E' partito da piazza Croci il corteo che ha raggiunto piazza Verdi. Sono in 15mila per le strade del capoluogo siciliano. Qualche piccolo momento di tensione al teatro Politeama quando alcuni lavoratori sono saliti sul tetto
Sciopero generale a Palermo «Risposte concrete ai precari»
«Sciopero generale nazionale, cosi non va». Così si legge sullo striscione che capeggia il corteo partito questa mattina a Palermo da piazza Croci. Fulcro della manifestazione sarà pizza Verdi, dove è stato montato un palco per l’occasione per ospitare interventi.
Migliaia di persone, si parla di 15 mila, si sono radunate per lo sciopero indetto da Cgil e Uil, contro le politiche economiche del governo Renzi e il Jobs Act; lavoratori precari, quelli dello spettacolo, gli insegnanti, i lavoratori degli enti di formazione, della Gesip, delle Poste Italiane e ancora i metalmeccanici di AnsaldoBreda e Keller, del comparto agroalimentare, e gli operatori dei call center Almaviva, Accenture e 4U.
Durante il percorso un gruppo di lavoratori della Fondazione orchestra sinfonica siciliana, senza stipendio da mesi, è salito sul tetto del Teatro Politeama, esponendo uno striscione con scritto: «Orchestra sinfonica siciliana, chi ha sbagliato paghi».
«Chiediamo risposte concrete per i precari siciliani per i lavoratori dei call center, dell’edilizia, dell’industria e per i n ostri giovani che non posso avere come unica prospettiva la disoccupazione, l’emigrazione o l’assistenzialismo – dice il segretario generale della Uil Sicilia, Claudio Barone – Il Jobs act toglie tutele ma non crea occupazione aggiuntiva. Disegna un Paese che non cresce e aumenta le disuguaglianze. Per questo siamo in piazza per lo sciopero generale. E’ necessario cambiarlo. Renzi deve scegliere se ascoltare i lavoratori e chi li rappresenta, la parte sana del Paese, oppure se cercare il consenso nella Terra di Mezzo con l’assistenzialismo, la clientela e la corruzione. Senza correttivi – aggiunge Barone – anche norme apparentemente positive, come per esempio l’abolizione dei contratti di programma, porterebbero nell’Isola al licenziamento di circa ventimila lavoratori outbound dei call center. Per questo anziché lanciare spot è meglio che il premier Renzi cominci a confrontarsi con il sindacato. Lo sciopero non è contro il Governo ma per risolvere, con proposte concrete, i problemi veri della gente».
Anche gli studenti sono scesi in piazza a fianco dei lavoratori. «Gli studenti si sono riversati nelle piazze siciliane – Dichiara Andrea Manerchia, coordinatore della Rete degli Studenti Medi – per dimostrare che c’è chi vuole cambiare realmente le cose, ripartendo dalla cultura e dall’occupazione. E’ necessario un cambio totale di senso: prendiamo le distanze dalle politiche esclusive e pseudoliberiste del governo; per arginare la crisi economica trasversale che vessa giovani e lavoratori da tanti anni chiediamo misure efficienti, tutele e diritti per tutti. In Sicilia più di un milione di giovani sono NEET, ovvero non lavorano né studiano. E’ un’aberrazione sostenere che l’imprenditore non riesce a portare avanti l’impresa perché limitato dalle garanzie di cui dispongono i lavoratori; è assurdo pensare che basti eliminare l’articolo diciotto per venir fuori da una crisi che ha messo in ginocchio un’intero paese, lasciando disoccupato più di un giovane su tre».