In via Nuovalucello I traversa c'è una discarica con una particolarità: viene pulita ogni due settimane dalla Ipi, la ditta che insieme alla Oikos ha vinto l'appalto di nettezza urbana in città. «Perché non installare la videosorveglianza?», chiede un catanese. La risposta è un rimpallo di responsabilità, costi e un contratto in scadenza
Canalicchio, tra carcasse d’auto, eternit e copertoni Un cittadino: «Si spende per pulire anziché multare»
Copertoni e persino la carcassa di un’auto. Ma anche più comuni rifiuti domestici. È solo parte dell’immondizia che popola una discarica in via Nuovalucello I traversa (su alcune cartine indicata come via Feudo Grande), a Canalicchio, che collega via Nuovalucello a viale Lainò. «A trecento metri in linea d’aria dal prestigioso Liceo Galilei e poco dietro Villa Carmide, subito dopo lo stadio di hockey», segnala Beniamino Rossini, avvocato, che percorre spesso quella strada per motivi di lavoro, «ultimamente con più frequenza, considerata la chiusura di via Sgroppillo», spiega. In questo caso, l’accumulo di immondizia non dipenderebbe dalla distrazione dei pulizieri. Anzi. «Da ormai quasi un decennio, l’amministrazione ripulisce ogni due settimane circa questo sito con dispiego di uomini e mezzi», continua Rossini. Per la precisione, a occuparsene è la società Ipi, che conferma la cronicità della situazione, ma spiega: «Tocca al Comune adottare misure di controllo». «In realtà queste vanno indicate nel contratto e spettano alle ditte», risponde l’assessore all’Ecologia Rosario D’Agata, che ricorda come il contratto con il raggruppamento Ipi-Oikos sia stato ereditato dalla passata amministrazione e scada a febbraio 2016.
In ogni caso, nonostante la pulizia, i rifiuti – pericolosi e non – continuano a comparire. Tanto da fare definire il sito una «discarica legalizzata», dove accanto ai sacchetti di spazzatura indifferenziata convivono materiale edile di risulta, materassi, divani e vasche in eternit. «Non è che l’amministrazione comunale non ne conosca l’esistenza», spiega Rossini, raccontando come «da ormai quasi un decennio, cioè da quando la struttura adiacente, con campi di tennis e di calcetto, ha chiuso», circa ogni due settimane gli operai si presentino per pulire. «Proprio quando passo dalla stradina, poco prima delle otto del mattino, ci sono un grosso camion e una ruspetta con cui caricano tutto il materiale. Mi chiedo – conclude il cittadino – non sarebbe più economico installare una sorveglianza e multare gli incivili, piuttosto che spendere ogni due settimane i soldi dei contribuenti per pagare l’operazione di pulizia speciale?».
La descrizione di Rossini è quella dei mezzi Ipi che, insieme alla Oikos, gestisce il servizio di nettezza urbana in città per conto del Comune di Catania. «Quella è una discarica di vecchia data e continua, una delle tante cancrene di Catania – conferma Antonino Pedicona, direttore di cantiere Ipi – Da lì abbiamo tolto fino a 200 pneumatici. La domanda è: chi li butta?». Il logico sospetto è che dietro ci sia una qualche attività organizzata e illegale, non solo privati cittadini. «In questi casi non possiamo intervenire a mano, ma servono le mini pale – continua il responsabile Ipi – Il che vuol dire utilizzare un bobcat e uno scarrabile con vasca per mezzora o un’ora, secondo l’ampiezza della discarica». E non sempre tutti i rifiuti possono essere portati via. «Nel caso dell’eternit, ad esempio, dobbiamo fermarci. Perché non abbiamo le autorizzazioni per trasportarlo e smaltirlo – conclude Pedicona – Il resto invece viene portato nei centri di raccolta autorizzati». E spesso etichettato come rifiuto speciale, anziché urbano, a causa delle quantità industriali.
In passato è stata la stessa azienda a inviare al Comune delle lettere in cui si richiedeva l’intervento della polizia ambientale. E anche sull’uso delle telecamere proposto dal cittadino, Pedicona si dice d’accordo. Ma precisa: «Per la privacy, non possiamo essere noi a installare la video sorveglianza, dovrebbe occuparsene l’amministrazione – spiega – È chiaro che per noi un territorio pulito sarebbe l’ideale». «In realtà, se previste da un contratto, queste misure sono a carico dell’azienda – spiega l’assessore D’Agata – Nel nostro caso il contratto non le prevede e quindi si tratterebbe di un esborso in più per le casse comunali». L’idea è quindi quella di inserire la possibilità della videosorveglianza nel prossimo contratto, a partire da febbraio 2016. «Ne stiamo già discutendo», promette D’Agata.