A palermo sta facendo molto discutere - non senza polemiche feroci come quella del musicista tony troja - l'ordinanza comunale che regola gli orari e i limiti della musica nei locali pubblici e la vendita di bibite in contenitori di vetro e alluminio.
Ordinanza sulla “movida”, Orlando risponde alle polemiche con un fumetto
A Palermo sta facendo molto discutere – non senza polemiche feroci come quella del musicista Tony Troja – l’ordinanza comunale che regola gli orari e i limiti della musica nei locali pubblici e la vendita di bibite in contenitori di vetro e alluminio.
In sintesi, da lunedì a venerdì, a partire dalla mezzanotte, e dall’una nel fine settimana, i gestori dei locali pubblici sono costretti a “spegnere” la musica. Scatta, inoltre, lo stop alla vendita in spazi pubblici di bevande in bottiglie e bicchieri di vetro e lattine (sia alcolici che analcolici). Ma non solo: perché il volume della musica non potrà superare i 70 decibel fino alle 22 e i 60 decibel dalle 22 fino al limite previsto dall’ordinanza. In pratica, il Comune ha deciso di vietare che la musica abbia un volume superiore a quello di un’aspirapolvere accesa (come si legge su Wikipedia).
Sul piede di guerra – come si dice in questi casi – sia i gestori dei locali pubblici che i musicisti. Non solo perché contrari alle misure rigide imposte da Palazzo delle Aquile, sede dell’amministrazione comunale. Ma anche perché lamentano il fatto della mancata applicazione del “principio di uguaglianza”. Infatti, non sono andate giù le parole di qualche giorno fa dell’assessore alle Attività Produttive, Marco Di Marco, registrate in un video, in base a cui ci sarebbero delle “zone franche“, come la Vucciria e la Magione, dove i vigili urbani «non possono fare i controlli perché hanno paura ad entrare, a meno che non arrivino con l’esercito». Morale della favola, parafrasando George Orwell, tutti i palermitani sono uguali ma ci sarebbero palermitani più uguali degli altri.
Dal canto suo, il Comune di Palermo è convintissimo di avere preso la decisione giusta ed ha deciso di comunicarla al meglio ai cittadini attraverso il ricorso ad un fumetto, indirizzato soprattutto ai giovani «perché è a loro che è rivolto l’invito al rispetto dei limiti fissati, utili a ristabilire condizioni di convivenza civile nel rispetto delle esigenze di tutti e i diritti di tutti».
Il citato Marco Di Marco e il collega Giusto Catania (con delega alla Partecipazione) hanno congiuntamente affermato, a proposito dei clamori suscitati dall’ordinanza, che «ogni volta che viene introdotta una forma di regolamentazione in settori che vedono interessi contrastanti ci sono polemiche», ricordando altresì che il provvedimento «fissa dei paletti che permettono ai gestori dei locali di svolgere la propria attività e ai residenti di avere una propria vita. Le regole introdotte mirano a proteggere i cittadini/consumatori e a reprimere l’abusivismo commerciale».
Sulla vicenda è intervenuto naturalmente anche il sindaco Leoluca Orlando: «Quasi tutte le aree in cui si trovano i locali notturni sono aree residenziali e se queste diventano invivibili sono destinate a svuotarsi dei residenti quindi a morire lentamente per l’abbandono. Nessuno a Palermo vuole che si torni ad un centro storico morto e buio o a borgate marinare abbandonate».
Il fumetto “Ma sei fuori?“, infatti, è basato sul principio che la notte non è soltanto di chi si vuole divertire in giro per i locali ma anche di chi deve svegliarsi presto l’indomani per andare a lavorare.