I cittadini in campo per cambiare davvero i servizi della città

NON BASTERA’ CAMBIARE ASSESSORI E AMMINISTRATORI. LE MACCHINE BUROCRATICHE CHE EROGANO I SERVIZI CITTADINI SONO COSI’ CONSUNTE CHE SOLO CON I CITTADINI IN CAMPO PUO’ ARRIVARE UNA SALUTARE SFERZATA DI MUTAMENTO

 

di Aldo Penna

E’ una battaglia contro il tempo. Da un lato un’azienda immobile (la Rap) che pur cambiando nome non ha mutato filosofia, modo di essere e di comportarsi. Dall’altra parte un’amministrazione che ha promesso ai suoi cittadini, discontinuità con il passato prossimo e servizi moderni.

Solo che il modo di procedere è uguale al passato e non può funzionare. Si può immaginare che un uomo o un piccolo gruppo di uomini, modifichi in radice l’andamento di un servizio se il patto che lega tra loro dipendenti e dirigenti è tale che mutuamente nessuno esige e nessuno concede?
Quando la valutazione sull’efficacia di un servizio è affidata a figure che hanno loro stessi da rimproverarsi, chi assicura che valuteranno per bene?
Inoltre il modo di procedere sembra essere quello di un azionista privato che però non deve occupare il mercato o convincere i suoi clienti con un buon servizio.
Così conquistato il controllo e nominati altri amministratori si attende e si spera che tutto cambi.

 
In realtà poco o nulla può mutare. Il primo pericolo è la sindrome di Stoccolma. L’amministratore si identifica con i dipendenti a tal punto da non esigere da loro il giusto ma solo quel che loro vogliono concedere.
Il risultato è che amministratori e assessori si succedono e la macchina non muta e procede con moto proprio.

Eppure i veri azionisti sono i cittadini. E’ nell’interesse dei cittadini che le varie mosse sono compiute. Non è una rappresentazione per ignari spettatori, ma viva vita che incide sulla qualità del quotidiano.
Sarebbe allora utile e proficuo mutare metodo. Coinvolgendo i cittadini nella gestione dei servizi, nell’attestazione dei livelli di qualità raggiunti si può imprimere una salutare scossa a malati cronici e contagiosi che provocano l’appassire di ogni entusiasmo e volontà di cambiamento.

I servizi sono affetti da consunzione, consumano se stessi e chi entra in contatto con essi. Solo attraverso l’utilizzo degli anticorpi civici, della cittadinanza attiva che valuta la qualità dei servizi e attribuisce valutazioni all’operato delle “maestranze” si può sperare in una dura e salutare sferzata che faccia cambiare direzione a una carovana destinata a perdersi nel deserto.


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