Alfano-Casini: fuori Monti, un salvagente al Cavaliere e poi a tutto gas verso il Ppe

NON E’ DA ESCLUDERE CHE UNO SCHIERAMENTO CENTRISTI SALVI IL BERLUSCONI AL SENATO, A PATTO CHE POI RIGHI DRITTO

Su facebook il ministro siciliano Giampiero D’Alia posta la seguente frase: “Dopo Scelta Civica, scelte poco felici. Fatico a riconoscere il prof. #Monti”.

Ormai la rottura tra il Professore e il Partito di Pierferdinando Casini sembra insanabile. Alla base c’è l’incapacita politica di Monti, dannoso come capo del Governo e negato come politico.

Non sappiamo, in quest fase – né, in verità ci interessa molto saperlo – cosa passa nella testa di Monti. Sappiamo che è critico vero la manovra di stabilità del Governo Monti-Alfano. E sappiamo che questo dovrebbe essere stato uno dei punti di attrito con Casini.

Sappiamo, invece, un po’ di più sulle intenzioni di Casini, di Angelino Alfano e, forse, anche di Berlusconi.

Sul fatto che, sotto traccia, ci sia il tentativo – questa volta un po’ più deciso del solito, visto che se ne parla da anni – di costituire una formazione moderata (dovrebbe essere il Ppe, o comunque qualcosa di molto democristiano) non ci dovrebbero essere dubbi. Così come non ci dovrebbero essere dubbi sul fatto che, in questa partita, Alfano e Casini dovrebbero essere insieme.

Difficilmente, infatti, Casini e i suoi si presenteranno alle prossime elezioni con il simbolo dell’Udc. Anche perché, ormai, la gente identifica l’Udc come una forza politica in declino, per giunta in accoppiata con Monti, personaggio che la gente identifica come l’uomo delle tasse e che nemmeno i poteri forti appoggerebbero più.

Per Casini, insomma, rompere con Monti è un fatto positivo, perché gli fa recuperare un po’ di credibilità: quella credibilità che ha perduto alleandosi con il Professore.

Ma ancora più positivo è il rapporto con Alfano. Soprattutto alla luce degli scenari di Governo.

Il Governo Letta-Alfano, ormai il gioco è stato scoperto, massacrerà di tasse gli italiani. Lo ha già fatto con l’aumento dell’Iva e con l’incremento di tutte le tasse più o meno occulte.

In questa storia Alfano fa la parte di quello che si oppone alle tasse, mentre Letta appare come il tassaiuolo. Questo, in prospettiva, dovrebbe far guadagnare consensi al centrodestra spese del centrosinistra.

I sondaggi, che vanno presi con le pinze, ma che ci sono, danno il centrodestra in vantaggio sul centrosinistra (ma non dicono che a prendere più voti di tutti, pur non conquistando la maggioranza assoluta, potrebbe essere il Movimento 5 Stelle).

I sondaggi dicono anche che il centrodestra è forte solo se c’è Berlusconi. Il Cavaliere si è già beccato due anni di interdizione. Ma il problema più grosso è la decadenza dal Senato.

Lo scenario centrista – dove il Cavaliere non avrebbe più il potere di veto del passato – potrebbe, paradossalmente, aiutare Berlusconi. Che potrebbe uscire indenne dal Senato: non tanto perché lo vogliono salvare, quanto perché risulta ancora utile per rafforzare e, un domani non lontano, far vincere il centrodestra, magari con una legge elettorale cambiata che consentirebbe di governare allo schieramento che risulterebbe vincente anche in una condizione di tripolarismo (che poi è la condizione attuale).

Come ha detto con una battuta Vittorio Sgarbi, rmai Berlusconi è il vice di Alfano…


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