Sono quasi 500 gli studenti che hanno fatto ricorso e sono stati ammessi. Ma la struttura catanese non è in grado di accogliere tutti i nuovi iscritti. A pagarne le conseguenze sono i colleghi più anziani, i cui problemi sono accantonati. «L'organizzazione non garantisce la tranquillità per studiare. La situazione è grave», denunciano i rappresentanti
Troppe matricole a Medicina, «il sistema è intasato» Esami, calendari, tirocini: caos dopo i ricorsi
Un calendario che subisce modifiche giornaliere, tirocini che non permettono una reale crescita degli studenti, problemi quotidiani di qualsiasi genere rimandati per far fronte ad altre urgenze derivate dall’immissione di quasi 500 matricole non previste. Sono alcuni dei disagi che in questi mesi stanno vivendo gli studenti della Scuola facoltà di Medicina di Catania. La denuncia parte da tre rappresentanti degli studenti, Alberto Leotta (consigliere della Scuola) e Salvatore Esposito e Matteo Cavallo (consiglieri del corso di laurea in Medicina), membri dell’associazione Archè.
In queste settimane, a destare maggiore preoccupazione è la questione relativa al calendario degli esami. «Cambia ogni giorno e non permette di seguire la propedeuticità delle materie», spiega Leotta, iscritto al quarto anno. «La presidenza invia una bozza, i professori la rivedono, noi segnaliamo le incongruenze e rinviamo nuovamente il calendario. Ma la presidenza, poi, pubblica la bozza sbagliata». E così capita che vengano segnati esami da sostenere il 5 febbraio – giorno di sospensione delle attività per la festa di Sant’Agata – o che «tutte le cliniche – materie caratterizzanti del quarto anno, ndr – vengono messe nello stesso giorno».
Secondo il rappresentante «la situazione comincia a pesare: per quanto ci mettiamo del nostro meglio per andare incontro alla presidenza, la situazione è grave. In altre università la calendarizzazione è annuale». Una soluzione che permette anche a categorie particolari, quali studenti lavoratori e pendolari, o semplicemente a chi vorrebbe programmare un impegno o una vacanza, di potersi organizzare. «E così anche i docenti possono evitare di avere problemi – precisa Leotta – Il professore pensa a docenza, didattica, ricerca e professione».
Legato quasi a stretto giro è il problema dei tirocini. «Nel piano di studi è previsto che dobbiamo svolgerne ogni anno nei sei anni – racconta Alberto Leotta – Dà dei crediti formativi ed è compito della segreteria indicare reparti e date». Secondo una convenzione non scritta, si cerca di mettere queste attività obbligatorie nel periodo delle lezioni, così da lasciare agli studenti il periodo degli esami libero da impegni. «Quest’anno, però, hanno deciso che il tirocinio del primo semestre si deve svolgere nel periodo di esami». E, denuncia Leotta, si tratta di un’attività che «non viene svolta in maniera adeguata: i docenti non sanno di avere dei tirocinanti da seguire e spesso lasciano i nostri colleghi a se stessi». Secondo la gerarchia «prima vengono gli specializzandi, poi gli interni e infine gli studenti. Ed è giusto così, si va per competenza. Ma se da studente spendo del tempo in reparto è giusto che faccia qualcosa di utile per la mia carriera». Dato che, sostiene il rappresentante, ci sono reparti in cui gli studenti vengono motivati e «altri in cui viene accantonato, dovrebbero individuare i reparti migliori in cui fare tirocini».
Ad aver innescato tutti i problemi, sostiene Alberto Leotta, è l’ingresso delle matricole non ammesse al primo anno di Medicina che hanno presentato ricorso al Tar. Se il bando per la selezione all’area storicamente più ambita prevedeva l’accesso per 320 studenti all’anno, la presenza di 500 persone in più sta creando enormi problemi organizzativi. «L’università non ha le potenzialità per accogliere tutti questi studenti – chiarisce – Inizialmente si pensava che i ricorsisti non dovessero frequentare e fare esami, ma non è così». I vertici della Scuola, dunque, sono corsi ai ripari, chiedendo aule in prestito ai vicini dipartimenti della cittadella. «I docenti del primo anno sono con le mani nei capelli. Hanno una mole di lavoro in un ambito dove non esistono ricercatori che possono aiutare, come succede a Giurisprudenza, e dove non si hanno numeri di questo genere».
Con un pericoloso e prevedibile effetto a catena, «tutto il sistema è intasato. Il rettore non si esprime e nemmeno il ministro dà indicazioni. La presidenza, pur di garantire la frequenza obbligatoria, si deve incaricare di fare corsi extra ai ricorsisti che man mano vengono ammessi. Ma i docenti sono sempre gli stessi. Si sta arrivando a un blocco, un tilt». «Non siamo contro i ricorsisti – tengono a precisare i rappresentanti – Dovrebbe essere il ministro a dare la possibilità a tutti di avere gli stessi diritti».
Secondo Leotta «si stanno rompendo i cardini di un sistema che finora, nel bene o nel male, ha retto. Ma adesso la presidenza è focalizzata sui problemi del primo anno e quelli degli altri anni vengono accantonati». Per com’è la situazione adesso, «l’organizzazione della Scuola non permette agli studenti la tranquillità per studiare. La situazione è grave – conclude – Non si hanno le condizioni per dire che Medicina a Catania è il fiore all’occhiello dell’ateneo».