Si sono parlati, si sono confrontati, e già questa è una novità. Sono gli orfani di quella che fu an, i rappresentanti, a vario titolo, dei partiti e partitini che oggi si dividono e si contendono leredità politica e ideale di quel partito e che, ora, discutono insieme per tentare di riportare quei molti rivoli, di nuovo, in un unico alveo, quello originario.
Dalla Sicilia la rinascita di An
Si sono parlati, si sono confrontati, e già questa è una novità. Sono gli orfani di quella che fu An, i rappresentanti, a vario titolo, dei partiti e partitini che oggi si dividono e si contendono leredità politica e ideale di quel partito e che, ora, discutono insieme per tentare di riportare quei molti rivoli, di nuovo, in un unico alveo, quello originario.
E ancora presto per dire che la nuova Alleanza nazionale risorgerà da Palermo, ma, almeno, dal convegno su An: una storia di domani, organizzato dallex coordinatore regionale del Pdl, Mimmo Nania, e dal deputato regionale Santi Formica, è emersa una prima convergenza su un dato: in Italia cè bisogno di una destra politica organizzata, un punto di riferimento per quanti, nellinvoluzione del bipolarismo, sono rimasti senza casa, senza approdo e non si riconoscono in alcuno dei partiti e movimenti che oggi si contendono voti e seggi in Parlamento. E il richiamo alle origini comuni appare già nel manifesto della manifestazione, con il simbolo di An in grande evidenza. Fare leva sulle proprie radici per lanciarsi verso il futuro, dunque, potremmo dire.
Allappello hanno risposto molti di quelli che, una volta, erano dirigenti di An, ma non soltanto. La Destra e il Fli sono intervenuti con i loro massimi esponenti nazionali, Francesco Storace e Roberto Menia, da poco nominato coordinatore nazionale dei finiani. Era presente anche Adolfo Urso di FareItalia. Dei discendenti di An mancavano soltanto i rappresentanti di Fratelli dItalia; Ignazio La Russa ha mandato una lettera agli organizzatori. E, per la verità, mancavano anche gli ex aennini che nel Pdl hanno trovato una collocazione comoda e, evidentemente, tanto gratificante da non invogliare alla nostalgia per la vecchia casa.
Alleanza nazionale fu sciolta, per confluire nel Pdl, nel marzo del 2009, al termine di un percorso voluto e dettato tappa per tappa da Gianfranco Fini, fin da un anno prima. Il simbolo appartiene alla Fondazione Alleanza nazionale, i cui soci
dovrebbero dare la loro autorizzazione per riutilizzarlo per una nuova avventura politica.
E, certo, se i primi temi da dibattere dovrebbero essere comunque i contenuti, le idee, i programmi, le strategie, le alleanze e, persino, la leadership di un nuovo soggetto, anche quello del nome non appare secondario. Lo ha spiegato Mimmo Nania, secondo il quale Alleanza nazionale ha lasciato un ricordo positivo. Ce lo chiedono i cittadini di ripartire da An. Significa anche ripartire da una storia condivisa, da quelle che sono le origini di tutti.
Il progetto è tutto da costruire e non mancano difficoltà e distinguo ma, per Nania, si ragiona in un orizzonte politico di centrodestra. E, in quellorizzonte, si staglia potente la sagoma del Pdl, il partito comune del centrodestra nel quale, dopo An, tutti, tranne Storace, erano confluiti e dal quale tutti, chi prima, chi dopo, è uscito sbattendo la porta e scuotendosi la polvere da sotto la suola delle scarpe.
Il progetto del 2008 di unificare il centrodestra è ormai fallito, dice Nania, mentre per Santi Formica, deputato del gruppo Musumeci allArs, il Pdl ha scelto di negare il progetto originario di un partito di centrodestra capace di includere tutte le varie anime che lo componevano. Hanno scelto di eliminare la destra, ma non si può immaginare un Paese senza la destra. E, in Italia, cè una domanda forte di una destra moderata e moderna, come era An. Secondo un sondaggio – rivela Formica – se tornasse An, a prescindere dal nome del suo leader, prenderebbe il 5,9% dei voti; sarebbe il terzo partito italiano, escluso Grillo, che è un fenomeno del tutto particolare.
Non è peregrina, dunque, lidea lanciata al convegno di fare presentare i movimenti di destra uniti alle prossime elezioni europee.
Per i promotori, non è una semplice operazione di nostalgia o di revanscismo, una riunione di reduci di un partito protagonista della storia del nostro Paese che, per quasi un ventennio, ha consentito di partecipare al governo a chi, con il Msi, era invece abituato alla emarginazione politica. Vuole essere, piuttosto, il progetto di restituire al Paese una destra moderna, dinamica, plurale, ancorata ma non incagliata nella sua identità, e capace di guardare al futuro.
Gli attuali partiti – dice ancora Formica – si stanno sfaldando. Guardate quello che sta succedendo al Pd, e anche il Pdl, senza Berlusconi non sarebbe andato oltre il 10%. Ma, Berlusconi non durerà per sempre e allora ci saranno inevitabilmente nuove evoluzioni dello scenario politico, magari un soggetto che fa riferimento al Ppe, o un nuovo soggetto centrista. Noi vogliamo ridare voce alla destra.
Anche secondo il coordinatore nazionale del Fli, Menia, esiste uno spazio politico non rappresentato, quello della destra. An era un polo di aggregazione di genti diverse e dalle diverse origini. Abbiamo il dovere di rimetterci insieme; ognuno porti quello che di buono ha. La rinascita si potrà avere se butteremo alle spalle lorgoglio e se ritroveremo lumiltà.
Menia ha avuto anche una sorta di mandato di lavorare per una riunificazione della destra, ma precisa che rifare An è troppo poco. Occorre un disegno strategico per un soggetto che non deve essere la scialuppa di salvataggio per i trombati, ma che dovrà avere i caratteri dellinnovazione, mettere di nuovo insieme le identità e i valori condivisi.
Sui contenuti insiste anche Francesco Storace, fondatore e leader della Destra, secondo il quale non bisogna perdere tempo. Ci sono milioni di persone che guardano verso di noi e spero che questo sia il tavolo che possa dare una speranza a tanta gente di destra. La questione dei contenuti, per Storace, si intreccia al tema delle possibili alleanze. Non voglio vedere un partito costretto ad alleanze con altri partiti, a cedere sulle proprie idee, sulle proprie proposte in nome delle alleanze. La destra ha le carte in regola per mettere in campo contenuti seri, che anche gli altri devono essere chiamati a discutere. Si può parlare di sovranità del nostro Paese, di presidenzialismo, di storia, di cultura?
E se liniziativa trova un interlocutore pronto e attento nel Fli, praticamente scomparso alle ultime tornate elettorali, e nella Destra, che non ha uno stato di salute migliore, è Fratelli dItalia (anche La Russa e la Meloni hanno fatto un buco nellacqua) che pone i più seri distinguo, di fatto, ponendosi fuori, almeno per ora, dalla rotta verso lapprodo a una nuova casa comune della destra.
Nella lettera inviata da La Russa, che Nania sintetizza, ci sono lapprezzamento e la condivisione del progetto, cè il riconoscimento della necessità che la destra si rimetta insieme, ma La Russa, secondo quanto dice lex coordinatore siciliano del Pdl, ritiene che convenga procedere attraverso un allargamento di Fratelli dItalia. Una convergenza, dunque, dei vari partiti di destra nel soggetto ultimo nato per volontà dellex colonnello di Fini. Una cosa che non ha molto senso, secondo Nania, una posizione che potrebbero prendere anche Fli o la Destra di Storace che, per conto suo, sostiene che non abbia senso procedere per annessioni.
Questo è il vero rischio, lo scoglio su cui potrebbe naufragare la nave della nuova An, se mai sarà varata: quella della leadership, della volontà di uno dei soggetti nati dalle sue costole di prevalere rispetto allaltro, di rinfacciarsi colpe e errori politici, i rapporti con Berlusconi e i suoi partiti. Lo si vede da tante sfumature, da chi ricorda di aver espresso, a suo tempo, la preferenza per una federazione tra la vecchia An e Forza Italia, rispetto alla creazione di un unico partito di centrodestra, da chi rivendica di aver lasciato prima degli altri il Pdl. Per questo, il tema del leader viene lasciato da parte, almeno per adesso. Lavoriamo sul cosa e poi sul leader, esorta Nania. Adempiamo al compito di stabilire il percorso da seguire, e pure Storace invita a parlarsi senza lasciarsi pressare dalle contingenze elettorali.
Da sempre, la Sicilia è un laboratorio dove nascono realtà politiche, esperimenti che poi si concretizzano sul palcoscenico nazionale. E la speranza che nutrono anche gli eredi di An e non è un caso che il dibattito sulla rifondazione di quel partito sia cominciato da qua.