Sono varie le cause del passo indietro dell'assessora regionale alla Funzione Pubblica: la lotta di potere tra il governatore Rosario Crocetta e il partito di Giampiero D'Alia. Ma anche i problemi della società che gestisce i servizi informatici e i dissapori con la collega titolare della Formazione
I retroscena delle dimissioni dell’assessora Castronovo Scontro Crocetta-Udc, Sicilia e-Servizi e contrasti con Lo Bello
Dietro le dimissioni, annunciate da almeno un mese, dall’assessora regionale alla Funzione pubblica e alle Autonomie locali, Marcella Castronovo, ci sarebbero varie cause. Personali, ma anche politiche. Legate al ruolo di grande responsabilità che questo incarico comporta. Soprattutto in un momento in cui i Comuni siciliani si ritrovano in una situazione finanziaria difficilissima. Per non parlare delle Province dell’Isola, rimaste sospese da una riforma del settore lasciata a metà.
Dietro queste dimissioni, ormai formalizzate, c’è anche una lotta di potere tra il presidente della Regione, Rosario Crocetta, e l’Udc siciliana di Giampiero D’Alia. Il governatore vorrebbe tanto cogliere la palla al balzo e nominare al posto della dimissionaria Castronovo il docente universitario di Diritto Costituzionale, Giuseppe Verde. Ma l’Udc non avrebbe alcuna voglia di perdere la poltrona. Da qui il braccio di ferro. Fino a qualche settimana fa, come possibile assessore, si faceva il nome di Antonio Vitale, vicino al segretario regionale dell’Udc, Giovanni Pistorio. Ma adesso sembra che D’Alia avrebbe pronto un altro nome. Sempre che Crocetta non insista con il proprio candidato. La vicenda, per ora, è ancora aperta.
Intanto ci si interroga sul perché Marcella Castronovo abbia deciso di lasciare. In effetti, per una romana che deve fare la spola tra la Sicilia e la Capitale, l’incarico di assessore regionale – soprattutto in una Regione in grande difficoltà – non sembra il massimo. Arrivata da Roma in quota Udc con alle spalle esperienze ministeriali, subito dopo aver messo piede in Sicilia, Castronovo deve essersi resa conto che il ruolo che aveva accettato è piuttosto rischioso. A cominciare dalla storia di Sicilia e-Servizi, che ha già fatto finire nel mirino della Corte dei Conti l’amministratore di questa società, Antonio Ingroia, e lo stesso presidente Crocetta.
I fatti sono noti. Ingroia, per evitare che Sicilia e Servizi – la società che gestisce i servizi informatici della Regione – finisse nei guai, ha operato alcune assunzioni. Che sono state contestate dalla magistratura contabile. In verità, tali assunzioni sono state operate anche sulla base di un parere dell’Avvocatura dello Stato. Cosa, questa, che, però, non ha convinto la Corte dei Conti.
Certo, nei giorni scorsi c’è stato l’ennesimo pronunciamento del Tribunale del Lavoro presso il Tribunale di Palermo, che ha certificato che le assunzioni operate da Sicilia e-Servizi debbono essere a tempo indeterminato e non a tempo determinato. Ma la questione, oltre che lavoristica, è anche amministrativa. E sembra che la magistratura contabile contesti le assunzioni sotto il profilo amministrativo, a prescindere dalla natura delle stesse assunzioni, cioè a prescindere dal fatto che siano a tempo determinato o indeterminato.
Insomma una storia piuttosto complessa sotto il profilo giuridico, sulla quale ci potrebbe essere di mezzo un’ipotesi di danno erariale. Una vicenda nella quale l’assessora Castronovo si troverebbe coinvolta in quanto assessore che si dovrebbe occupare, per l’appunto, di problemi legati al personale. Non è da escludere che questo possa essere stato uno dei motivi che avrebbe convinto Castronovo a chiamarsi fuori dalla giunta regionale siciliana.
Sullo sfondo ci potrebbero essere anche i problemi degli enti locali. Non è un mistero che almeno 50 Comuni siciliani, oggi, versino di condizioni finanziarie critiche, tra dissesto e predissesto. Un numero destinato ad aumentare, se è vero che i trasferimenti della Regione ai Comuni, relativi al 2014, sono stati erogati solo in parte. E se è vero – stando al progetto di Bilancio regionale 2015 – che i trasferimenti regionali, quest’anno, passerebbero da 350 a 150 milioni di euro. Fatto, questo, che aggraverebbe ulteriormente le già critiche condizioni finanziarie dei Comuni.
Sempre con riferimento ai Comuni c’è anche la questione dei circa 24mila lavoratori precari che, fino allo scorso dicembre, in buona parte, sono stati pagati con le scoperture di tesoreria operate dalle stesse amministrazioni comunali. Per quest’anno servirebbero i soldi, perché i Comuni non possono continuare a indebitarsi all’infinito per pagare quella che, alla fine, è spesa corrente.
Non va meglio con le nove Province regionali, che non sono ancora state abolite. Sono stati eliminati, con una legge regionale, i presidenti e i consigli regionali. E dovrebbero essere stati varati i Consorzi di Comuni e le aree-città metropolitane di Palermo, Catania e Messina. Ma questa riforma, come già accennato, è rimasta a metà. Sono invece rimaste senza soldi le nove amministrazioni provinciali dell’Isola, che esistono ancora, così come esistono i dipendenti delle stesse Province che, in un modo o nell’altro, dovranno essere pagati.
Poi ci sono stati i contrasti con l’assessora alla Formazione professionale e vice presidente della Regione, Mariella Lo Bello. Quest’ultima ha provato a trasferire il personale nel proprio assessorato. Ma è stata bloccata proprio dall’assessora Castronovo che, in quanto titolare delle competenze sul personale della Regione, non aveva alcuna intenzione di inimicarsi i sindacati del settore, che contestavano all’assessora Lo Bello trasferimenti unilaterali, senza concertazione.
Insomma, troppi problemi. E tante, forse troppe responsabilità, anche economiche. Da qui le probabili dimissioni dell’assessora Castronovo.