Cosa nostra investiva in attività di ristorazione in Brasile e soprattutto in speculazioni edilizie. Emerge dall’inchiesta su mafia e riciclaggio che ha portato all’arresto dell’imprenditore di Bagheria Giuseppe Bruno che viveva nel paese sudamericano. Secondo le indagini della Gdf tra gli affari più significativi dell’imprenditore c’era «l’avvio, attraverso le società del gruppo, di un piano di lottizzazione […]
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Gli affari di Cosa nostra in Brasile: dalla ristorazione all’edilizia. Arrestato un imprenditore
Cosa nostra investiva in attività di ristorazione in Brasile e soprattutto in speculazioni edilizie. Emerge dall’inchiesta su mafia e riciclaggio che ha portato all’arresto dell’imprenditore di Bagheria Giuseppe Bruno che viveva nel paese sudamericano. Secondo le indagini della Gdf tra gli affari più significativi dell’imprenditore c’era «l’avvio, attraverso le società del gruppo, di un piano di lottizzazione di vastissime aree edificabili a ridosso della costa nordorientale del Brasile. Progettualità che si aggiunge ad altre numerose transazioni in campo immobiliare, in grado di garantire profitti di eccezionale entità».
«L’ indagine – sostengono gli inquirenti – ha fatto emergere le tracce di consistenti investimenti di capitali di matrice mafiosa in iniziative imprenditoriali e in società di diritto brasiliano, tutte abilmente schermate attraverso l’utilizzo di prestanome e l’interposizione di società di comodo». Secondo la Gdf sarebbe quantificabile in oltre 500 milioni di euro il valore patrimoniale complessivo nel tempo assunto da tutte le società nell’orbita del sodalizio criminale. L’organizzazione, di cui faceva parte il boss mafioso Giuseppe Calvaruso, dopo aver realizzato alcune lucrose iniziative imprenditoriali in Italia (tra cui un resort in provincia di Trapani) a partire dal 2016, avrebbe spostato il baricentro dei propri interessi principalmente in Brasile, potendo lì contare, in una prima fase, anche sull’appoggio di un altro imprenditore romano, poi arrestato, nel 2019, dalle autorità brasiliane perché ritenuto mandante di un omicidio avvenuto 5 anni prima a Natal. Proprio a quest’ultimo, Calvaruso avrebbe dato soldi presi direttamente dalle casse di Cosa nostra.
Gli investigatori ipotizzano un primo maxifinanziamento, per circa 830.000 euro, che sarebbe stato elargito in contanti in due tranche, tra il 2016 e il 2017, grazie a cui l’organizzazione sarebbe entrata a far parte, come socio occulto, in numerose società già presenti nel Paese. Ad essere stati impiegati, sul campo, oltre 100 finanzieri, alcuni dei quali, appartenenti al nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo e del Gico, nei giorni scorsi si sono recati a Natal, in modo da poter affiancare i colleghi brasiliani nelle attività sul posto.