Si è svolta questa mattina davanti la fontana dell’Amenano, in piazza Duomo, una conferenza stampa sul tema del declino delle imprese del centro storico etneo. A organizzarla il consigliere della prima municipalità Davide Ruffino. Ricca la partecipazione dei commercianti dell’area che indirizzano le loro perplessità all’amministrazione comunale, rea di aver operato «scelte sbagliate in materia di mobilità»
Centro storico svuotato dalle sue attività commerciali Ruffino: «Bisogna rivedere le scelte sulla mobilità»
«Quella di oggi non è una protesta ma una proposta che intende suggerire all’amministrazione comunale di cambiare verso». A indicare la natura dell’incontro è il consigliere della prima municipalità Davide Ruffino, in forza al Partito democratico. Che punta velatamente il dito contro l’attività dell’assessora alle attività produttive Angela Mazzola. «L’operato dell’assessorato risulta poco partecipativo, ho sempre detto alla Mazzola di non correre da sola ma di lavorare insieme in modo da avere maggiori opportunità», spiega Ruffino. Il consigliere del Pd ritiene che il centro storico cittadino «ha un’attività commerciale morente perché i negozi continuano a perdere il prestigio che hanno acquisito nel corso del tempo». E il problema, secondo Ruffino, si spiega con «scelte deleterie sulla mobilità urbana». Per questa ragione Ruffino e alcuni commercianti del centro storico chiedono a palazzo degli Elefanti interventi puntuali e non troppo dilungati nel tempo poiché «mobilità ed economia sono legati a doppio filo», continua Ruffino.
Gli interventi proposti vanno nella direzione di incentivare l’idea del centro commerciale naturale, all’aperto, dentro le strade del capoluogo etneo. «Vorremmo che i cittadini preferissero il centro storico ai centri commerciali, e per fare in modo che ciò avvenga bisogna metterli nelle condizioni adeguate». L’obiettivo dato è perseguibile investendo sulla mobilità ecosostenibile, sulla sicurezza e sulla programmazione culturale di eventi. «Chiediamo che la zona a traffico limitata venga ampliata fino a piazza Mazzini, via Crociferi e piazza Duca di Genova – precisa Ruffino -. Ma per fare questo il centro deve essere raggiungibile da mezzi alternativi alle auto private». Nasce così l’esigenza di ampliare il numero dei parcheggi scambiatori e di rendere più sicura la mobilità ecosostenibile.
Il precedente fortunato è il Centrocontemporaneo, la zona del centro storico circoscritta da via Montesano, via Carcaci, via San Michele e piazza Manganelli. «In quell’area sono state avviate procedure di chiusura al traffico veicolare e organizzazione di eventi culturali che hanno fatto rivivere l’area, con la conseguenza di apertura di nuove attività produttive ma poi l’esperienza è finita», racconta Ruffino. A sostenere Centrocontemporaneo come esperimento da ripetere e magari ampliare è Valerio D’Urso, fotografo che ha la sua bottega nella zona e che fa parte del comitato spontaneo omonimo. Lo stesso esperimento che aveva raccolto qualche mese le critiche di altri commercianti dell’area esterni però al comitato, e per le quali era stato sospeso dall’amministrazione etnea.
«Il problema logistico del centro storico è che presenta un’offerta solo per i giovani e gli studenti, e questa diventa anche una questione di natura economica. D’altra parte ci sono diverse anime tra i commercianti, e la cronaca ce lo ha dimostrato, ma l’idea che noi abbiamo è di un’area pedonalmente fruibile», racconta D’Urso. Che parla per sé e per il comitato spontaneo al quale si ascrive. E continua: «Se in centro anche le famiglie e i bambini hanno qualcosa da fare l’economia gira per tutti, se la gente ha la possibilità di spostarsi senza la macchina gli effetti diventano positivi anche per il commercio». La carenza dell’amministrazione «sta nella mancanza di comunicazione con i cittadini e i commercianti perché l’esperienza di Centro contemporaneo dopo l’avvio è stata bloccata a causa delle lamentele dei residenti», spiega D’Urso. Che conclude: «Per evitare che il centro storico si svuoti delle sue botteghe e delle attività artigianali che lo contraddistinguono dobbiamo riportare qua dentro i catanesi, e questo deve essere compreso dall’amministrazione comunale, e non solo».