Piano Giovani e tirocini/ Crocetta: “Perché escludere i giovani disoccupati che non hanno un pc?”

IL PRESIDENTE DELLA REGIONE ANNUNCIA L’ANNULLAMENTO DELLE SELEZIONE E APRE ANCHE A CHI NON ‘NAVIGA’ SU INTERNET. LA SCELTA E’ CORRETTA

Prendiamo atto con piacere che il presidente della Regione, Rosario Crocetta, ha accolto, in merito alla gestione del Piano Giovani – con riferimento ai tirocini – un rilievo logico, perfino ovvio sul quale il nostro giornale batte da giorni: e cioè che non si possono escludere dalle selezioni i giovani siciliani disoccupati che non vanno sulla rete.

Noi critichiamo spesso il governatore dell’Isola – fino a stasera gli abbiamo rimproverato l’enfasi eccessiva sui presunti ‘fuori-legge’ del Servizio 118 – però quando fa una cosa giusta, per onestà intellettuale, dobbiamo riconoscerlo. E stasera prendiamo atto che il capo del Governo siciliano ha fatto una cosa giustissima annullando la selezione-papocchio portata avanti dall’accoppiata Scilabra-Corsello a proposito dei tirocini del Piano Giovani.

La selezione – a parte gli incarichi affidati a società senza evidenza pubblica: altro incredibile scivolone di un Governo che si batte per la legalità e la ‘trasparenza’ amministrativa – era sbagliata nella forma e nella sostanza. Perché come abbiamo più volte scritto in questi giorni non si possono selezionare per l’accesso ai tirocini formativi solo i giovani disoccupati che vanno sulla rete.

Perché in Sicilia ci sono tanti altri disoccupati che non ‘navigano’ su internet, ma non per questo possono essere abbandonati dalla Pubblica amministrazione.

Non sappiamo a chi sia venuta in mente la ‘brillante’ idea di procedere, con il denaro pubblico, a una selezione che escludeva, in partenza, centinaia di migliaia di giovani disoccupati.

Nei giorni scorsi abbiamo scritto che questo bando sbagliato non può essere solo farina del sacco dell’assessore regionale alla Formazione professionale, Nelli Scilabra, e della dirigente generale del settore, dottoressa Anna Rosa Corsello.

Ciò posto, l’assessore e la dirigente generale – oltre ad affidare incarichi a società che non hanno risparmiato confusione su confusione, peraltro senza la dovuta ‘trasparenza’ – si sono assunti la responsabilità politica e amministrativa di un atto sbagliato.

In un Paese normale, in una Regione normale ne dovrebbero trarre le opportune conseguenze.


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