Festa della Repubblica

Di recente è stata ripristinata nei nostri calendari, ma non per questo è stata meno sentita e partecipata da tutti gli italiani: la festa della Repubblica, nel giorno dell’appena trascorso 2 Giugno, ha visto riunite autorità, rappresentanze delle associazioni istituite in memoria della guerra e cittadini semplicemente motivati dall’amore per la loro Repubblica. In tutte le piazze della provincia di Ragusa è stato possibile assistere alle parate che sono avanzate trionfalmente al suono dell’inno di Mameli. Ma in quel della piazza di Pozzallo, oltre al tradizionale festeggiamento della mattina, ha avuto luogo, di sera, una rappresentazione teatrale singolare. Singolare per i temi trattati e ancor più per la modalità con cui sono stati trasposti sul palcoscenico.
“Rausa 9 aprile 1921” è il titolo dello spettacolo, la cui unica voce è stata quella di Carlo Ferreri, nelle vesti sia dell’attore che del regista. Nel giorno della festa della Repubblica, Ferreri ha narrato le uccisioni, per mano fascista, dei ragusani Carmelo Vitale, Rosario Occhipinti e Rosario Guerrieri che, nel giorno citato dal titolo, assistevano ignari al comizio dell’onorevole Vacirca nell’antica piazza delle Logge, oggi piazza S. Giovanni, a Ragusa.
Le scene si sono aperte su un paesaggio agreste nel quale, da sottofondo, arieggiava la musica di una fisarmonica suonata da un anziano contadino, pienamente in pendant con lo scenario circostante. Il tono dell’immagine d’antan è stato subito smorzato dalle immagini proiettate qualche secondo dopo sullo sfondo: immagini di taglio più che moderno, testimonianza del progresso degli anni intercorsi.
Il linguaggio è un altro punto di forza dello spettacolo: un siciliano dalle tinte forti, ricco di tutti quei vocaboli dimenticati dai più e sbiadito nella memoria delle nuove generazioni.
La voce di Ferreri, attore unico della pièce, è riuscita sapientemente a sdoppiarsi, a fare di un monologo un dialogo ad una voce. Una voce ora ironica, ora triste, ora nostalgica che, negli ultimi istanti, è riuscita a trasmettere la drammaticità degli accadimenti negli animi di tutti.
Il sipario è calato subito dopo le uccisioni dei tre ragusani, e, nonostante i tanti anni trascorsi dagli eventi rappresentati, la sensazione di smarrimento, di sbigottimento degli sguardi intorno sembrava immutata. 85 anni dopo, il “perché” che aleggiava nell’aria era lo stesso, un punto interrogativo che non teme il tempo e che campeggia nelle coscienze di tutti, sfidando i temerari che vorrebbero ignorarlo.


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