Una cosa è certa: il presidente della regione siciliana, rosario crocetta, sa leggere. Lo abbiamo appurato con fonti istituzionali altolocate. La notizia è certa. Neanche i suoi peggiori oppositori potranno negare che, nonostante il ricorso agli occhiali da vista, l'ex sindaco di gela, in quanto a capacità di lettura è messo bene. Le cose giuste. Diamo pane al pane e vino al vino.
Articolo 37, Crocetta ha in mano l’appello anti truffa. Lo leggerà?
Una cosa è certa: il Presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, sa leggere. Lo abbiamo appurato con fonti istituzionali altolocate. La notizia è certa. Neanche i suoi peggiori oppositori potranno negare che, nonostante il ricorso agli occhiali da vista, l’ex Sindaco di Gela, in quanto a capacità di lettura è messo bene. Le cose giuste. Diamo pane al pane e vino al vino.
La cosa non può che farci piacere. Nessuno di noi si augurerebbe un Presidente della Regione ignorante a tal punto. Ora però, speriamo che legga anche il documento che ieri sera gli ha consegnato una esponente del Comitato “La Sicilia e i Siciliani per lo Statuto”. Speriamo che lo legga, poiché finora ha dimostrato, nella migliore delle ipotesi, di non conoscere bene l’argomento.
Si tratta del’appello già consegnato ai capi gruppo parlamentari all’Assemblea Regionale Siciliana in merito alla corretta applicazione dell’Articolo 37 dello Statuto Siciliano.
Piera Bettanin, ha incontrato il Presidente a Catania, nel corso della manifestazione di chiusura della campagna elettorale del candidato sindaco, Enzo Bianco. Non ha potuto parlare con lui, troppo preso dalle elezioni di domani, ma si è assicurata che avesse capito di cosa si trattasse. E lo ha capito.
Come sappiamo Crocetta ha affrontato il tema senza l’aiuto di esperti della materia. Si è affidato a Luca Bianchi, assessore all’Economia della sua giunta inviato in Sicilia dal governo nazionale. Che, puntualmente, gli ha ‘rifilato’ una proposta di applicazione della norma in questione tutta a vantaggio dello Stato. Parliamo della norma secondo cui, le imprese che producono in Sicilia, anche se hanno sede legale fuori, devono pagare qui i tributi. Il Governo centrale, con la complicità di quello regionale, sarebbe disposto a riconoscere 49 milioni di euro lanno. Non solo una cifra ridicola (secondo le stime degli esperti sarebbero almeno 5 miliardilanno ), ma anche detratta dai fondi per la perequazione infrastrutturale (articolo 38 dello Statuto).
Peccato che i siciliani se ne sono accorti. Da qui una serie di proteste, l’appello all’Ars dei Comitati che si battono per l’applicazione dello Statuto da cui sono nate due mozioni, una seduta d’Aula, molto controversa, e un’altra fissata per il 12 Giugno.
Intanto Crocetta continua a tacere. Così tanto da fare sospettare che a lui, ‘la truffa romana, vada bene. In pure stile ascaro. Può darsi pure che non conosca lo Statuto e che non abbia letto le analisi economiche di studiosi seri che hanno dimostrato come la Sicilia potrebbe risollevarsi grazie alla sua attuazione. Basterebbe farsi affiancare da chi queste cose le sa e non lavora per gli interessi romani.
Adesso ha l’occasione per colmare le lacune, che speriamo (ancora e nonostante tutto), siano solo conoscitive. Ora che la campagna elettorale è finita, ci auguriamo trovi il tempo di leggere questo documento-denuncia che, con linguaggio semplice, spiega perché la proposta del governo nazionale, oltre ad essere offensiva e incostituzionale, è del tutto inaccettabile per la Sicilia. Sarebbe l’ennesima condanna a morte.
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