Disagi sulla Palermo-Catania, Schifani e Anas annunciano modifiche ai cantieri: «Ci sono stati errori di comunicazione»

I recenti disagi, le lunghe code, la rabbia degli automobilisti del 2 giugno sulla A19 sono stati la proverbiale goccia che ha fatto traboccare il vaso. O, quanto meno, hanno spinto il governo regionale a interrogarsi finalmente sulle condizioni della Palermo-Catania e sui tanti, troppi cantieri che la costellano. «Ciò che è accaduto servirà a tutti da lezione – dice Renato Schifani, presidente della Regione che ha avviato un’interlocuzione con l’Anas, responsabile dei lavori – Due cantieri, uno dopo l’altro, che paralizzano il flusso veicolare è un fatto annoso e che non doveva accadere».

E l’interlocuzione con Anas ha portato, alla fine, a un nuovo piano che prevede un ricalcolo generale delle tempistiche dei lavori, per rendere la situazione più sostenibile nell’area tra Bagheria e Casteldaccia, in provincia di Palermo. Le soluzioni trovate sono state condivise con la Lc Costruzioni e Via Strade, le due aziende interessate nella realizzazione dei lavori. Il cantiere tra Bagheria e Palermo chiuderà dal 28 luglio al 10 settembre. In questo caso, per accelerare i lavori, si procederà con l’istituzione di un terzo turno lavorativo. Per quanto riguarda il cantiere all’altezza di Casteldaccia, invece, sarà creata un’area di lavoro al centro delle corsie che consenta il regolare scorrimento del traffico.

«Avremmo dovuto fornire maggiori informazioni ai cittadini sui disagi ai quali andavano incontro – dice Andrea Gemme, amministratore delegato di Anas – C’è stato un evidente problema di comunicazione. I lavori consentiranno di aumentare la sicurezza, che è il nostro primo obiettivo, ma è chiaro che i disagi fanno parte di questa logica di miglioramento delle strade». «È chiaro che questo piano organico di interventi va realizzato con una certa logica e razionalità – conclude Schifani – non si può chiudere un’intera autostrada e paralizzare il traffico. I cantieri, però, fanno parte dei sacrifici che i siciliani devono sopportare a fronte di centinaia di milioni di interventi di Anas».


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