«Te lo dico bello chiaro e tondo: Francesco è salito perché si è comprato i voti […] Ha uscito (ha tirato fuori, ndr) i soldi, altrimenti non saliva (sarebbe stato eletto, ndr)». Il protagonista della conversazione intercettata è Francesco Sgroi, attuale sindaco di Randazzo (nel Catanese) che è stato anche candidato alle ultime elezioni regionali […]
Randazzo: le promesse del sindaco in cambio dei voti. «È stato eletto perché ha uscito i soldi»
«Te lo dico bello chiaro e tondo: Francesco è salito perché si è comprato i voti […] Ha uscito (ha tirato fuori, ndr) i soldi, altrimenti non saliva (sarebbe stato eletto, ndr)». Il protagonista della conversazione intercettata è Francesco Sgroi, attuale sindaco di Randazzo (nel Catanese) che è stato anche candidato alle ultime elezioni regionali nella lista Popolari e Autonomisti. Il primo cittadino non è l’unico politico coinvolto nell’operazione Terra bruciata, che ieri ha dato un duro colpo al clan Laudani. Un’informazione di garanzia, con l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso, l’hanno ricevuta anche l’attuale presidente del Consiglio comunale Carmelo Tindaro Scalisi e il consigliere comunale Marco Crimi Stigliolo. Quest’ultimo, eletto nel 2018 nella lista civica Insieme per Randazzo-Francesco Sgroi sindaco, è anche cugino di Giovanni Farina, tra gli indagati perché ritenuto appartenente ai Mussi i ficurinia con anche un ruolo di spicco all’interno dell’organizzazione mafiosa.
È a lui che Sgroi e Stigliolo avrebbero promesso un posto di lavoro in cambio del voto per le elezioni comunali del maggio del 2018. La posta in gioco sarebbe stata l’assunzione nella ditta Ecolandia Srl addetta alla raccolta dei rifiuti a Randazzo. Quando Sgroi viene eletto sindaco, Farina in effetti ottiene un contratto a tempo determinato. Quattro mesi, da luglio a ottobre. Un’assunzione che per gli inquirenti sarebbe stata legata «principalmente al suo carisma criminale».
Nell’attesa che si concretizzi il rapporto di lavoro, Farina impaziente parla con il cugino consigliere che lo rassicura riportandogli le parole che il sindaco in persona avrebbe pronunciato a garanzia del mantenimento dell’impegno preso in precedenza: «Giovanni è dentro effettivo, io non lo voglio trascurare – dice Stigliolo a Farina riportando una conversazione che sostiene di avere avuto con il primo cittadino – Che fai, scherzi? Uno che per Giovanni abbiamo rispetto, due è un tuo cugino che ti ha seguito nella politica». Un seguire che tradotto significa, come spiegato nell’ordinanza, che l’esponente del clan Laudani si sarebbe impegnato per procacciare voti.
Stessa promessa di un posto di lavoro nella stessa ditta dei rifiuti sarebbe anche quella fatta dall’attuale presidente del Consiglio comunale Carmelo Tindaro Scalisi – che era già stato tra gli scranni del civico consesso randazzese anche nel corso della precedente amministrazione – a Samuele Portale. Il nipote di Salvatore Sangani, detto Turi. L’uomo che, a partire dal 2008, si sarebbe sostituito nella reggenza del clan locale al fratello Oliviero, finito in carcere perché condannato per un triplice omicidio. Anche Portale, classe 1988 e indicato come braccio destro dello zio, ieri è finito tra gli arrestati. Oltre a quella dell’assunzione, per lui ci sarebbe stata anche la promessa dell’assegnazione di un alloggio popolare. Un nodo al fazzoletto che, poco dopo gli esiti elettorali, Portale decide di provare a sciogliere incontrando il consigliere Scalisi nel dicembre del 2018.
Niente da fare. Ancora insoddisfatto per non avere ottenuto quanto gli era stato garantito, nel marzo del 2019 Portale sarebbe passato a quelli che gli inquirenti hanno definito «metodi forti propri dell’associazione mafiosa». E lo avrebbe fatto minacciando di morte l’assegnatario di quell’alloggio popolare che gli era stato promesso. L’uomo, un emigrato in Germania, ha però deciso di denunciare ai carabinieri le minacce rivolte non solo a lui ma anche ai propri familiari e a chi viveva nella casa che, a un certo punto, decide di lasciare. Venuto a conoscenza della denuncia, Portale si sarebbe rammaricato di non potere uccidere l’uomo che per telefono aveva raccontato tutto alle forze dell’ordine fornendo loro anche le conversazioni di Messenger, applicazione di messaggistica di Facebook. Escluso l’omicidio, Portale resta fermo nell’intento di volere punire l’uomo che lo ha denunciato: «Gli devo rompere le ginocchia e i gomiti – dice parlando in auto con un altro uomo senza sapere di essere intercettato – Sa che non ci può più venire lui qui (a Randazzo, ndr) perché lo sa come gli finisce. Lui perché se ne va in caserma? Che cambia dopo che te ne vai in caserma?». E, invece, qualcosa è cambiato.