Sfumato il tentativo del pd e del megafono di liberarsi dell'assessore all'economia, luca bianchi, facendolo nominare sottosegretario. Roma ha detto no e il romano rimane a tiranneggiare i conti di una sempre più disastrata sicilia
Ars: la manovra finanziaria bis è solo un bluff
SFUMATO IL TENTATIVO DEL PD E DEL MEGAFONO DI LIBERARSI DELL’ASSESSORE ALL’ECONOMIA, LUCA BIANCHI, FACENDOLO NOMINARE SOTTOSEGRETARIO. ROMA HA DETTO NO E IL ROMANO RIMANE A TIRANNEGGIARE I CONTI DI UNA SEMPRE PIù DISASTRATA SICILIA
Sulla manovra Finanziaria bis del Governo regionale di Crocetta, l’unica cosa certa è l’incertezza. La scorsa settima veniva data come cosa fatta una fantomatica delibera della Giunta regionale che prevedeva una spesa di 300 fantomatici milioni di euro. La settima politica e parlamentare di Sala d’Ercole si è chiusa, ma di questa manovra non c’è nemmeno l’ombra.
Ci si interroga, in primo luogo, sulla provenienza di questi improbabili 300 milioni di euro. La Sicilia non è Roma: e se oggi il Governo di Matteo Renzi ha varato il decreto che punta a mettere in salvo i conti della Capitale, da Palazzo Chigi non sembra ci sia alcun segnale a favore della Sicilia. Nemmeno la ventilata nomina dell’attuale assessore regionale all’Economia, Luca Bianchi, a sottosegretario si è materializzata.
Sembra che a sponsorizzare la sua candidatura fossero i vertici del Pd siciliano e del Megafono. E, segnatamente, il capogruppo del Pd all’Ars, Baldo Gucciardi, Mirello Crisafulli e il Senatore, Beppe Lumia. Sarebbe stato un modo elegante di sbarazzarsi di un assessore ingombrante, ‘calato’ in Sicilia per volere delle burocrazie ministeriali.
Ma, i desiderata del Pd e del Megafono, sono stati smentiti dai comunicati ufficiali di Palazzo Chigi: il nome di Luca Bianchi non è tra i sottosegretari di Stato. Morale: Bianchi resta in Sicilia.
Non sarebbe stato male liberarsi di Bianchi per l’Isola, non solo per la disastrosa finanziaria 2014, ma anche per quello che non ha fatto su due fronti cruciali per i destini della Sicilia: la sanità e il federalismo fiscale.
Sulla sanità, dal 2008, la Sicilia attende, invano, le compensazioni dallo Stato. Ricordiamo, che tra il 2006 e il 2009, la quota di compartecipazione della Regione alle spese sanitarie è passata dal 42 al 50%. In cambio alla Regione avrebbe dovuto essere riconosciuta una quota sulle accise petrolifere. Ma da cinque anni è tutto bloccato.
Su questo punto sembra che l’assessore Bianchi non abbia condotto una battaglia a favore della Sicilia. Eppure basterebbe sbloccare queste somme che sono d ‘proprietà’ della Regione siciliana per mettere in campo una manovra bis abbastanza corposa da potere dare ristoro ai Comuni siciiani che sono in ginocchi.
Per il terzo anno consecutivo i Comuni subiranno pesantissimi tagli. La legge sul federalismo fiscale prevede compesazioni per i comuni svantaggiati: la perequazione fiscale e la perequazioni immobiliare. Avrebbe dovuto essere questa una battaglia condotta dall’assessore Bianchi e dall’Anci (associazione nazionale comuni italiani). Ma così non è stato. Bianchi continua ad ignorare il tema del federalismo fiscale.
E così fa anche l’Anci siciliana. Risultato è che nessuno si occupa che nessuno si occupa dei drammi della Regione.
In questo scenario la scorsa settimana, forse per tacitare- o per provare a tacitare- i tanti soggeti pubblici rimasti senza soldi (Forestali, associazioni e fondazioni culturali, Comuni, enti impegnati nel sociale, Ersu, e via continuando), il Governo di Rosario Crocetta ha annunciato l’arrivo della manovra finanziaria bis.
Ma, come abbiamo già scritto, si trattava di una manovra pronta solo per i giornalisti…. Non solo non c’è traccia, ma la notizia è che ora vorrebbero ripetere quello che è già stato censurato dal Commissario dello Stato: utilizzare impropriamente parte dei fondi delle regolazioni contabili, dei fondi di riserva e risorse del fondo rischi.
Per fare ciò Crocetta e Bianchi, con una sfacciataggine pari soltanto alla loro approssimazione, vorrebbero il consenso del Commissario dello Stato. Che però ha già detto no agli imbrogli contabili con la sua impugnativa.
Resta da capire perché Roma debba usufruire di un provvedimento ad hoc e la Sicilia debba fallire.