Non solo dipartimenti regionali. L’analisi di MeridioNews delle nomine di vertice alla Regione Siciliana, grande impegno del governo di Renato Schifani, si estende agli enti e alle società collegate. Per certi versi persino più indicative delle nomine e della rotazione dei dirigenti regionali. Perché, con una minore necessità di competenze e valutazione dei curricula e, […]
Regione Siciliana, le nomine di enti e società che logorano la tenuta della maggioranza
Non solo dipartimenti regionali. L’analisi di MeridioNews delle nomine di vertice alla Regione Siciliana, grande impegno del governo di Renato Schifani, si estende agli enti e alle società collegate. Per certi versi persino più indicative delle nomine e della rotazione dei dirigenti regionali. Perché, con una minore necessità di competenze e valutazione dei curricula e, spesso, più distanti (almeno in apparenza) dai centri di potere, riflettono in modo più netto gli equilibri politici e le negoziazioni tra le forze della maggioranza. Così come le liti, esplose in queste settimane e poco accomodate.
Il settore dei Trasporti: la polemica per la presidenza Ast
Tanto ha fatto discutere la nomina – con profilo tecnico – di Luigi Genovese, forzista, a nuovo presidente dell’Azienda siciliana trasporti (Ast). Già componente del consiglio d’amministrazione, capace di mobilitare un corposo pacchetto di consensi nel Messinese, è subito stato identificato come figlio d’arte politico. Per via del padre, Cateno Genovese, ex deputato Pd e ras delle preferenze, condannato per scandali legati ai fondi Ue per la formazione professionale. È così che la sua nomina smette di essere una semplice scelta amministrativa, ma diventa un atto con cui l’area di Schifani, Forza Italia, consolida il sostegno. Con buona pace del Movimento 5 Stelle, che ha criticato apertamente questo modus operandi. Sostenendo che la scelta «accontenti le appartenenze politiche», a discapito del merito e delle «migliori intelligenze» dell’Isola.
Il settore della Sanità: la pianificazione strategica e l’Asp di Palermo
Il settore sanitario, che assorbe la fetta più consistente della spesa pubblica regionale, è un terreno di scontro politico fondamentale. Schifani ha difeso strenuamente la conferma, a suo dire tecnica, di Salvatore Iacolino – amministratore di esperienza, con trascorsi come commissario al Policlinico di Palermo – alla Pianificazione strategica della Salute. Contestualmente, Alberto Firenze è stato nominato come nuovo direttore generale dell’Asp di Palermo. Nomine che hanno generato significative frizioni all’interno della coalizione di governo. Con Fratelli d’Italia, partito di maggioranza relativa a livello nazionale, che ha platealmente disertato la seduta di giunta che approvava i provvedimenti. Interpretati come un’imposizione di Forza Italia, partito di Schifani, in un settore chiave. È così che la conferma di Iacolino, ammantata di tecnicismo, diventa per Schifani un modo per blindare il controllo sull’apparato sanitario, respingendo le pressioni degli alleati più forti.
La riorganizzazione degli enti strategici
Il quadro delle nomine negli enti e delle società collegate della Regione Siciliana si inserisce in un processo più ampio di razionalizzazione delle partecipazioni societarie regionali. Il cui piano per il 2024 è stato approvato nell’aprile dello stesso anno. La legge stabilisce che le decisioni in merito richiedono una forte «responsabilità politica», e non solo, in ordine alle decisioni di spesa. Dando per presupposto l’indirizzo politico delle nomine, che si riflette anche negli enti in liquidazione. Come, ad esempio, la nomina di Salvatore Nicotra a commissario liquidatore dei consorzi Asi per le province di Ragusa, Enna e Caltagirone, nel marzo 2024. Un ruolo politicamente delicato, considerato che questi incarichi, sebbene tecnicamente mirino alla chiusura delle gestioni pregresse, implicano la rappresentanza legale e la liquidazione dei patrimoni.
Le frizioni politiche dentro la coalizione: il caso Tardino
Il conflitto più aspro – e di evidente natura istituzionale – ha riguardato la nomina del vertice dell’Autorità di sistema portuale (AdSP) del Mare di Sicilia occidentale. Settore che gestisce un asset infrastrutturale cruciale per il commercio e lo sviluppo economico siciliano. Il presidente Schifani aveva espresso pubblicamente il desiderio di garantire la continuità tecnica alla guida dell’autorità, con Pasqualino Monti. Ma dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit), guidato da Matteo Salvini, è arrivata la scelta unilaterale di Annalisa Tardino come commissaria straordinaria. Un profilo tecnico, sì, ma di area legale – già consulente per Riscossione Sicilia – e, soprattutto, con una carriera politica esplicita all’interno della Lega Salvini Premier. Un affronto, secondo Schifani, che ha reagito impugnando il provvedimento. E lamentando la «totale assenza di concertazione» con Palazzo d’Orleans, per una nomina sfuggita alle logiche spartitorie locali.
L’impugnativa della nomina: atto giuridico o strategia politica?
Dal ricorso legale, Schifani è poi passato alla linea morbida, scegliendo di non insistere sulla sospensione cautelare del provvedimento in sede di Tar. Il ricorso sul merito è stato invece rinviato, con un’udienza prevista per gennaio 2026. Una scelta di procedura, ma indicativa della dinamica politica sottostante: evitare una decisione immediata, e potenzialmente negativa, del Tar, scongiurando una eventuale debacle ufficializzata per Schifani. Mentre mantenere attivo il ricorso sul merito, ritardandone la discussione, configura un atto politico di posizionamento, più che uno strumento giuridico risolutivo. Il presidente della Regione ha, insomma, inviato un segnale chiaro a Salvini e al governo centrale, ma senza, compromettere i rapporti. Dato che Tardino resta in carica fino alla sentenza definitiva. Un conflitto istituzionale che evidenzia la cronica eccezionalità della Sicilia nel panorama politico italiano.
Una negoziazione che toglie tempo e forza alla politica
Poltrone comode, in qualche caso. Ma che scottano. Perché i conflitti aperti sulle nomine mettono a rischio la stabilità e la coesione del governo Schifani. Non solo. La costante negoziazione – che si estende anche a enti culturali e fondazioni ancora in attesa di nomina – rischia di assorbire risorse politiche ed energetiche che dovrebbero essere dedicate alla programmazione e all’accelerazione dello sviluppo regionale. Il pacchetto di nomine 2024-2025 è un chiaro esempio di governance siciliana moderna: mentre le procedure formali sono allineate agli standard di trasparenza, l’utilizzo politico dei ruoli esecutivi rimane lo strumento primario per bilanciare le fazioni interne e cementare il consenso territoriale. Spesso in contrapposizione alle esigenze di efficienza amministrativa e al principio di merito puro. Con quale risultato per il governo Schifani, lo si scoprirà nei prossimi mesi.