Orlando presidente dell’ANCI Sicilia? Una vittoria di Pirro. Perché l’imbroglio metropolitano di Bianco e Crocetta fallirà!

NON SIAMO PIU’ SOLI AD AFFERMARE CHE L’ATTUALE GOVERNO REGIONALE VUOLE FARE SPARIRE CENTINAIA DI PICCOLI COMUNI PER FORAGGIARE I GRANDI COMUNI. ADESSO LO DICONO ANCHE ALCUNI PARLAMENTARI. A COMINCIARE DA NINO D’ASERO. PERO’ SAREBBE BENE CHE I SINDACI E I CITTADINI DI QUESTI PICCOLI CENTRI SI SVEGLIASSSERO

Ieri il Consiglio regionale dell’ANCI Sicilia (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) ha eletto presidente il Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. E’ stato eletto con 32 voti contro i 28 presi dal Sindaco di Canicattini Bagni, Paolo Amenta.
Per eleggere Orlando si sono mobilitati i Sindaci delle più gradi città siciliane – con in testa il Sindaco di Catania, Enzo Bianco – il PD, il presidente della Regione, Rosario Crocetta, il senatore Giuseppe Lumia, l’Udc e persino Forza Italia. Tutti uniti contro il Sindaco di un piccolo Comune della provincia di Siracusa. Che vergogna!

L’elezione di Orlando è stata la vittoria degli apparati di Partito. Una vittoria di Pirro, perché – come cercheremo di raccontare – il progetto di ‘saccheggiare’ i piccoli Comuni, sopprimendoli, per ‘infilarli’ nelle tre improbabili città metropolitane di Palermo, Catania e Messina comincia a trovare qualche difficoltà.
Questo progetto – come il nostro giornale ha più volte raccontato nelle scorse settimane e anche ieri – è stato ‘pensato’, soprattutto, dal Sindaco di Catania, Enzo Bianco. Che s’illude di tappare gli enormi ‘buchi’ di bilancio del suo Comune costituendo la città metropolitana di Catania, ‘infilandoci’ dentro almeno dieci Comuni del circondario che verrebbero soppressi per poi venire ‘saccheggiati’.
Come abbiamo già scritto, l’illusione di Bianco ha, comunque, una solida base in un articolo della Finanziaria regionale 2013: si tratta dell’articolo in base al quale ai Comuni siciliani, per autofinanziarsi, a partire da quest’anno, spetterà l’8,6 per cento dell’Irpef.
Inglobando dieci o più Comuni del Catanese nella ‘Città metropolitana’ di Catania, l’attuale Sindaco conta di arraffare l’Irpef dei cittadini di questi Comuni per sanare i bilanci di Catania! In pratica, Comuni come Aci Castello, Aci trezza, San Giovanni La Punta, Sant’Agata Li Battiati – per citarne solo alcuni – dovrebbero sparire per risolvere i problemi finanziari di Catania!

Un grande ‘progetto’ politico, quello del Sindaco di Catania e del sempre più sgangherato Governo regionale di Rosario Crocetta. Insomma, invece di pensare al Piano regolatore di Catania – una sorta di eterno “Chi l’ha visto?” siciliano, vicenda che Bianco tiene ‘bassa’ per non creare problemi agli eterni ‘padroni’ (ma ancora per quanto?) della città, Mario Ciancio Salfilippo e Ennio Virlinzi – Bianco pensa a come ‘mangiarsi’ i Comuni che circondano la città che lo ha rieletto Sindaco.
Bianco, però – come del resto Orlando a Palermo (che vorrebbe fare la stessa ‘operazione’ con i Comuni che circondano il capoluogo dell’Isola – rischia di scontrarsi con una realtà politica non esattamente d’accordo con il progetto.

Poiché siamo l’unico giornale ad aver parlato – e a continuare a parlare – del progetto di far sparire circa 200-250 Comuni siciliani (che potrebbero essere anche di più), va anche messa nel conto la possibilità che noi siamo un po’ matti. Per fortuna, ieri, è venuto fuori un comunicato del capogruppo del Nuovo centrodestra democratico all’Ars, Nino D’Asero, dove si dicono delle cose che, forse, non faranno molto piacere a Bianco e ad Orlando.

“Permane in Commissione Affari Istituzionali dell’Ars – leggiamo nel comunicato dell’onorevole D’Asero – un clima di confusione nell’ambito della discussione sulla riforma delle Province, determinato dalla fretta di pervenire, entro il termine fissato del 15 febbraio, all’approvazione della stessa riforma”.
“Occorrerebbe – prosegue il capogruppo del Nuovo centrodestra – un confronto più sereno per approfondire le problematiche che riguardano la riforma, poiché non è stato ancora delineato l’assetto dei Consorzi”.

Qui cominciamo a entrare nel cuore della vicenda. Come raccontiamo da mesi, circa cinquanta Comuni siciliani – nella testa del presidente Crocetta, di Enzo Bianco, di Leoluca Orlando, di Giuseppe Lumia e, in generale, nella testa di tutta la vecchia nomenclatura politica siciliana – dovrebbero essere ‘inghiottiti’ dalle tre improbabili città metropolitane di Palermo, Catania e Messina. Mentre altri 150-200, forse anche 250 Comuni dovrebbero sparire per fare posto ai liberi Consorzi di Comuni.

Peccato che questi “liberi Consorzi di Comuni” – previsti dallo Statuto siciliano – rischiano di non essere affatto ‘liberi’. Contrariamente a quello che prevede lo Statuto – che indica negli stessi Comuni i soggetti chiamati a scegliere come consorziarsi – il Governo vorrebbe costituire dall’alto i ‘liberi Consorzi’. L’obiettivo, ovviamente, non è quello di attuare l’articolo 15 dello Statuto autonomistico siciliano: al contrario, è quello di abolire le Province e fare sparire da 250 a 300 Comuni siciliani per risparmiare e salvare i Bilanci dei Comuni dell’Isola più grandi.
Di fatto, il progetto del Governo Crocetta è quello tutelare i Comuni con oltre 30 mila abitanti – che in Sicilia saranno una trentina – e penalizzare, facendoli in parte sparire, i circa 330 Comuni siciliani con meno di 30 mila abitanti.

Due le conseguenze che si avrebbero sotto il profilo urbanistico.
Primo: la trasformazione dei Comuni che circondano Palermo, Catania e Messina in squallide periferie, senza risorse e senza servizi (per Catania si tratterebbe di una sorta di ‘Librino al cubo’…).
Secondo: il totale abbandono di tanti altri Comuni delle aree interne dell’Isola.  

A che punto è questa ‘genialata’ del solito Governo Crocetta e di Enzo Bianco lo racconta sempre D’Asero: “Già l’approvazione degli art. 7 e 8 – dice il capogruppo del Nuovo centrodestra democratico – hanno fatto emergere interrogativi sui criteri di aggregazione territoriale delle Città metropolitane, sull’organizzazioni delle reti di servizi, sugli organi di gestione, sulla necessità di formare una nuova burocrazia più vicina ai cittadini e su una conseguenza affiorante: l’agevolato accesso a benefici delle Città metropolitane a discapito delle aree periferiche che, invece, rimarrebbero fortemente penalizzate”.

Come potete leggere, non siamo i soli a pensare che Enzo Bianco abbia in testa di ‘saccheggiare’ i centri che circondano Catania.

“Alla luce dei fatti – conclude D’Asero – non c’è, ad oggi, una proposta conducente: aggiungiamo problemi a problemi. Crocetta rifletta, non possiamo permetterci una seconda clamorosa bocciatura. Proviamoci a simulare i risultati poiché sono questi ultimi a rendere concrete e produttive le proposte e a qualificare le Istituzioni”.

Anche se ieri Orlando è stato eletto presidente dell’ANCI Sicilia, questo progetto – che noi non esitiamo a definire scellerato – non ha ancora vinto. Non è ancora stato approvato dalla Prima Commissione dell’Ars. E non è ancora stato approvato dalla stessa Ars.
Però i Sindaci e i cittadini di questi Comuni che nella testa del Governo dovrebbero fare una ‘malafine’, si debbono svegliare. Spiegando alla politica che le città metropolitane – previste dalla legge nazionale n. 142 del 1990 – sono aggregazioni tra soggetti amministrativi ‘vivi’ e non certo la risultante di decine e decine di Comuni soppressi! Lo spirito della legge 142 è quello di fornire servizi di ‘respiro’ metropolitano, non quello di depredare l’Irpef dei cittadini di Comuni soppressi per foraggiare i grandi Comuni. Questa, semmai, è un imbroglio metropolitano…

 


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