Un’ampia riorganizzazione dei vertici amministrativi (e non solo). Con nomine e rotazioni dei dirigenti alla Regione Siciliana che, soprattutto negli ultimi due anni, ha interessato i 17 dipartimenti con vertici in scadenza. Obiettivo dichiarato dal governo di Renato Schifani: rinvigorire la macchina burocratica regionale. Svecchiando il personale dirigenziale e fornendo nuova linfa. A un comparto […]
Regione Siciliana, il valzer dei dirigenti diretto da Schifani: si ruota, ma non si cambia
Un’ampia riorganizzazione dei vertici amministrativi (e non solo). Con nomine e rotazioni dei dirigenti alla Regione Siciliana che, soprattutto negli ultimi due anni, ha interessato i 17 dipartimenti con vertici in scadenza. Obiettivo dichiarato dal governo di Renato Schifani: rinvigorire la macchina burocratica regionale. Svecchiando il personale dirigenziale e fornendo nuova linfa. A un comparto dalla dotazione organica storicamente elevata, che registrava 752 unità nel 2024. Un sintomo della pressione per l’efficienza che è emerso dal richiamo diretto di Schifani ai dirigenti generali che avevano accumulato ritardi nella presentazione dei conti. Portando 11 dipartimenti a regolarizzarsi solo dopo l’intervento presidenziale.
La direttiva Anac sui dirigenti e l’opportunità politica
Il processo di rinnovamento si è attenuto all’applicazione rigorosa delle norme sulla trasparenza e la prevenzione della corruzione. Una direttiva dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) che stabilisce un massimo di cinque anni per gli incarichi dirigenziali in settori ad alto rischio corruttivo. Le uniche eccezioni a questo vincolo sono state previste per chi gestisce le calamità naturali, con una deroga di 18 mesi. Come Salvo Cocina, confermato alla Protezione civile. Un obbligo formale di rotazione che ha, però, creato anche l’opportunità, per Schifani, di rinegoziare gli equilibri di potere all’interno della maggioranza. Consentendogli di riassegnare ruoli strategici. Ed è così che eventuali logiche di patronato hanno trovato giustificazione nella legalità.
Nelle nomine alla Regione Siciliana, i punti di pressione del centrodestra
La coalizione di centrodestra – composta principalmente da Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega – ha utilizzato il pacchetto di nomine dei dirigenti della Regione Siciliana come strumento per misurare le rispettive sfere di influenza. In alcune aree nevralgiche, la continuità è stata garantita: Vincenzo Falgares è stato confermato alla Programmazione, Mario La Rocca ai Beni Culturali, Silvio Cuffaro alle Finanze e Vitalba Vaccaro all’Autorità per l’innovazione tecnologica. Così come Letizia Di Liberti alla Famiglia e Politiche sociali e Salvo Taormina alle Autonomie locali. Le nomine nei settori della Sanità e delle Autorità portuali hanno, tuttavia, manifestato subito importanti punti di frizione. Sia con il governo centrale di Roma – nel caso dei porti, dominato dalla Lega -, sia all’interno della stessa giunta regionale, nel caso della Sanità con l’attrito con Fratelli d’Italia.
Profili di transizione: il caso di Dario Cartabellotta
Le nomine dei dirigenti della Regione Siciliana del 2024 hanno portato a cinque nuovi ingressi, sette conferme e diverse rotazioni. Per lo più orizzontali, piuttosto che con un inserimento di figure esterne. Un significativo esempio è Dario Cartabellotta, dirigente con indiscussa competenza nel settore agricolo. Già direttore dell’Istituto regionale dei vini e degli oli di Sicilia (IRVO) e con diversi ruoli in assessorato. Il suo profilo è accresciuto dal suo trascorso politico – seppur tecnico – come assessore regionale all’Agricoltura tra il 2012 e il 2014. Durante il governo centrista e trasversale di Rosario Crocetta. La recente rotazione lo vede spostato al dipartimento Attività produttive, con un’ampliamento della sua sfera di influenza e la possibilità di gestire politiche economiche e di sviluppo più ampie. Una scelta che sa di risultati e affidabilità gestionale in un settore chiave, a patto che l’allineamento operativo con il governo sia assicurato.
Le nomine nei dipartimenti sensibili: Funzione pubblica e Formazione
Le nomine hanno interessato anche settori cruciali per l’efficienza e la stabilità sociale della Regione. Alcuni dei quali tradizionalmente suscettibili a logiche clientelari. Ad assumere la guida del dipartimento della Funzione pubblica è Salvatrice Rizzo: una laurea in Architettura e un master in Diritto amministrativo, ha già ricoperto dei ruoli all’assessorato Famiglia e lavoro. Una nomina strategicamente importante, al dipartimento chde gestisce le risorse umane e la riforma amministrativa promossa da Schifani. Rossana Signorino è, invece, una new entry alla Formazione professionale, settore delicato in Sicilia e soggetto alle massime raccomandazioni Anac, dato il rischio corruttivo. La scelta di un volto nuovo può essere il tentativo di marcare una discontinuità gestionale, così come l’apertura di un nuovo spazio di negoziazione politica per la coalizione.
Il caso dell’Istruzione e il ritiro forzato
La nomina di Carmelo Ricciardo al dipartimento Istruzione è stata, invece, di breve durata. Nonostante l’approvazione iniziale, Ricciardo ha rinunciato all’incarico. Dopo le polemiche sorte per la sua posizione di imputato per turbativa d’asta e corruzione, in un’inchiesta sulla riqualificazione di alcuni porti siciliani. Ricciardo ha dichiarato di non voler danneggiare l’azione del governo Schifani, impegnato in importanti attività per la Sicilia. Questo episodio, che ha costretto la giunta a ritirare una nomina già deliberata, evidenzia la pressione esterna e la necessità per l’amministrazione di sottoporre il personale apicale a un rigoroso controllo politico-giudiziario, per evitare che controversie pregresse compromettano l’agenda di governo e causino un danno reputazionale.
La nomina simbolica: Dorotea Di Trapani al Corpo forestale
Dorotea Di Trapani come comandante del Corpo forestale è stata una nomina di alto profilo. Prima donna a ricoprire la carica, la sua scelta è stata presentata dall’assessora Giusi Savarino come un progresso per la parità di genere e la tutela ambientale. Ma il profilo professionale di Di Trapani indica un legame diretto con il potere politico regionale. Dal 2023, infatti, ha ricoperto l’incarico di coordinatrice della segreteria tecnica degli uffici di diretta collaborazione del presidente della Regione Siciliana. E, prima, è stata capo di gabinetto dell’assessorato al Territorio e ambiente, con una forte vicinanza agli ambienti decisionali della presidenza. La sua nomina, quindi, seppur storicamente rilevante, configura un chiaro atto di patronato diretto della presidenza. O dell’area Forza Italia-assessorato Territorio. In un comparto fondamentale, specie in funzione antincendio boschivo, servizio che Di Trapani ha già gestito come dirigente responsabile.
La rotazione dei dirigenti: progresso o traslazione del potere?
Le rotazioni tra i dirigenti generali – come il passaggio di Rino Beringheli all’Ambiente e Beppe Battaglia all’Urbanistica – hanno quindi sì soddisfatto l’esigenza Anac, ma hanno, innanzitutto, riallocato figure interne. Permettendo agli assessori di riferimento, e ai loro partiti, di esercitare un controllo rinnovato sugli apparati. Senza un netto ringiovanimento o un reclutamento basato solo sul merito. Una contraddizione evidente quando, da un lato, ci si appella alla retorica della competenza – sostenuta, ad esempio, per Salvatore Iacolino alla Sanità – e, dall’altro, si assiste alla realtà degli equilibri politici, come nel caso delle società partecipate e delle infrastrutture, che meritano un capitolo a parte.