Formazione/ Le inchieste giudiziarie scoperchiano anche le responsabilità dei burocrati

NELLO SCANDALO DI QUESTO SETTORE, SPECCHIO DELLA DECADENZA DELLA POLITICA, EMERGEREBBE ANCHE IL RUOLO DELLA BUROCRAZIA REGIONALE E DEGLI UFFICI PERIFERICI DEL LAVORO

Il fallimento della politica, la deriva amministrativa si misurano con il livello di attenzione delle Procure della Repubblica. La tanto attesa riforma del settore della Formazione professionale, se a qualcuno dovesse sfuggire, è in atto. Dove hanno fallito politica e governi regionali, è entrata a gamba tesa la magistratura. Scandali, inchieste e indagini che sintetizzano l’esplosione del sistema formativo retto per oltre trent’anni da un connubio politica-enti.

È lo specchio reale di una politica malata e del sistema democratico in profonda crisi, quello che si registra nella Formazione professionale. Oggi, in un clima di caccia alle streghe, di ricerca spasmodica del colpevole per zittire l’opinione pubblica, torna utile ricordare che un ruolo determinante è stato esercitato da chi era pagato dai cittadini siciliani per controllare l’attività degli enti.

Ciò che in questa fase non è emerso con chiarezza, infatti, è il ruolo della burocrazia regionale. Si tratta dell’anello di congiunzione tra politica che metteva i soldi per finanziare i corsi di formazione e gli enti e le società che operano nella formazione che attuavano quanto stabilito nel Piano regionale dell’offerta formativa.

In epoca di vacche grasse tutto era ammesso, tutto “faceva brodo”. Carriere politiche lampo, scalate ai vertici delle istituzioni, poltrone pesanti, sono state rese possibili anche per via del sistema formativo che foraggiava una parte della politica carnivora e pappona. Soldi a palate riversate nel settore della formazione professionale, parenti e amici del politico di turno ad ingrossare l’esercito di formatori e segretari per alimentare, con ogni probabilità, corridoi e flussi finanziari ad ogni scadenza elettorale.

Un sistema dove tutto era possibile. Ed ecco entrare in gioco la burocrazia regionale. Dai vertici alle periferie il sistema si è affinato. Nella filiera formativa, gli uffici dell’amministrazione regionale svolgono un ruolo essenziale, Quale? Quello di vigilare e controllare.

Cosa va emergendo dalle inchieste che toccano anche funzionari dell’apparato della pubblica amministrazione regionale? Quanti funzionari hanno fatto carriere-lampo fino ai vertici del dipartimento Formazione professionale o Lavoro? Per non parlare dei dirigenti generali esterni contrattualizzati per tradurre gli input del datore di lavoro, il Governo regionale ed i partiti di maggioranza di turno.

Quanti lavoratori sparsi in Sicilia sono stati assunti dagli enti formativi e risultano imparentati con dipendenti, funzionari, dirigenti di servizio e dirigenti generali succedutisi nel passato?

I controlli sull’acquisto della risma di carta A 4 a 8 euro anziché 2, 5 chi li ha fatti? Come mai in sede di rendiconto non ci si accorge delle spese sostenute ad un costo superiore alla media di mercato?

La verità sull’andazzo del settore la si conosce da sempre, faceva comodo a tutti e nessuno sentiva la necessità di denunciare le malefatte. La decadenza della politica, le ristrettezze di bilancio e l’ancoraggio all’unica ‘cassa’ oggi disponibile, quella comunitaria, hanno accelerato il processo di disgregazione del modello formativo fondato non più dal binomio come erroneamente qualcuno vorrebbe far credere, ma dal trinomio politica-burocrazia-enti (o società) al quale assistiamo tutti da qualche mese.

Parlare di scandalo nazionale, di vergogna siciliana è irrispettoso nei riguardi dell’intelligenza comune. Chi oggi si scaglia contro il sistema ha una responsabilità quanto meno oggettiva per non avere fatto quanto poteva.

L’azione mirabile e brillante della magistratura, vero baluardo a presidio della democrazia e, quindi, delle regole, si è sostituita al vuoto istituzionale, Parlamento siciliano e Governo regionale hanno mostrato una mortificante freddezza rispetto al rotolare verso l’oblio del settore formativo.

La riforma tanto attesa, sulla quale si sono misurati tutti i precedenti governi regionali è stata un fallimento di idee e procedure. Il Governo del presidente Rosario Crocetta ha proseguito senza soluzione di continuità l’approccio amministrativo alla riforma. Il cambiamento in democrazia passa dall’assemblea del popolo.

In Sicilia le grandi riforme, quelle che lasciano il segno nel tempo e che ricadono sulle tasche e sulla vita dei siciliani, spettano al Parlamento siciliano. In questo l’Assemblea regionale siciliana è assente oramai da troppo tempo. È maturo il tempo che qualcosa cambi nel rapporto tra cittadino e parlamentare eletto. Non è più pensabile che un deputato possa percepire decine di migliaia di euro al mese senza essere sottoposto a criteri oggettivi che ne misurino il grado di produttività.


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