Il nuovo vertice di maggioranza appena conclusosi a Palazzo dei Normanni segna il nuovo corso post-epurazione: si tratta del primo senza la Democrazia Cristiana. Una cosa è chiara: Schifani ha incassato l’appoggio esterno della DC – anche senza più assessori in giunta ne un posto al tavolo del vertice – ma, per il resto, la […]
Foto frame video pagina Fb Renato Schifani
Regione, le ultime dal vertice di maggioranza: tutto a posto e niente in ordine
Il nuovo vertice di maggioranza appena conclusosi a Palazzo dei Normanni segna il nuovo corso post-epurazione: si tratta del primo senza la Democrazia Cristiana. Una cosa è chiara: Schifani ha incassato l’appoggio esterno della DC – anche senza più assessori in giunta ne un posto al tavolo del vertice – ma, per il resto, la situazione non è per nulla chiara. Fra gli argomenti sul tavolo anche le nomine da chiudere. A cominciare da quelle relative alla Sanità. Come l’insediamento del nuovo manager dell’Asp di Palermo.
Anche alla luce del via libera giunto dalla Commissione Affari istituzionali dell’Ars. FdI, forte dell’evento di ieri, ha chiesto la riapertura dello scenario per rimettere in discussione la direzione generale dell’assessorato attualmente ancora nelle mani di Salvatore Iacolino. Anche se, ufficialmente, proprio il convegno sembra sia stato il momento adatto per ricucire con Schifani dandogli dà una prospettiva che consente di allungare lo sguardo «fino a fine legislatura». Ma l’affermazione di Luca Sbardella, commissario regionale di FdI in Sicilia «governeremo anche quella successiva», non include automaticamente la ricandidatura di Schifani. Un’unica certezza: il ruolo dei meloniani diventa sempre più centrale nelle dinamiche della maggioranza dell’isola.
Cateno De Luca scopre le sue carte
Altra novità, di questi giorni, è rappresentata da un possibile predellino fornito da Cateno De Luca nei confronti di Schifani. Tra i due ci sono stati dei contatti recentissimi e un post del sindaco di Taormina, che ha criticato la mozione di sfiducia annunciata dalle opposizioni, sembra andare proprio in direzione. Il posto in giunta per la compagine di De Luca potrebbe essere già pronto. Nel momento in cui si farà il rimpasto che è rimandato dopo l’approvazione della legge di stabilità. Si tratta della delega alle Autonomie locali, congegnale a De Luca.
La posizione di MpA
Ma, a proposito delle deleghe, MpA ha chiesto di soprassedere, ritenendo prioritarie le scelte basate su «contesti, competenze e curricula». Gli autonomisti mostrano di essere i più irrequieti. Nel fine settimana hanno dato vita anche ad uno scontro con l’assessore Leghista Luca Sammartino. Si è trattato di un botta e risposta sulla stabilizzazione dei precari dei consorzi di bonifica. Con accuse dirette. E risposte per le rime. E proprio per oggi il deputato Giuseppe Lombardo ha annunciato una interrogazione.
Il nuovo vertice di maggioranza
Questa è l’aria che si è respirata durante il vertice di maggioranza. Come già indicato assente la DC ma presente, invece, Noi Moderati, la compagine politica che fa riferimento a Saverio Romano, anche lui al momento indagato. Schifani, al termine del vertice di maggioranza, ha annuncia una svolta straordinaria di carattere politico. Un nuovo metodo di selezione dei vertici delle aziende sanitarie quale reazione del governo alla sequenza di inchieste giudiziarie che ha colpito il sistema sanitario regionale. «I nuovi direttori generali non saranno scelti soltanto dalla giunta ma prima selezionati da una alta commissione» ha dichiarato il presidente della Regione.

Si tratterà di una commissione composta da tre componenti di cui «uno nominato dal presidente della Regione, uno da Agenas ed uno dalla Conferenza dei rettori». Il presidente non sposa solo la tesi di Mpa ma, almeno a parole, va oltre. «Questo vuole significare una risposta politica. Una selezione rigorosa: saranno proposte delle terne e, all’interno delle terne, deciderà la politica. Riteniamo doveroso ed opportuno arrivare a questo punto per dare un segnale, non soltanto al mondo della Sanità ma anche ai cittadini».
Il pacchetto di emendamenti deciso a Palazzo dei Normanni ha una piccola una fumata bianca. La legge di stabilità si basa, da oggi, su un’intesa condivisa dalla coalizione ed è quindi pronta per la Commissione Bilancio. Con un maggiore tesoretto messo a disposizione per le istanze dei capigruppo della maggioranza. Che sostituisce quelle che vengono conosciute come mancette. «Interventi ulteriori pari a circa 200 milioni – ha spiegato Schifani – a disposizione dei capigruppo di maggioranza e del governo» a renderanno «più sociale, più aperta alla crescita e più vicina ai cittadini». La proposta avanzata da vari fronti, ma cavallo di battaglia della Lega, prevedeva anche quaranta milioni di euro al fine di aumentare le giornate lavorative ai forestali. Ma il vertice di maggioranza ha detto picche.
«Su questo c’é un ampio dibattito» ha spiegato il presidente Schifani. Ma «io sono un po’ perplesso su questa dilatazione della spesa corrente, perché abbiamo verificato come in questi anni ci sia stato un aumento, non significativo ma comunque da tenere sotto controllo» ha puntualizzato. Ha però precisato che la decisione non è presa ma solo rinviata perché «stiamo riflettendo, perché da un lato vi è questa esigenza ma dall’altro bisogna vedere di contemperare i conti». Quindi meno nuvole all’orizzonte ma è palpabile quel sottile attendismo. Nella speranza che gli alleati non cambino idea.