Ardizzone ricorda che anche la uil ha contribuito a creare il precariato siciliano
Precari, il presidente dell’Ars replica ad Angeletti: “Eviti la demagogia”
ARDIZZONE RICORDA CHE ANCHE LA UIL HA CONTRIBUITO A CREARE IL PRECARIATO SICILIANO
Ormai la politica siciliana è ‘incartata’ sulla questione precari. Gestire il rinnovo dei contratti per 80 mila precari con un Bilancio regionale pieno di ‘buchi’ e con Roma che si prenderà, per il 2014, tra 800 milioni e un miliardo di euro dallo stesso Bilancio regionale, è diventato impossibile.
Non solo. L’ufficio del Commissario dello Stato ha impugnato la legge regionale che prorogava i contratti ai precari di Cefpas, enti Parco, Camere di Commercio ed ex Consorzi Asi. Se due più due fa quattro – e ancora Sala d’Ercole non ha ‘riformato’ l’aritmetica – il Commissario dello Stato impugnerà anche la legge sulla Sas, qualora l’Ars dovesse completarne l’iter di approvazione.
In questa storia dei precari siciliani si è intrufolato il segretario nazionale della Uil, Luigi Angeletti. Che ha attaccato il ministro della Pubblica amministrazione, Giampiero D’Alia, reo, a suo dire, di avere varato una riforma che non agevola il precariato.
Ad Angeletti replica il presidnete dell’Ars, Giovanni Ardizzone, esponente dell’Udc, stesso Partito del ministro d’Alia: E facile fare demagogia utilizzando il malessere diffuso e le reali difficoltà che la nostra società sta attraversando – dice Ardizzone -. Voglio tranquillizzare il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, che la Sicilia è in grado di ridurre i costi della politica, tanto è vero che ha iniziato a farlo”.
“Dallavvio di questa legislatura, infatti – osserva il presidente dell’Ars – il Parlamento siciliano ha già provveduto a operare tagli quantificati in circa 12 milioni di euro. Angeletti, invece di fare proclami ci aiuti, questo sì, a risolvere il problema dei precari, che anche lui ha contributo a creare”.
Quindi la ‘botta finale: “Nel contempo, auspico che il segretario della Uil ci dia una mano anche per quanto riguarda la riduzione dei permessi sindacali, che inceppano e ingessano la macchina della pubblica amministrazione.