Elezioni, il tonfo del Movimento 5 Stelle deve far riflettere Grillo

Il primo dato delle elezioni amministrative che salta agli occhi è l’astensionismo. Impressionante quello che è avvenuto a Roma, dove un cittadino su due non è andato a votare. La politica non affascina più. Prevalgono stanchezza e sfiducia.

Quello che sta avvenendo deve fare riflettere. Perché, di solito, le elezioni comunali sono piuttosto sentite. Invece, questa volta, nemmeno i problemi del proprio Comune hanno avvicinato i cittadini alle urne.

Ed è anche logico: ormai, in Italia, politica e società civile proseguono su due binari differenti. Non è un caso che ieri, mentre arrivavano i dati del preoccupante calo dell’affluenza alle urne, la Camera dei deputati e il Senato si auto-assegnavano una barca di soldi per le spese di funzionamento.

Da non crederci: 35 milioni alla Camera dei deputati e 22 milioni al Senato. Soldi che si aggiungono ai ‘rimborsi elettorali’ ai Partiti politici (norma truffaldina che ha aggirato l’abolizione del finanziamento pubblico ai Partiti sancito da un referendum popolare) e, naturalmente, agli stipendi di deputati e senatori (che dovrebbero essere aumentati, secondo un disegno di legge del parlamentare del Pd, Guglielmo Vaccaro, come vi raccontiamo in altra parte del giornale).

La crisi arriva per tutti: tranne che per i deputati nazionale e i senatori.

Ma oggi a tenere banco sono i risultati delle elezioni amministrative. Come sempre avviene quando in Italia gli elettori disertano le urne, ad avvantaggiarsi è il centrosinistra, che può contare su un elettorato più fedele. Anche se il vero dato politico che fa un certo ‘rumore’ è il crollo del Movimento 5 Stelle.

Il risultato negativo del Movimento di Beppe Grillo è il frutto, in parte, di un ostracismo da parte di tutti i poteri forti del nostro Paese. Ma, in parte, è anche la risultante di una linea politica forse troppo rigida che non ha pagato.

Forse Grillo dovrebbe riconsiderare la posizione assunta da quei pochi grillini che avrebbero voluto collaborare con il centrosinistra, piuttosto che restare bloccati sulla ‘splendida solitudine’. Anche perché – e lo si è visto ieri – la gente chiede alla politica risposte concrete. Soprattutto rispetto a una spaventosa crisi economica.

Se il Movimento 5 Stelle si chiude in una messianica posizione ideologica in attesa di una ‘rivoluzione’, la gente non va direttamente a votare.  

Forse Grillo dovrebbe analizzare proprio quanto sta avvenendo qui in Sicilia. Dove il suo Partito non ha mai avuto preclusioni ideologiche verso il Governo regionale di Rosario Crocetta. All’inizio i grillini non hanno esitato ad appoggiare il Governo regionale.

Quando Crocetta ha abbandonato la linea delle riforme, il Movimento 5 Stelle ha fatto notare le contraddizioni del Governo regionale. In ogni caso, i grillini eletti al Parlamento siciliano non hanno mai abbandonato il collegamento con il territorio. Tant’è vero che, oggi, il Movimento 5 Stelle è, contemporaneamente, uno dei Partiti più attivit all’Ars e meglio collegato con le istanze che arrivano dal territorio: dalle lotte contro l’installazione del Muos a Niscemi alla battaglia civile per spostare il tracciato dell’elettrodotto di Terna nella valle del Mela, in provincia di Messina.

In Sicilia, poi, si è consumata la rottura, all’interno del gruppo parlamentare dei grillini, di Antonio Venturino, vice presidente dell’Ars. Una rottura avvenuta più sui tavoli romani che su quelli siciliani.

Venturino è sempre stato un fautore di un Governo nazionale Pd-Movimento 5 Stelle. Come ha spiegato in un’intervista al nostro giornale, se il Movimento di Grillo, a Roma, fosse entrato a far parte di un Governo con il Pd, avrebbe potuto contribuire a cambiare l’Italia, riservandosi di uscire dallo stesso Governo se il Pd avesse iniziato a operare secondo schemi e criteri della vecchia politica.

Forse è arrivato il momento, per Grillo, di rivedere la propria strategia politica.

 


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