. Ma impossibile da redigere per un giovane con una disabilità linguistica certificata dell’80 per cento. E se a chiedere il certificato è l’Inps, lo stesso ente che ha stabilito i problemi psico-fisici, la situazione non può che diventare paradossale. È successo a Catania e a denunciarlo è Cinzia Pagliaramadre di Matteo, 23 anni, affetto da un ritardo mentale di medio-grave grado. «Ci hanno sospeso il contributo economico legato alla legge 104», spiega la donna, riferendosi alla normativa che garantisce alcuni diritti ai parenti dei portatori di handicap. «Per poter presentare il ricorso, ci hanno detto che il titolare del contributo avrebbe dovuto presentare un’autocertificazione nella quale chiedeva il ripristino dell’assegno». Matteo, però, ha lo sviluppo mentale di un bambino di sei anni. «Non ha capacità di astrazione né matematica – spiega Pagliara – Come possono pretendere che compili un modulo e lo firmi?». 

La richiesta viene vista dalla madre come una sorta di accanimento e presto allo stupore è subentrata la rabbia. «Mi rifiuto di farmi trattare così – sbotta – Ci hanno sospeso per sei mesi il contributo economico e per ottenerlo hanno avanzato questa richiesta assurda, che poi hanno ritirato. E qualche mese prima ci hanno negato l’indennità di accompagnamento». Su quest’ultima vicenda, la questione è ancora più complessa. Una prima commissione medica nega la misura a sostegno di Matteo. I genitori presentano un ricorso che viene vinto. Ma l’Inps chiede una revisione annuale, nonostante non ci siano per il giovane dei margini di guarigione. Anche la seconda volta i medici non reputano la disabilità di Matteo sufficiente. «Ci siamo appellati anche questa volta». E, mentre termina la frase, Pagliara non può fare a meno di trattenere un sorriso carico di amarezza: «Abbiamo l’udienza fissata per il 6 maggio 2016».

Cinzia Pagliara lavora come docente. Durante le ore di scuola, il figlio ha bisogno di assistenza. Il sostegno economico legato alla legge 104 è di poco più di 250 euro. «La persona che sta con Matteo prende 300 euro al mese. Praticamente non riesco a coprire nemmeno questa spesa». E poi ci sono le lezioni da una logopedista, «per non fargli perdere quanto ha imparato a scuola». Dopo la sospensione di entrambe le entrate economiche, «sono rimasta senza alcun sostegno sociale. E sono fortunata – tiene a precisare – perché almeno ho un lavoro». «Nessuno chiede soldi, si tratta di diritti», tiene a precisare la donna, riferendosi anche a molte persone da lei incontrate nel suo percorso di vita. «L’Italia è un Paese di minoranze – riflette – ma la disabilità non è in voga come altre. Vogliamo solo un’assistenza dignitosa, senza essere visti come dei privilegiati».


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